Riceviamo dal consulente finanziario Matteo Fonti e volentieri pubblichiamo, un’analisi sul mercato tedesco.
Negli ultimi quindici anni, i profitti delle aziende tedesche sono più che quadruplicati, eppure il principale indice di borsa della Germania, l’equivalente del DAX, non ha seguito lo stesso ritmo di crescita. Se l’andamento del mercato azionario avesse rispecchiato la crescita dei guadagni aziendali, oggi l’indice dovrebbe trovarsi ben oltre i 25.000 punti. Al contrario, il mercato tedesco ha sottoperformato, posizionandosi tra le borse più sottovalutate a livello globale, con un rapporto Price/Earnings (P/E) forward di appena 12 volte.
Nonostante questa evidente sottovalutazione, molti investitori restano riluttanti ad acquistare azioni tedesche, preferendo mercati apparentemente più dinamici ma più rischiosi, come quello cinese. In Cina, gli utili per azione sono in costante declino dall’inizio del decennio e il P/E a singola cifra riflette la crisi degli utili in quel contesto. Tuttavia, la tendenza prevalente sembra essere quella di evitare mercati che mostrano una solida crescita costante, come quello tedesco, per orientarsi su quelli che appaiono temporaneamente più economici, ma con fondamentali deboli.
Questa sindrome, che porta a rifuggire mercati con grafici in crescita stabile, incoraggia paradossalmente a investire in listini che mostrano un forte ribasso, forse illudendosi che un prezzo più basso significhi automaticamente un buon affare. Anche alcuni media, pronti a cavalcare i titoli sensazionalistici per aumentare i click, hanno recentemente criticato i nuovi massimi storici raggiunti dalla borsa di Francoforte, alimentando la sfiducia di molti investitori che temono di entrare in un mercato già considerato “alto”.
Molti analisti sembrano ancora convinti che il mercato azionario rifletta direttamente la salute economica di una nazione, affidandosi a indicatori come gli ordini industriali o i PMI manifatturieri per prendere decisioni d’investimento. Sebbene questi dati abbiano un ruolo, influenzano il mercato azionario solo nella misura in cui impattano la redditività aziendale o l’andamento dei tassi d’interesse. Con tassi in calo, il valore attuale dei flussi di cassa futuri delle aziende tende a salire, rendendo più attraenti gli investimenti in azioni.
In sostanza, chi sceglie di “scommettere al ribasso” sull’economia tedesca potrebbe commettere un errore, poiché ciò che viene effettivamente venduto sono gli utili aziendali in crescita di Francoforte, non il prodotto interno lordo del paese. Un’opportunità che molti sembrano ignorare, ma che potrebbe offrire importanti spunti di riflessione per chi sa guardare oltre le apparenze.
Autore: Matteo Fonti
Esperto di Investimenti e Gestione del Portafoglio
Consulente finanziario certificato EFPA livello EFA ed ESG
Iscritto albo Consob/OCF
iscritto registro intermediari RUI
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