Banche italiane di Credito Cooperativo a Rischio Default

Ecco le banche italiane di Credito Cooperativo che possono essere a rischio default, secondo gli ultimi dati a disposizione, si tratta di una lunga lista di piccoli istituti di credito su cui difficilmente vanno i riflettori dei mass media, ma sono comunque banche italiane di credito cooperativo a rischio default.

Le Banche di Credito Cooperativo a rischio fallimento ci sono in Italia, ha detto il Capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d’Italia Carmelo Barbagallo, che ha parlato di “tensioni finanziarie”, su 300 BCC italiane, 50 avrebbero il 20% di crediti che vantano nei confronti dei clienti inesigibili, o come si dice ora ‘deteriorati‘.

Niente di nuovo sotto al sole italico, una situazione questa delle Banche Cooperative che già è venuta alla luce all’inizio di questo 2016 presso le banche italiane, situazione che ha portato ad un fuggi-fuggi generale di piccoli e grandi investitori per la paura di un default e di un successivo Bail In di qualche vecchio Istituto di credito italiano, ma oggi cosa accadrà con le Banche di Credito Cooperativo?

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Banche italiane di Credito Cooperativo; il decreto banche e la riforma del credito cooperativo:

La riforma delle BCC sta arrivando alla votazione, dopo essere stata rimaneggiata e prevede:

  1. Obbligo per le banche di mettersi insieme e formare una holding, a cui capo sta una banca con almeno 1 miliardo di euro di capitale.
  2. Possibilità di queste banche di uscire dalla Holding, però devono dare mandato ad una Società per azioni, di svolgere il lavoro bancario, in pratica hanno l’obbligo di fondersi con un istituto di credito quotato in borsa. Così l’oggetto sociale rimarrà sempre ‘cooperativa’ ( mantenendo le riserve indisponibili), devono inoltre pagare una tassa pari al 20% delle proprie riserve allo Stato, ma intanto esclude la possibilità di fare credito, ma comunque potranno mantenere il rimanente per fondi mutualistici.
  3. In futuro, nel caso in cui una Banca di Credito Cooperativo voglia uscire un domani dalla Holding ha quindi 2 possibilità: o fondersi e diventare una Spa oppure chiudere i battenti.
  4. La società a capo della Holding deve – in caso che BankItalia lo ritenga necessario tramite decreto – ridurre la quota di capitale delle BCC a meno del 51%.

50 Banche italiane  Credito Cooperativo a Rischio Default:

Delle 300 banche Cooperative, 50 sarebbero con in pancia circa il 20% dei crediti inesigibili, di seguito la tabella dei nomi delle Banche Cooperative a rischio fallimento:
Banche italiane di Credito Cooperativo a Rischio Default
I dati derivano dai bilanci del 2014, come si può vedere, questo è solo l’elenco delle Banche di Credito Cooperativo che hanno oltre il 20% di crediti deteriorati, lo stesso Capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di BankItalia Carmelo Barbagallo, ha detto in modo molto diplomatico che queste banche potrebbero avere delle “tensioni finanziarie”, ma di certo questa riforma del credito cooperativo arriva in un momento molto particolare.
Queste altre notizie si vanno ad innestare in uno dei periodi più neri per il sistema creditizio italiano a memoria d’uomo.
In Italia non si erano mai visti tanti scandali e tante preoccupazioni per piccoli risparmiatori, piccoli e grandi investitori rispetto le Banche italiane e non solo quelle in amministrazione controllata.
E’ vero che di grandi scandali nel passato ci sono stati, ma mai di queste proporzioni, che coinvolgono cioè decine di migliaia di cittadini italiani in prima persona, che si sono visti azzerare i risparmi di una vita, come è accaduto con Banca Marche, Banca Etruria (scandalo questo, che addirittura coinvolge in prima persona un membro dell’esecutivo del Governo) , che hanno visto il valore delle proprie azioni dimezzarsi come gli azionisti di Monte dei Paschi di Siena, della Banca Carige,
Banche italiane di Credito Cooperativo a Rischio Default
Lista di Luglio 2017

 

Fondatore di Economia-Italia.com nel 2014 trader e pubblicista finanziario, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Ha collaborato con diverse testate online, in cui ha scritto di economia e finanza fin dal 2007.

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