Non era difficile prevederlo, ma la crescita di queste 3 azioni di aziende di difesa è andata ben oltre molte aspettative.
L industrie di armi hanno visto le proprie commesse moltiplicarsi in pochi mesi a tutto vantaggio del fatturato e degli utili.
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non poteva che andare così
Putin ha rotto quel tacito patto che c’era tra paesi NATO, un’organizzazione quasi desueta che ormai sembrava aver fatto il suo tempo – e la Russia, un patto non scritto che diceva “Tu non dai fastidio a me, io non do fastidio a te, non spendiamo più centinaia di miliardi in armamenti di tutti i tipi e godiamoci la pace“.
Era più o meno questo il patto tanto che l’industria delle armi ha comunque continuato nella ricerca, ma in modo stanco e poco convinto.
Facciamo 2 esempi che conosciamo bene: l’Italia e la Germania.
La Germania fino al 1989 spendeva una bella fetta del suo PIL in armamenti, aveva il monopolio dei carri armati in Europa ed è arrivata a farne così tanti e così tanto bene che ormai tutti si rifornivano dai teutonici.
Dopo il crollo del muro di Berlino e l’assenza di problemi di sicurezza con la Russia ha deciso di veicolare i soldi della spesa pubblica veerso altri settori: ad iniziare dagli investimenti per la riunificazione, il welfare, i migranti, tralasciando completamente il fatto che la Russia è sempre rimasta una sua nemica per varie ragioni storiche e culturali.
Anche le guerre fatte da Putin dal 2.000 in poi non l’hanno mai spaventata, perchè ritenute guerre interne, questo fino al 2022 quando Putin ha invaso l’Ucraina che stava accingendosi ad entrare in Unione europea e NATO a quel punto è tornata la paura che ha segnato la storia delle nazioni di centro europa: la Russia.
Stessa cosa dicasi per l’Italia.
L’Italia si è concentrata molto sulla lotta al terrorismo, lotta interna ed esterna, formando ottimi corpi anti terroristi di polizia ed esercito, ma quelle che si chiamano operazioni speciali non hanno bisogno di tanti investimenti se non quelli di intelligence.
Non hanno bisogno di aerei o carri armati che costano decine o centinaia di milioni di euro. Per combattere i terroristi non servono sistemi d’arma sofisticatissimi.
L’Italia ha addirittura quasi azzerato il suo numero di carri armati effettivamente usabili per combattere , i cosidetti “combat ready” fino ad arrivare ad avere una cinquantina di carri armati costuiti su progetto di 50 anni fa.
Per fortuna che la Marina e l’Aeronautica hanno progredito, anche se pure loro all’italiana. Cioè sistemi d’arma molto avanzati ma senza armi.
Ricordate i Predator? Avevamo comprato degli aeri senza pilota di ultimissima generazione, senza la possibilità di lanciare bobe, razzi o qualsiasi altra arma.
Una barzelletta italiana.
Per non parlare delle navi. Abbiamo costruito navi da guerra di ultima generazione, con i radar tra i più avanzati tanto che ce li comprano da mezzo mondo, poi si scopre che queste navi che dovrebbero avere un centinaio di lanciatori di missili pronti per fare fuoco fino a 1.500 KM come hanno Francia, Inghilterra e Stati Uniti, invece abbiamo 8 lanciatori per nave, navi che costano sui 100 milioni di euro l’uno e praticamente quasi senza armi di offesa, visto il numero di missili che lanciano le navi russe sull’Ucraina, 8 missile, diciamo 16 o 24 se ricaricabili, si finiscono in una notte.
Questo per cosa? Per rispettare la Costituzione? Macchè, per mancanza di soldi e di coraggio, dei veri Don Abbondio del 21° secolo.
Ora dobbiamo sopperire a tutto questo.
Siamo così indietro, che queste aziende continueranno a crescere
Fatta questa impietosa analisi, possiamo continuare a dire quello che ripetiamo da almeno il 25 Febbraio 2022, quando la Russia varcò il confine ucraino: le aziende di armi occidentali avranno tantissime commesse dai vari stati, per sopperire alle mancanze di 40 anni di politica pacifista serviranno 10, forse 15 anni di produzione industriale al massimo e il massimo livello di ricerca possibile.
Questo accadrà anche se domattina la Russia e l’Ucraina si dovessero mettere d’accordo e fare pace.
Ormai la fiducia tra paesi non c’è più e si è tornati nella situazione che avevamo la sciato nel 1989: finita la guerra in Ucraina saremo in piena guerra fredda.