L’incredibile storia della macchina da soldi digitale e dei due “padri” italiani che hanno costruito l’infrastruttura indispensabile del Klondike crypto, Tether ( USDT ): Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino.
Autore: Massimiliano Biagetti | Pubblicazione: 25 Ottobre 2025
Nella grande corsa all’oro della California del XIX secolo, la storia ci insegna una lezione brutale ma chiara: la maggior parte dei cercatori d’oro, partiti con sogni di gloria, tornò a casa senza un soldo o morì nel tentativo. I veri milionari, quelli la cui ricchezza è sopravvissuta alla febbre, non furono i cercatori. Furono uomini come Levi Strauss, che vendeva robusti pantaloni di tela, e Samuel Brannan, che, dopo aver comprato ogni pala, piccone e setaccio disponibile, corse per le strade di San Francisco gridando “Oro! Oro a Sutter’s Mill!”. Questa è la storia parallela di Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, gli inventori di Tether ( USDT) la Stablecoin che li sta facendo diventare miliardari.
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Oggi, stiamo vivendo un Klondike digitale. Le criptovalute sono il nuovo oro, un asset volatile, inebriante e pericoloso. Milioni di speculatori digitali comprano e vendono Bitcoin, Ethereum e migliaia di “altcoin”, sognando la “lambo” e la ricchezza istantanea. E proprio come allora, la maggior parte si scotterà.
Ma in questo nuovo Klondike, c’è un’azienda che non vende sogni. Vende pale e picconi. Si chiama Tether. E la sua “pala” digitale, il token USDT, è diventata l’attrezzo più indispensabile, più usato e più redditizio dell’intero ecosistema. È il sangue che scorre nelle vene del mercato crypto. E al timone di questo impero da miliardi di dollari, spesso nell’ombra, ci sono due figure italiane: Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino.
Questo articolo è la storia di Tether. Non è la storia di una rivoluzione tecnologica, ma quella di un capolavoro di ingegneria finanziaria. È la storia di come un’idea semplice – un gettone digitale che vale sempre un dollaro – sia diventata una delle macchine da soldi più efficienti della storia moderna.
Capitolo 1: Il Problema (Perché il Dollaro Digitale?)
Per capire perché Tether esista, dobbiamo tornare al 2013-2014. Il mondo crypto era un Far West caotico. Bitcoin era il re indiscusso. Il più grande exchange del mondo era un sito giapponese chiamato Mt. Gox. Fare trading era un incubo logistico. Per comprare Bitcoin, dovevi inviare un bonifico bancario internazionale a Mt. Gox (o a un altro exchange), aspettare giorni, se non settimane, che i soldi arrivassero, e solo allora potevi comprare. Se volevi vendere e prendere profitto? Stesso incubo al contrario.
E se non volevi uscire dal mercato, ma solo “mettere in pausa” la tua scommessa? Non potevi. Se vendevi Bitcoin, ti ritrovavi con dollari “bloccati” sull’exchange, esposti al rischio che l’exchange stesso fallisse (cosa che Mt. Gox fece in modo spettacolare nel 2014, vaporizzando centinaia di milioni di dollari dei clienti).
Il mercato aveva bisogno di tre cose fondamentali:
- Stabilità: Un “porto sicuro” digitale dove parcheggiare i profitti senza essere esposti alla folle volatilità di Bitcoin.
- Velocità: La capacità di muovere questo valore stabile tra diversi exchange in pochi minuti, non in giorni, per cogliere le opportunità di arbitraggio.
- Indipendenza: Uno strumento che non dipendesse 24/7 dal lento e ostile sistema bancario tradizionale, che vedeva (e vede) le crypto con estremo sospetto.
L’idea nacque da queste necessità. Nel luglio 2014, un whitepaper scritto da J.R. Willett (che aveva lavorato sul protocollo Mastercoin) propose un concetto rivoluzionario. Poco dopo, gli imprenditori Brock Pierce e Reeve Collins, insieme a Craig Sellars (della Mastercoin Foundation), fondarono una società chiamata “Realcoin”.
L’idea era di una semplicità disarmante: l’azienda avrebbe accettato depositi in dollari statunitensi e, per ogni dollaro ricevuto, avrebbe emesso un “token” digitale sulla blockchain di Bitcoin. Questo token poteva essere scambiato liberamente, inviato ovunque nel mondo e, in qualsiasi momento, riscattato presso l’azienda per riavere il dollaro originale. Il valore era “ancorato” (in inglese: *tethered*) al dollaro. Nel novembre 2014, “Realcoin” fu ribattezzata in modo molto più evocativo: **Tether**.
L’azienda prometteva una cosa: “Ogni Tether (USDT) è sempre coperto 1-a-1 dal suo asset sottostante, il dollaro USA, ed è detenuto al 100% nelle nostre riserve”. Questa promessa, apparentemente semplice, sarebbe diventata il fulcro di controversie miliardarie, indagini e, allo stesso tempo, la chiave del suo successo planetario.
Capitolo 2: Come Funziona (L’Ingegneria sotto il Cofano)
Molti credono che Tether sia una criptovaluta con una propria blockchain. Non è così. Tether è un **token**, ovvero un asset digitale che “gira” *sopra* altre blockchain già esistenti. Questa fu una scelta strategica geniale, che permise a Tether di diffondersi come un parassita benefico, sfruttando la sicurezza e la popolarità di reti già consolidate.
All’inizio, Tether (USDT) fu lanciato utilizzando il protocollo **Omni Layer**, un software costruito sulla blockchain di Bitcoin. Questo lo rendeva sicuro, ma lento e costoso, ereditando i difetti di Bitcoin. La vera esplosione avvenne quando Tether capì che doveva essere onnipresente.
Nel 2017, Tether migrò su **Ethereum** come token “ERC-20”. Fu una mossa che cambiò tutto. Ethereum era la piattaforma regina degli “smart contract” e delle ICO (Initial Coin Offering). Avere USDT su Ethereum significava che qualsiasi trader poteva scambiare istantaneamente i propri profitti volatili in Ethereum o altri token ERC-20 per la stabilità di USDT, senza mai lasciare la rete Ethereum. Fu la scintilla che incendiò la “DeFi” (Finanza Decentralizzata).
Oggi, USDT esiste su dozzine di blockchain. La più popolare per le piccole transazioni è diventata la rete **Tron (TRC-20)**, a causa delle sue commissioni irrisorie rispetto a Ethereum. Questa strategia multi-piattaforma ha reso USDT l’asset più liquido e accessibile del pianeta crypto.
Tabella 1: La Dominanza di Tether (USDT) sulle Diverse Blockchain (Dati simulati)
| Blockchain | Tipo di Token | Capitalizzazione (Stima) | Uso Principale |
|---|---|---|---|
| Tron | TRC-20 | ~ $95 Miliardi | Transazioni veloci, commissioni basse, mercati emergenti |
| Ethereum | ERC-20 | ~ $83 Miliardi | DeFi, trading su larga scala, smart contract |
| Solana | SPL | ~ $2 Miliardi | Trading ad alta frequenza (HFT) |
| Altre (Avalanche, Polygon, Omni…) | Vari | ~ $3 Miliardi | Nicchie di mercato, integrazione specifica |
| Totale (Circolante) | ~ $183 Miliardi | Dominio del mercato |
Il Meccanismo di Emissione (Minting)
Come nascono nuovi USDT? Non vengono “minati” come Bitcoin. Vengono “emessi” (o *minted*). Il processo, in teoria, è controllato da Tether Limited:
- Richiesta: Un grosso cliente verificato (come l’exchange Kraken o un trader istituzionale) vuole 100 milioni di dollari in USDT.
- Trasferimento: Il cliente invia 100 milioni di dollari veri (USD) al conto bancario di Tether Limited.
- Emissione: Una volta ricevuti i fondi, Tether Limited usa la sua “tesoreria” per autorizzare la creazione di 100 milioni di nuovi token USDT (ad esempio, sulla rete Tron) e li invia al portafoglio digitale del cliente.
- Circolazione: Il cliente (Kraken) ora ha gli USDT e li usa per fornire liquidità ai suoi utenti, che li usano per comprare Bitcoin, Ethereum, ecc.
Il processo inverso è il “riscatto” (*redeem*): il cliente restituisce 100 milioni di USDT a Tether, e Tether li “brucia” (distrugge) e restituisce 100 milioni di USD dal suo conto in banca. Questo meccanismo, almeno sulla carta, dovrebbe garantire l’ancoraggio 1:1.
Capitolo 3: L’Incontro Italiano (L’Ingegnere e il Finanziere)
La storia iniziale di Tether è americana (Pierce, Collins). Ma la storia del suo dominio è profondamente europea, e specificamente italiana. Come sono entrati in gioco? La risposta ha un nome: **Bitfinex**.
Bitfinex, fondato nel 2012, era (ed è) un importante exchange di criptovalute. Fin dall’inizio, Tether e Bitfinex sono stati inestricabilmente legati. Condividevano fondatori, dirigenti e conti bancari. Nel 2014, mentre Tether nasceva, le figure chiave che avrebbero definito il suo futuro erano già ai vertici di Bitfinex.
È qui che emergono i nostri due protagonisti. Due italiani con background radicalmente diversi, che insieme formano una squadra formidabile.
Giancarlo Devasini: Il Cervello Finanziario (Il Presidente)
Poco conosciuto al grande pubblico, Giancarlo Devasini (classe 1964, torinese) è considerato da molti la vera mente strategica dietro l’impero Tether/Bitfinex. La sua storia è affascinante e avvolta nel mistero. Secondo diverse inchieste (come quelle di *Bloomberg* e *Financial Times*), Devasini non nasce come un “nerd” delle crypto. Si laurea in medicina all’Università di Milano e per un periodo pratica come chirurgo plastico.
Negli anni ’90, abbandona la medicina e si butta nell’imprenditoria tecnologica, fondando società in Italia e in Francia focalizzate su hardware, software e semiconduttori. Costruisce una rete di contatti in Asia, in particolare a Taiwan e in Cina, che si rivelerà fondamentale. Entra nel mondo di Bitfinex e ne diventa il **Direttore Finanziario (CFO)** (oggi è il Presidente).
Devasini è l’uomo dei soldi. È il finanziere che gestisce il “tesoro” di Tether, la cassa da oltre 180 miliardi di dollari. È lui che ha orchestrato la strategia di investimento delle riserve, trasformando un semplice deposito in una macchina da profitti. È lui che, durante le crisi e le indagini, ha trovato le soluzioni bancarie (spesso in giurisdizioni offshore) per mantenere l’azienda operativa quando le banche tradizionali chiudevano loro le porte. Schivo, riservato, Devasini è il “Signor Wolf” di Tether: colui che risolve problemi.
Paolo Ardoino: Il Volto Tecnico (Il CEO)
Se Devasini è l’ombra, Paolo Ardoino (classe 1984, ligure) è la luce. È il volto pubblico, il comunicatore, l’evangelista e, da fine 2023, l’**Amministratore Delegato (CEO)** di Tether.
Ardoino è un informatico puro. Nato in provincia di Savona, studia informatica all’Università di Genova. La sua carriera è quella del programmatore. Lavora a Londra nello sviluppo software per la finanza (Fintech). Entra in Bitfinex nel 2014 come sviluppatore senior. La sua competenza tecnica è evidente e scala rapidamente i ranghi, diventando **Chief Technology Officer (CTO)** sia di Bitfinex che di Tether.
Per anni, Ardoino è stato il difensore più accanito di Tether. È onnipresente su X (ex Twitter), dove combatte personalmente contro il “FUD” (Fear, Uncertainty, and Doubt – Paura, Incertezza e Dubbio) che circonda l’azienda. Risponde a critici, giornalisti e utenti, spesso con un mix di dati tecnici, rassicurazioni e un pizzico di sarcasmo. È lui che spiega gli audit, che annuncia le migrazioni su nuove blockchain e che rassicura il mercato durante i crolli.
La nomina a CEO di Tether è stata la formalizzazione di un ruolo che già ricopriva de facto: quello di leader operativo e portavoce. Ardoino è l’ingegnere che costruisce e mantiene il motore, Devasini è il finanziere che usa quel motore per vincere la gara.
Capitolo 4: La Macchina da Soldi (Il Vero Business di Tether)
Questa è la parte cruciale, quella che trasforma Tether da un’utility a un colosso finanziario. Abbiamo detto che gli speculatori usano USDT come “fiches” per giocare al casinò crypto. Bene, immaginate un casinò che, per ogni 100 dollari di fiches che vende, non si limita a guadagnare sul gioco, ma prende quei 100 dollari e li investe, tenendosi tutti gli interessi.
Ecco il modello di business di Tether. È di una semplicità geniale e spietata.
Ricordate la promessa? 1 USDT = 1$ in riserva. Per anni, tutti hanno pensato che quei soldi fossero fermi in un conto corrente. Ma durante l’indagine dell’Attorney General di New York (di cui parleremo), Tether è stata costretta ad ammettere che le cose non stavano esattamente così. Le riserve non erano (e non sono) solo “dollari in banca”. Sono un portafoglio di investimenti.
Ora, immaginate di avere un capitale da investire pari al circolante di USDT. Oggi, circa **183 miliardi di dollari**. Cosa fate? Lo investite in asset a bassissimo rischio e ad alto rendimento. In un’epoca di tassi d’interesse a zero, questo rendeva poco. Ma nel 2023-2025, con le banche centrali che hanno alzato i tassi per combattere l’inflazione, questa strategia è diventata una miniera d’oro.
L’investimento preferito di Giancarlo Devasini? I **Buoni del Tesoro statunitensi (US T-Bills)**. Sono titoli a breve termine emessi dal governo USA, considerati l’investimento “privo di rischio” per eccellenza. Attualmente, rendono circa il 5% all’anno.
Facciamo un calcolo semplice:
183.000.000.000 $ (Riserve) * 5% (Rendimento T-Bills) = 9.150.000.000 $ (Profitti annui)
Tether sta generando profitti stimati per **oltre 9 miliardi di dollari all’anno**. Con pochissimi dipendenti (si stima siano poche centinaia) e costi operativi relativamente bassi. È uno dei margini di profitto più alti del pianeta. E la parte migliore? Ai possessori di USDT – a quelli che forniscono il capitale – non viene pagato **un centesimo di interesse**. Loro si prendono il rischio (se Tether fallisce, perdono i loro soldi) e Tether si prende tutto il profitto.
Questa è la genialità del modello “pale e picconi”: Tether ha convinto milioni di cercatori d’oro a *pagare* per le pale, e poi ha preso i soldi incassati dalla vendita delle pale, li ha investiti, ed è diventata più ricca di tutti i cercatori d’oro messi insieme.
Grafico (Simulato in HTML): Composizione delle Riserve di Tether (Stima Q3 2025)
Composizione Riserve (Attestazione simulata)
Buoni del Tesoro USA (T-Bills):
Fondi Monetari (Cash & Equivalents):
Bitcoin:
Prestiti Garantiti (Secured Loans):
Altri Investimenti (Oro, Obbligazioni, …):
Come mostra il “grafico” sopra, la stragrande maggioranza delle riserve è ora in asset liquidi e sicuri come i T-Bills. Questa è una grande differenza rispetto al passato, quando (come vedremo) la composizione era molto più opaca e rischiosa.
Capitolo 5: Gli Anni Bui (Il Rischio Sistemico e le Controversie)
Il successo di Tether non è stato una passeggiata. Per anni, l’azienda è stata (ed è tuttora) al centro di un vortice di scetticismo, accuse e indagini legali. Il FUD contro Tether è una costante del mercato, e per un certo periodo è stato ampiamente giustificato.
La domanda era sempre la stessa: “I soldi ci sono davvero?”
Per anni, Tether ha evitato di produrre un audit finanziario completo da parte di una delle “Big Four” (le quattro grandi società di revisione). Pubblicava invece semplici “attestazioni” da parte di studi legali o società di revisione minori, spesso basate su un singolo estratto conto in un giorno specifico. I critici sostenevano che Tether potesse prendere in prestito i soldi, mostrarli al revisore e restituirli il giorno dopo.
La Crisi del 2019: L’Indagine di New York
Il momento più buio è arrivato nel 2019. L’ufficio del Procuratore Generale di New York (NYAG) accusò formalmente Bitfinex e Tether (ricordiamo, società sorelle) di una massiccia frode e insabbiamento.
Cosa era successo? In breve: Bitfinex aveva affidato circa 850 milioni di dollari a un “processore di pagamento” panamense chiamato Crypto Capital Corp, per gestire i prelievi e i depositi dei clienti. Ma Crypto Capital si rivelò un disastro: i suoi fondi vennero sequestrati dalle autorità di vari paesi. Improvvisamente, Bitfinex si ritrovò con un buco da 850 milioni di dollari e non poteva rimborsare i clienti che volevano ritirare i propri soldi.
Qui avvenne il misfatto: per coprire il buco, Bitfinex **prese segretamente in prestito 850 milioni di dollari dalle riserve di Tether**. Le riserve che dovevano garantire 1:1 gli USDT in circolazione. Per la prima volta, la promessa “1 USDT = 1 $” era stata ufficialmente infranta. USDT non era più coperto al 100% da dollari, ma in parte da un “pagherò” di una società sorella in difficoltà.
Nel 2021, Tether e Bitfinex patteggiarono con il NYAG, pagando una multa di 18,5 milioni di dollari e accettando di interrompere ogni attività con i cittadini di New York. Soprattutto, furono costretti a pubblicare report trimestrali sulla composizione delle loro riserve.
L’Era del “Commercial Paper”
Questi primi report non calmarono le acque. Anzi. Rivelarono che una porzione significativa delle riserve non era in contanti o T-Bills, ma in **”Commercial Paper“** (obbligazioni aziendali a breve termine). Il mercato si chiese: “Commercial Paper di chi?”. La paura era che si trattasse di debito spazzatura, magari di società cinesi legate ai fondatori, usato per gonfiare artificialmente le riserve.
Questa opacità ha reso Tether un “rischio sistemico”. Se Tether fosse crollata (un evento chiamato *de-pegging*), avrebbe portato con sé l’intero mercato crypto. Tutti gli exchange che usano USDT come liquidità primaria sarebbero falliti.
La genialità di Devasini e Ardoino è stata quella di navigare questa crisi. Invece di crollare, hanno usato i profitti giganteschi generati dal business (specialmente con l’aumento dei tassi di interesse) per ripulire il bilancio. Hanno gradualmente venduto tutti i Commercial Paper rischiosi e li hanno sostituiti con i sicurissimi T-Bills del governo americano. Oggi, Tether è, paradossalmente, uno dei maggiori detentori al mondo di debito pubblico statunitense.
Capitolo 6: Il Dominio Oggi (La Pala è diventata Legge)
Nonostante le controversie, o forse proprio grazie ad esse, Tether ha prosperato. Ogni attacco legale, ogni ondata di FUD, non ha fatto che rafforzarla. Ha dimostrato una resilienza che i concorrenti possono solo sognare. Questo fenomeno è noto come **Effetto Lindy**: più a lungo una tecnologia sopravvive, più è probabile che continui a sopravvivere.
Oggi, il dominio di Tether è assoluto, specialmente al di fuori degli Stati Uniti. Mentre concorrenti come **USDC** (emesso da Circle) hanno cercato di conquistare il mercato puntando sulla trasparenza e la piena regolamentazione USA, Tether ha vinto su altri fronti.
Tether non è (solo) per gli Speculatori
Il vero mercato di Tether non è più solo il trader di Chicago o Londra. Il vero mercato di Tether sono i **Paesi Emergenti**.
Pensate a un cittadino in Turchia, Argentina, Nigeria o Libano. La loro valuta locale si svaluta del 50%, 100%, 200% all’anno a causa dell’iperinflazione. Tenere i risparmi in Lire Turche o Pesos Argentini significa vederli scomparire. Il loro governo impone controlli sui capitali, rendendo quasi impossibile acquistare dollari americani per proteggersi.
Cosa fanno? Comprano USDT. Usando la rete Tron sul loro smartphone, possono convertire la loro valuta locale in USDT (spesso tramite mercati P2P locali) e detenere un asset digitale che è ancorato al dollaro. Per loro, USDT non è speculazione. È **sopravvivenza finanziaria**. È una scialuppa di salvataggio. È accesso a un sistema finanziario globale da cui sarebbero esclusi.
Questa utilità nel mondo reale, che risolve un problema disperato per centinaia di milioni di persone, è la vera fonte della domanda inarrestabile di Tether. È il motivo per cui la sua capitalizzazione di mercato continua a crescere, indipendentemente dai cicli di “hype” di Bitcoin.
Tabella 2: Confronto Stablecoin (USDT vs USDC)
| Caratteristica | Tether (USDT) | USD Coin (USDC) |
|---|---|---|
| Emittente | Tether Limited (iFinex) | Circle (Società USA) |
| Capitalizzazione (Stima) | ~ $183 Miliardi | ~ $35 Miliardi |
| Target di Mercato | Globale, Mercati Emergenti, Trader | USA, Istituzioni, DeFi (USA) |
| Trasparenza | Attestazioni trimestrali (BDO Italia) | Audit mensili (Deloitte), regolamentata USA |
| Blockchain Popolare | Tron (TRC-20) | Ethereum (ERC-20) |
| Business Model | Investimento riserve (T-Bills) | Investimento riserve (T-Bills) |
Come si vede, USDT è più di 5 volte più grande del suo concorrente più vicino. Ha vinto la guerra delle stablecoin.
Capitolo 7: Prospettive Future (L’Impero Oltre il Dollaro)
Cosa fai quando la tua macchina da soldi stampa 9 miliardi di dollari all’anno? Li reinvesti. Sotto la guida di Ardoino e Devasini, Tether sta silenziosamente trasformandosi da una “semplice” azienda di stablecoin in un conglomerato tecnologico e finanziario.
Il futuro di Tether si muove su due binari: la difesa del business principale e l’espansione aggressiva in nuovi settori.
Rischio 1: La Minaccia Regolamentare
Il più grande nemico di Tether non è un concorrente, ma il **regolatore**. Governi e banche centrali non vedono di buon occhio una società offshore che controlla un “dollaro sintetico” più grande di molte banche sistemiche.
- MiCA (Europa): La nuova regolamentazione europea (Markets in Crypto-Assets) impone requisiti severissimi sulle riserve e sulla sede legale degli emittenti di stablecoin, requisiti che Tether (nella sua forma attuale) potrebbe non soddisfare, costringendola a ritirarsi dal mercato dell’Euro.
- Stablecoin Act (USA): Gli Stati Uniti stanno lavorando a una legge che richiederebbe agli emittenti di stablecoin di essere banche regolamentate. Questo cambierebbe completamente il modello di business di Tether.
La strategia di Ardoino qui è duplice: collaborare proattivamente con le forze dell’ordine (Tether congela regolarmente milioni di USDT legati ad attività illecite su richiesta della polizia) e, allo stesso tempo, diversificare.
Rischio 2: L’Espansione dell’Impero
Tether sta usando i suoi profitti stratosferici per investire in aree strategiche, preparandosi a un mondo in cui il business delle stablecoin potrebbe diventare meno redditizio o più difficile da operare.
- Bitcoin Mining: Tether sta investendo centinaia di milioni di dollari in impianti di mining di Bitcoin, specialmente in Sud America, puntando a controllare una parte dell’infrastruttura di base della criptovaluta più importante.
- Intelligenza Artificiale (AI): La divisione “Tether Data” sta investendo massicciamente in infrastrutture AI, come server e chip ad alte prestazioni, con l’obiettivo di diventare un fornitore di servizi cloud AI.
- Energia Sostenibile: Legato al mining, Tether sta investendo in progetti di energia rinnovabile (solare, eolico) per alimentare le sue operazioni.
- Piattaforme P2P e Comunicazione: L’azienda sta esplorando tecnologie di comunicazione criptata e piattaforme P2P (come Keet) per costruire un ecosistema “inattaccabile” al di fuori del controllo tradizionale.
Questa strategia è chiara: i profitti generati dal debito pubblico americano (le riserve) vengono usati per costruire un’infrastruttura tecnologica (mining, AI, energia) che renderà l’azienda indispensabile anche in futuro, qualunque cosa accada alla stablecoin USDT.
Conclusione: L’Eredità della Pala d’Oro
La storia di Tether è un paradosso affascinante. È la storia dell’azienda più centralizzata, opaca e controversa che è diventata la colonna vertebrale indispensabile di un mondo che predica la “decentralizzazione”. È il più grande fornitore di “dollari” al mondo, senza essere una banca e senza avere sede negli Stati Uniti.
È, soprattutto, la storia di un modello di business di una genialità assoluta. Un modello che si può riassumere così: “Prendi i soldi dei tuoi clienti, prometti di restituirglieli a richiesta, non pagarli alcun interesse e investi i loro soldi in titoli di stato che ti fruttano miliardi di dollari l’anno”. È un modello che le banche usano da secoli, ma Tether l’ha applicato alla velocità di Internet, senza i costi e i vincoli della regolamentazione bancaria.
In questo Klondike digitale, mentre migliaia di progetti crypto nascono e muoiono ogni giorno, Tether rimane. Rimane perché non vende un sogno, ma uno strumento. Non vende oro, vende la pala.
E i due “padri” italiani, Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, hanno dimostrato di essere i migliori venditori di pale della storia. Hanno capito prima e meglio di tutti che nel bel mezzo di una febbre dell’oro, fornire l’infrastruttura è un affare molto più sicuro e redditizio che cercare pepite. Hanno costruito un impero non sull’innovazione tecnologica, ma su una spietata e brillante esecuzione finanziaria.
