Dopo Brexit: l’ economia della Gran Bretagna dopo 3 mesi dal Referendum

Cosa è accaduto all’economia inglese, dopo il referendum che ha deciso per il Brexit, cioè per l’uscita della Gran Bretagna dalla EU?
Fulmini. Saette. Sciagure inimmaginabili. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è stata descritta come una sorta di cataclisma naturale. A 3 mesi dal referendum sulla Brexit i catastrofisti sono rimasti nettamente delusi. Le loro previsioni si sono rivelate infondate e sono state disattese dai fatti reali. I dati rappresentano una realtà con cieli sereni. E all’orizzonte c’è il sole sui cieli del Regno Unito.
Il panorama apocalittico, strumentalizzato da chi voleva orientare il risultato del referendum, era privo di fondamento. Si evocava il “fantasma” della Brexit. Nulla di più irreale.
La Gran Bretagna è stata sempre ai margini dall’Ue non avendo aderito all’euro. Londra ha, infatti, mantenuto la sterlina come moneta sin dall’adesione al progetto comunitario. Una scelta che di fatto l’ha sempre resa “indipendente”. Con la possibilità di battere moneta un Paese è sempre autorevole ed autonomo.

A rimetterci è stata solo Bruxelles

L’Unione Europea Berlinocentrica ha perso il 20% delle entrate nelle casse comunitarie. I Paesi europei hanno bisogno di mantenere i rapporti con Londra. Le prospettive di crescita dell’eurozona sono diminuite dopo la perdita della seconda potenza europea. Il “bazooka” di Mario Draghi non ha fatto ripartire l’economia europea. Il quadro economico europeo non è roseo e l’Unione dell’austeritàpaga lo scotto delle scelte accentratrici della Germania.
Dall’altra sponda dell’Oceano hanno più volte ribadito che “nulla è cambiato tra gli USA e la Gran Bretagna”. Obama è più che mai vicino alla Regina. E il suo successore sarà su questa lunghezza d’onda. L’America del resto è “figlia” del Regno Unito.

I dati economici post-Brexit della Gran Bretagna suggeriscono un trend positivo

I dati economici confortano la scelta fatta dagli inglesi nell’urna. L’euroscetticismo è prevalso perché alla base c’erano ragioni economiche di fondo. In Gran Bretagna si è registrato un rialzo nel settore edilizio inglese ai livelli del 2013. Nell’export e nel settore manifatturiero si è avuto un dato più alto di quello previsto dagli economisti europei.
Tutto ciò è stato possibile per via dell’andamento della sterlina che subito dopo la Brexit si è svalutata del 15% incentivando le esportazioni e gli investimenti nel Paese.
Invece per l’Unione Europea si registra un notevole declino dei dati relativi all’esportazione legati ad un calo della richiesta dei beni di consumo europei. Il quadro economico non è esaltante e la ripresa stenta a verificarsi.
Da maggio ad agosto 2016 il dollaro statunitense è salito. Si percepisce come si va verso il costante indebolimento dell’euro rispetto alle maggiori monete. Nonostante questo l’esportazione e gli investimenti nell’Unione non si incrementano bensì scendono. La colpa non è della sterlina ma di una politica economica europea palesemente sbagliata.
Il tasso di disoccupazione britannico è in diminuzione attestandosi ai livelli del 2008. L’Inghilterra si è ripresa la propria sovranità. E’ tornata padrona del proprio futuro economico. E tra gli inglesi c’è più fiducia nel futuro, voglia di tornare ad investire ed esser protagonisti. L’orgoglio nazionale è ai massimi livelli. La spinta economica ne beneficia.
Se i dati economici della Gran Bretagna continueranno a crescere, spingeranno altri Paesi membri a riflettere e mettere in discussione la validità della Ue così come oggi è strutturata.

La Brexit non è stata un’apocalisse finanziaria

Massimo Pedrini, esperto economista, in alcune recenti interviste, ha spiegato che per “valutare adeguatamente gli effetti della Brexit sulla piazza finanziaria bisogna distinguere l’impatto sui mercati azionari e quello sulla valuta, anche se sono inevitabilmente collegate. Se guardiamo al mercato azionario britannico, possiamo notare come abbia subito recuperato, grazie anche all’indebolimento della sterlina, di cui hanno beneficiato le grandi società inglesi. Fondamentalmente possiamo dire che la borsa inglese è tornata in poco tempo sopra i livelli dov’era finita, pertanto le conseguenze della Brexit sono state in questo caso davvero minime”.
Dopo 3 mesi gli effetti della Brexit sono stati nulli anche perché i tempi sono destinati a essere lunghi. La Brexit dovrebbe diventare effettiva solo dal 2019. Saranno necessari passaggi burocratici graduali.

Bisognerà attendere questi tre anni. Sarà solo allora – nel 2019 – che potremo vedere la sua portata reale. Al momento la Brexit ha funzionato. Gli europeisti hanno subito un duro ko. Senza appello. E il rischio contagio è fortissimo. L’Europa così com’è non va. O si cambia rotta o l’Unione rischia di naufragare.

Situazione internazionale:

Nuovi problemi per Deutsche BankSituazione banche europee – 

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