Banca Monte dei Paschi di Siena – BMPS – il rafforzamento della posizione di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, segna un nuovo capitolo della vicenda Montepaschi, con il 15% del capitale della storica banca senese che ora è controllato da soci privati. La recente operazione, che segue l’aumento della partecipazione di Caltagirone, ha suscitato un ampio dibattito tra gli addetti ai lavori, con molti che leggono questa mossa come una risposta preventiva contro possibili scalate ostili, creando al contempo le premesse per la nascita del cosiddetto “Terzo Polo” tra Unicredit, Banco BPM e MPS.
L’ingresso di Delfin e il rafforzamento della quota
Il 9 gennaio 2025 è stato reso noto che Delfin, la finanziaria che fa capo alla famiglia Del Vecchio, ha aumentato ulteriormente la sua partecipazione in Montepaschi, portando la sua quota dal 3,5% acquisito lo scorso novembre al 9,78%. Secondo le informazioni rilasciate dalla Consob, l’acquisto è stato effettuato attraverso strumenti finanziari derivati, nello specifico contratti di “share forward” e “collar share forward”, che permettono di acquisire azioni senza doverle acquistare direttamente sul mercato. La mossa porta la partecipazione complessiva dei soci privati in MPS a circa il 15%, grazie anche al rafforzamento della quota detenuta da Francesco Caltagirone, che ha recentemente portato la sua partecipazione al 5%.
Chi ha ceduto le azioni?
L’operazione ha visto come controparti principali la banca francese BPCE e la sua investment bank Natixis, che hanno ceduto azioni a Delfin. Secondo quanto emerso dalle comunicazioni ufficiali di Consob, BPCE deteneva una partecipazione indiretta in MPS pari al 6,398%, suddivisa tra posizioni lunghe con regolamento fisico e in contante, oltre a diritti di voto riferibili alle azioni. La struttura dell’operazione suggerisce che Delfin abbia inizialmente acquistato una parte delle azioni direttamente da MPS, per poi coprirsi dal rischio di prezzo tramite contratti derivati stipulati con BPCE.
L’impegno di Delfin in Italia
L’interesse di Delfin per Montepaschi non si limita a questa recente operazione. La holding della famiglia Del Vecchio, infatti, è uno degli azionisti di rilievo di importanti istituzioni finanziarie italiane, come Generali, dove detiene una quota del 9,93%, e Mediobanca, dove è presente con una partecipazione del 19,81%. Questo ampio impegno in Italia sembra rivelare una strategia mirata non solo a proteggere gli investimenti già effettuati, ma anche a giocare un ruolo da protagonista nel panorama bancario italiano.
La partita per il Terzo Polo
L’ingresso di Delfin in Montepaschi, insieme all’acquisto da parte di Caltagirone, sembra voler blindare la banca senese, proteggendo la sua indipendenza e facendo muro contro le possibili offensive da parte di altri gruppi bancari. L’attenzione, infatti, è puntata anche sulla creazione di un “Terzo Polo”, un’alleanza tra Unicredit, Banco BPM e MPS, che potrebbe concorrere con i due principali gruppi bancari italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit. La recente mossa di Unicredit su Banco BPM ha acceso ulteriormente i riflettori sulla riorganizzazione del sistema bancario italiano, e l’operazione Delfin sembra essere una risposta strategica per proteggere gli equilibri nel settore.
L’orizzonte futuro
Con il 15% del capitale di MPS saldamente nelle mani di Delfin e Caltagirone, la banca senese appare sempre più lontana dalle mire di possibili acquirenti. La protezione del capitale e la costruzione di alleanze strategiche sembrano essere la priorità, soprattutto in un momento di grande fermento nel settore bancario italiano. La domanda che molti si pongono ora è se questo rafforzamento dei soci privati sia il preludio a un’ulteriore ristrutturazione della banca o se, invece, rappresenti un passaggio cruciale per la creazione di una nuova forza competitiva nel panorama bancario italiano.
In conclusione, l’operazione Delfin non è solo un passo importante per Montepaschi, ma una mossa strategica che potrebbe avere ampie ripercussioni sul futuro della banca e sull’intero sistema bancario italiano. Con l’ingresso nel capitale da parte di attori privati e la possibile nascita di alleanze con altri grandi gruppi bancari, il “Terzo Polo” potrebbe rivelarsi un progetto molto più ampio di quanto inizialmente previsto.