Come riconoscere un diamante: tipologia, taglio, caratteristiche

Come riconoscere un diamante? Un diamante, la pietra preziosa per eccellenza, ha sempre suscitato un forte fascino e attrazione in molti di noi, sia per la purezza di tale gemma, sia per il considerevole valore finanziario racchiuso in sé che ne fa un investimento interessante.

Gli squilibri nei mercati finanziari cominciati sin dal 2007, portano, indirettamente a cercare nuove forme di investimento, e “bene rifugio”, accanto al classico oro.
Il mito comune del bene immobiliare, che ha avuto presa su molti italiani, il cosiddetto “mattone”, ha risentito notevolmente delle turbolenze economico finanziarie, portando a pensare come lo stesso non rappresenti più un bene rifugio con la stessa valenza precedente.

Come riconoscere un diamante e le sue caratteristiche?

Pietra preziosa, come detto, caratterizzata dalla sua purezza, presenta delle caratteristiche basilari da conoscere, sia per considerarlo come oggetto di acquisto, sia per un possibile investimento.
Esiste un metodo, standardizzato, per distinguere, e valutare un diamante: il metodo delle 4C.

Il Sistema di classificazione Internazionale ha elaborato tale metodologia, utilizzato ora come forma basilare: Clarity, Color, Cut, Carat (purezza, colore, taglio e carato).

Come riconoscere un diamante: tipologia, taglio, caratteristiche

IL METODO DELLE 4 C QUALE STRUMENTO PER CONOSCERE E VALUTARE UN DIAMANTE

  1. Purezza. Tale caratteristica prende vita dal fatto che un diamante contiene, sovente, al suo interno delle cristallizzazioni, definite inclusioni. Un diamante privo di inclusioni è raro ed avrebbe un valore infinito.
  2. Colore. È un elemento indispensabile per una corretta valutazione di un diamante: le differenze di colore comportano differenze di prezzo. Vi sono diamanti privi di colore, quasi incolori, e con colore. Il colore di un diamante può spaziare dal bianco puro, al colore giallo.
  3. Taglio. È una caratteristica non prodotta dalla natura, ma dall’abilità dell’uomo. L’abilità nel taglio influisce sul colore, sulla presenza di inclusioni, e ovviamente sul prezzo.
  4. Carato. Tale C costituisce il peso del diamante. Un carato corrisponde a circa 0,20 grammi. Il peso di un carato, ovviamente, influisce sul prezzo del diamante.

IL MERCATO DEI DIAMANTI

Sulla base di quanto sopra, sorge spontanea la domanda: ma esiste un mercato ufficiale dei diamanti, e come si formano i prezzi (sia si tratti di investimento o meno)?
I non addetti ai lavori, sicuramente, non sanno che la “terra dei diamanti” è proprio in Europa, non come giacimenti, ovviamente, ma come mercato di fissazione dei prezzi. Antwerpen in Belgio è la città in cui hanno base molte aziende estrattrici, e dove vi sono le relative borse valori per i diamanti.
Ma come capire quanto costa un diamante se pensiamo ad un possibile investimento?
Fonti ufficiali (RAPAPORT listino ufficiale dei diamanti con elaborazione settimanale – New York) parlano di circa 50/55 mila Euro al grammo. Come sopra citato parlando di caratteristiche del diamante, RAPAPORT considera ovviamente il metodo delle 4C, con esclusione del taglio (apporto dell’abilità umana).
Sulla base di tale metodo ufficiale di fissazione del prezzo per il diamante, esiste un “mercato secondario” con forti alterazioni (al rialzo dei prezzi) che devono fare prestare attenzione ad un potenziale investitore.

INVESTIMENTO IN DIAMANTI

Chi ha prestato attenzione ai quotidiani negli ultimi tempi, ha notato come vi siano inserzioni pubblicitarie di società finanziarie, banche, che offrono alla clientela la possibilità di effettuare compravendite in diamanti, ed in una certa maniera “lo caldeggiano”. Ovviamente, le banche non sono loro direttamente a vendere i diamanti, ma vi è una partnership con società specializzate con sedi all’estero.
La giornalista Gabanelli si è occupata del “fenomeno diamante come investimento” nel corso di una trasmissione di Report nel 2016.
Sopra si è citato RAPAPORT come fonte ufficiale per la fissazione del prezzo dei diamanti. È prassi consolidata che le banche applichino prezzi “alterati”, e di molto in rialzo, in fase di acquisto. Perché?
Ovviamente le banche devono percepire il loro guadagno, la loro commissione, per il servizio reso che include,di norma, custodia e garanzia, e la trattazione della rivendita qualora richiesto dalla clientela.
A tal fine si consiglia la lettura dei Fogli Informativi della banca proponente.
Sorge spontaneo il quesito, se di fronte alle difficoltà di trovare, attualmente, strumenti finanziari, o forme di investimento sicure (la cronaca insegna), l’acquisto di un diamante possa essere un’opportunità per tutti gli investitori.
Il diamante, così come l’oro, ha un trend di incremento valore, nel tempo più che positivo.
Tuttavia, è un investimento di lungo periodo (10 anni o più), elemento da considerare in caso di bisogno improvviso di smobilizzo (potrebbero sorgere potenziali difficoltà in tale fase).
L’andamento del prezzo dei diamanti, secondo grafici reperibili facilmente online, ha un trend di pressoché costante crescita nel tempo. Esiste, oltre quanto sopra espresso, un organismo moderatore internazionale nel commercio dei diamanti (DTC).
Di norma, in fase di acquisto, le banche sono tenute a consegnare un certificato di autenticità con le caratteristiche della pietra preziosa acquistata. A livello informativo, i certificati internazionali più utilizzati sono quelli rilasciati da enti specializzati, quali GIA, HRD, IGI (certificato gemmologico).

Ma quanto investire del proprio patrimonio in diamanti?

Alcuni analisti finanziari raccomandano un limite del 10-15% del patrimonio disponibile. Inoltre, considerate le caratteristiche del diamante, non può ammettersi che esso rappresenti soluzione idonea per tutti, vuoi per capacità finanziaria, vuoi per preparazione tecnica. È da tenere presente, inoltre, che l’investimento in diamanti è un investimento in un prodotto non finanziario: CONSOB non è, attualmente, deputata ad alcun controllo!

Fondatore di Economia-Italia.com nel 2014 trader e pubblicista finanziario, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Ha collaborato con diverse testate online, in cui ha scritto di economia e finanza fin dal 2007.

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