Fusione Ferrovie – Anas: conseguenze per la privatizzazione di Ferrovie italiane.

Sono decorsi quasi due mesi (13 Aprile 2017) da quando il Consiglio dei Ministri ha approvato una manovra che prevede la fusione di Ferrovie Italiane ed Anas. Dopo aver compiuto tutti gli studi di fattibilità, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha affermato che l’operazione dovrà essere perfezionata entro l’estate del 2017.
Con la fusione, Anas diverrà una società del gruppo Ferrovie Italiane mantenendo una propria autonomia.

Fusione Ferrovie italiane e ANAS: il polo dei trasporti italiani

Lo scopo dell’operazione posta in essere è quello di creare un polo integrato tra ferrovie, e strade, in Italia, con impatto anche a livello internazionale. Il progetto accorperà Anas accanto a Rfi ed Italferr, ed il polo integrato che andrà a nascere permetterà, alla nuova società, di essere un player a livello internazionale, sostenendo, a detta dei tecnici, anche progetti di innovazione per il trasporto merci su strada (annoso problema italiano del prevalente trasporto di merci su strada).
L’operazione, che impatta con la prevista privatizzazione di Ferrovie italiane, permetterà, inoltre, di annullare il contenzioso che Anas ha in essere in tema di autonomia finanziaria dalla Pubblica Amministrazione. I passaggi che porteranno alla fusione sono in continua aggiornamento, e senza rallentamenti, nonostante la querelle politica sia sempre costante, e nello specifico le critiche che vengono poste all’operazione da parte del Movimento Cinque Stelle.

Fusione ANAS Ferrovie italiane

L’amministratore delegato di Ferrovie Italiane, Renato Mazzoncini, ha espresso fiducia nel progetto posto in essere dal Consiglio dei Ministri, apprezzando la decisione presa, ed il sostegno governativo. Tra i benefici ottenibili, oltre a quelli riguardanti la società che nascerà in sé stessa, vi sono quelli riguardanti l’intero sistema paese. Si è sostenuto, tra l’altro, come Ferrovie Italiane abbia una capacità di contrarre debito che Anas non possiede (essendo nel circuito completo della Pubblica Amministrazione). Elemento ancora di maggior peso, sarebbe realizzare la fusione tra le due società, con Anas completamente sganciata dalla sfera pubblica.
Il post fusione vedrà Anas quale società del Gruppo Ferrovie Italiane con autonomia propria, con una (necessaria) ricapitalizzazione della stessa (considerata la posizione debitoria), e manterrà i rapporti di concessione in essere con lo Stato. Il contenzioso, sopra richiamato, si prevede sia risolto in via bonaria così da poter realizzare una fusione senza ostacoli di rilievo.
La fusione porterà alla nascita di un soggetto industriale nel settore trasporti di tutto rispetto: un fatturato che si aggirerà sui 10 miliardi di Euro, circa 80.000 dipendenti, e 45.000 chilometri di rete in gestione.

Ma chi è Ferrovie Italiane, e chi è Anas?

FS nasce ai primi del novecento, e ad oggi, ha circa 70.000 dipendenti; ha un trend di  utile in crescita (il risultato del 2015 fa registrare un incremento del 53%). I treni in viaggio ogni giorno sono circa 8.000 e conta 69.000 dipendenti circa. La società produce da anni utili in crescita (+53,1% il risultato netto del 2015), fa viaggiare attorno agli 8.000 treni al giorno, passeggeri e merci sono in costante crescita, e l’Alta velocità rappresenta uno dei fiori all’occhiello del piano industriale, per il quale si stima che  entro il 2026 dovrebbe più che raddoppiare.
Anas, come noto, si occupa di gestione delle strade, relativa progettazione, costruzione e manutenzione sia ordinaria, sia straordinaria. Sono oltre 25.000 i chilometri di rete in gestione tra strade ed autostrade. Le circa 1.300 gallerie costituiscono circa la metà di quelle presenti a livello europeo. Dipendenti attorno alle 6.000 unità, ed un piano di investimenti rilevante (si parla di 3 miliardi di Euro l’anno). Amministratore delegato è Gianni Vittorio Armani.
Questa una breve sintesi delle società che andranno a fondersi secondo la previsione governativa entro l’estate.

Fusione Ferrovie – Anas: conseguenze per la mancata privatizzazione di Ferrovie italiane.

Che fine fa la privatizzazione di Ferrovie italiane?

Tutto quanto sopra affermato contrasta con la prevista privatizzazione di Ferrovie Italiane, che poteva diventare un investimento interessante da fare in questo 2017,  infatti proprio mesi fa (il progetto era nell’aria già da fine 2016) il Governo aveva deciso sulla privatizzazione di Ferrovie Italiane; sempre il Ministro Graziano Delrio aveva spiegato come la rete della società sarebbe rimasta pubblica, e che circa il 40% (non oltre) sarebbe stato alienato, ossia privatizzato. Tale previsione ci fa interrogare sulle conseguenze della mancata privatizzazione  e fusione con Anas, infatti erano già pronti i criteri per la privatizzazione parziale (complessa da gestire), e gli obiettivi che si volevano raggiungere.
Difficile comprendere il motivo reale del cambio di rotta governativo, anche se si può azzardare nel dire che la fusione sia una sorta di privatizzazione realizzata in altra forma.
Una delle prime conseguenze della mancata privatizzazione di Ferrovie Italiane riguarda la gestione del trasporto pubblico a livello locale, e specie nel Mezzogiorno. Oltre i malumori (politici) in casa Movimento Cinque Stelle, anche Forza Italia sostiene come l’operazione di fusione contrasti con i tanti progetti iniziati e non finiti nel Sud Italia. Rimane poi la gestione dell’Alta velocità che già ante fusione penalizza alcune regioni italiane, portando a chiederci se la fusione possa migliorare la situazione. Calabria e Sardegna sarebbero le regioni più penalizzate dall’operazione di fusione, con la conseguenza, come affermano alcuni media sardi, che l’Anas sia “un carrozzone pubblico che per salvarsi sale sul treno di Ferrovie Italiane”.

Senza voler aggiungere commenti, la situazione stradale in alcune realtà italiane è ben nota: con la società nascente dalla fusione cosa accadrà?

La posizione dell’amministratore delegato di Anas vede Armani sostenere la fusione quale modo per migliorare la gestione finanziaria della società stessa: entrando nell’orbita di Ferrovie italiane si dovrebbe avere maggiore facilità di accesso al credito (Anas è fortemente indebitata).
C’è anche chi sostiene che una possibile conseguenza nascente dalla fusione, e mancata privatizzazione di Ferrovie Italiane, sia un aumento delle spese riguardanti la mobilità dei cittadini: Armani sostiene una possibile tariffazione ad identificazione della targa sacrificando, così, in pieno la tutela della privacy individuale. Certo è che la fusione andrà a realizzare un mix tra privato e pubblico, in un settore strategico, con una visione poco chiara, infatti, non si sa ancora cosa accadrà ai pedaggi stradali, e al costo dei biglietti dei treni. Riduzione o aumento? Per ora non è possibile rispondere.
Si rimane, tuttavia, increduli di fronte alla facilità con cui il Governo ha cancellato con un colpo di spugna la privatizzazione programmata di Ferrovie Italiane, con un provvedimento che pare voglia mettere al riparo Anas in un’ottica, anche, di deregolamentazione finanziaria (Anas accederà al credito privato sganciandosi dai parametri pubblici).

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Autore

  • massimiliano biagetti

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.