Nei giorni successivi al 5 agosto 2025, il Ministero della Difesa, sotto la guida del ministro Guido Crosetto, ha avviato una strategia ambiziosa: trasformare l’Italia in un protagonista europeo dell’aerospazio e difesa, replicando in chiave nazionale il modello Airbus. Il fine dichiarato è mettere insieme le eccellenze industriali italiane — Leonardo, Fincantieri, CDP, Invitalia e altri — per dar vita a un polo strategico integrato, capace di gestire internamente capacità produttive, tecnologiche e infrastrutturali.
Crosetto si pone come architetto centrale della nuova governance industriale: un coordinamento statale tra attori pubblici e privati per consolidare le risorse e “nazionalizzare” in modo intelligente capacità tradizionalmente frammentate.
2. L’obiettivo: cos’è un “Airbus nazionale”?
L’idea non è tanto creare una riproduzione di Airbus, quanto attuare un progetto italiano per divenire hub europeo dell’alta tecnologia difensiva e aerospaziale. Si punta a:
- concentrare il know-how strategico in un’unica galassia industriale nazionale;
- ridurre le dipendenze esterne da gruppi stranieri;
- aumentare efficienza, innovazione e risparmio negli acquisti della Difesa.
Il paragone con Airbus serve dunque come metafora operativa: un grande attore europeo costruito mediante cooperazione strutturata e industrializzazione di filiere d’eccellenza.
3. Tsunami di risorse umane, capitali e infrastrutture
Il progetto prevede di riunire soggetti rilevanti come:
- Leonardo S.p.A., punta di diamante italiana nei settori della difesa, aerospazio, elettronica e cybersicurezza;
- Fincantieri, leader nella cantieristica navale militare e civile;
- CDP, Invitalia, che forniranno supporto finanziario, di sviluppo e internazionalizzazione.
Lo Stato intende usare leva finanziaria — tramite investimenti diretti, partecipazioni pubbliche, commesse governative — affinché queste realtà cooperino attraverso iniziative congiunte, sinergie operative, programmi di Ricerca & Sviluppo comuni e pressioni sul mercato globale.
Ciò sarà accompagnato da un intervento deciso sul fronte delle infrastrutture industriali, soprattutto nei siti produttivi di eccellenza. Il capitale impiegato coprirà:
- manutenzione e ammodernamento degli stabilimenti;
- ristrutturazioni;
- acquisizione mirata di asset strategici.
4. Leonardo S.p.A.: epicentro tecnologico del piano
Leonardo, con circa il 30 % del capitale controllato dal MEF, è già oggi la seconda azienda per importanza nel settore difesa in Europa, con il 75 % del fatturato proveniente da attività militari . La società si articola in divisioni specialistiche: elicotteri, velivoli, aerostrutture, elettronica & cyber security.
Negli ultimi anni ha progressivamente inglobato controllate come AgustaWestland, Alenia Aermacchi, OTO Melara, Selex ES, Wass —— unificando sotto un unico ombrello corporate il grosso del settore aerospazio-difesa italiani .
Nel 2024, Leonardo si afferma come la quattordicesima al mondo per fatturato nel settore difesa-sicurezza . Gli utili e la solidità finanziaria ne fanno il perno del nuovo polo nazionale.
5. Le joint venture centrali: Leonardo Rheinmetall e il futuro delle corazzate italiane
Uno degli elementi più concreti del progetto è la joint venture “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles” (LRMV), costituita il 3 marzo 2025, equamente partecipata da Leonardo e dal gruppo tedesco Rheinmetall . L’operazione prevede l’assemblaggio in Italia (principalmente a La Spezia) di:
- il carro armato principale italiano (I‑MBT), basato sul prototipo KF51 Panther;
- il veicolo da combattimento fanteria A2CS, derivato dal progetto KF41 Lynx.
L’investimento statale previsto per il 2025‑38 è di circa 22‑24 miliardi di euro, con consegne a regime previste tra 2027 e 2040 . Si calcola una capacità produttiva italiana di fino a 4.000 veicoli da combattimento fanteria e 1.000 carri armati l’anno, con potenziale di esportazione su mercati est‑europei di oltre 50 miliardi in 15 anni.
Questa joint venture rafforza in modo significativo la sovranità industriale italiana nel settore terrestre: impianti italiani, tecnologie in patria, leadership nei programmi futuri.
6. Altri attori: Fincantieri, CDP, Invitalia
Pur non essendo il cuore tecnologico del progetto, Fincantieri gioca un ruolo fondamentale per il comparto navale e logistica delle commesse Difesa. CDP e Invitalia forniranno capacità finanziarie e strategiche, promuovendo aggregazioni, fondi di crescita, partnership mirate con varie PMI.
L’obiettivo è trasformare queste realtà in stakeholder attivi, e non meri esecutori, stimolando efficienza, ecosistema d’innovazione e diffusione tecnologica nelle regioni italiane sensibili.
7. Innovazione e sviluppo: oltre il ferro, verso l’aerospazio intelligente
Il disegno prevede anche l’investimento in progetti futuri come il Global Combat Air Programme (GCAP), il programma anglo‑italo‑giapponese per sviluppare un velivolo stealth di sesta generazione, con assemblaggio in Italia affidato a Leonardo e Avio Aero, e consegna verso il 2035 .
In parallelo sono al via programmi europei di droni MALE come l’Eurodrone, guidati da Airbus in collaborazione con Leonardo e Dassault, che hanno superato le fasi preliminari (PDR) già nel 2024 .
La nuova entità nazionale dovrebbe canalizzare tali iniziative, integrando progetti dual‑use (civili e militari), tecnologie emergenti (intelligenza artificiale, cyber‑difesa, sistemi satellitari) e rafforzando la capacità di esportazione.
8. Motivazioni geoeconomiche e geopolitiche
L’operazione risponde a diverse esigenze strategiche:
- Autonomia industriale: evitare dipendenze da fornitori esteri nei programmi critici di difesa.
- Efficienza e riduzione dei costi, grazie a economie di scala e progetti condivisi.
- Valore aggiunto interno: mantenimento degli impianti produttivi, occupazione e R&S in Italia.
- Posizionamento europeo: l’Italia vuole essere protagonista nel settore aerospaziale, non semplice fornitore.
- Effetto deterrente e diplomazia industriale: capacità di esportare mezzi e tecnologie nella nuova frontiera della difesa occidentale.
9. Criticità e sfide sul tavolo
- Coordinamento attori: Coordinare aziende diverse (Leonardo, Fincantieri, PMI locali), istituzioni pubbliche e ministeriali, interventi regolatori.
- Finanziamento ed equità: garantire che il capitale statale (CDP, Invitalia) sia utilizzato in modo operativo, non politico.
- Concorrenza Europea: Leanze internazionali (Airbus, BAE, Dassault) restano feroci; serve integrità industriale.
- Rispetto normative UE sugli aiuti di Stato, licenze export, controllo antitrust e cooperazione.
- Tempistiche lunghe: produzioni fino al 2040 e ritorni solo nel medio-lungo periodo.
10. Prospettive future e scenari possibili
A. Italia come polo continentale completo
Se Leonardo e alleati integrano capacità aerospazio-navale-terrestre e avvia serie iniziative in GCAP ed Eurodrone, l’Italia potrebbe emergere come Airbus strategico europeo, affiliato alla leadership tecnologica continentale.
B. Modello ibrido europeo
Il “polo difesa” italiano diventa parte integrante di network UE, cooperando con Airbus, Dassault, BAE in progetti condivisi, ma mantenendo autonomia produttiva e governance nazionale.
C. Fallimento e ripiegamento
Se la riforma rimane retorica, senza reali investimenti e integrazione produttiva, l’Italia rischia di restare un blocco frammentato, incapace di competere su scala globale.
11. Conclusioni: un cambiamento nell’aria
Il progetto di “un Airbus nazionale per l’Italia” parte da una visione ambiziosa, ma realistamente fondata su forze già presenti: Leonardo, Fincantieri, l’ecosistema industriale e ingegneristico nazionale.
La creazione del polo della difesa potrebbe rappresentare un punto di svolta per il sistema Paese, generando:
- maggiore sovranità industriale;
- occupazione qualificata nel settore strategico;
- capacità d’innovazione tecnologica nazionale;
- potenziale export e leadership globale.
Ma per realizzarlo servono scelte coraggiose, trasparenza gestionale e forte coesione tra pubblico e privato.
Riferimenti principali:
- Leonardo S.p.A. come fulcro industriale nel settore difesa (30 % MEF, 75 % fatturato da difesa) .
- Joint venture Leonardo‑Rheinmetall Military Vehicles per carri armati e veicoli di fanteria con investimento pubblico da 2025 a 2038 e produzione prevista fino al 2040 (22‑24 mld €, espor‑ tazioni stimate in oltre 50 mld €) .
- Partecipazione italiana nel programma Global Combat Air Programme (GCAP) – velivolo stealth di sesta generazione, con Leonardo come prime contractor, produzione nazionale e lancio previsto tra 2028 e 2035 .
- Progetto Eurodrone, drone europeo MALE con Airbus, Leonardo e Dassault, già alla fase PDR (Maggio 2024) .
Aziende Coinvolte nel progetto Industria Super Difesa
Azienda | Capitale Sociale (milioni €) | Quota Stato (%) | Numero Addetti |
---|---|---|---|
Leonardo S.p.A. | 27.500 | 30,2% | 51.000 |
5.610 | 5.610 | 71,3% | 21.500 |
Leonardo Rheinmetall Military Vehicles | 50 | 50% | 300 |
CDP (Cassa Depositi e Prestiti) | 3.645 | 100% | 1.000 |
Altre aziende già in possesso di Leonardo
Azienda / Joint Venture | Quota Leonardo (%) | Valore / Capitalizzazione (milioni €) | Numero Addetti |
---|---|---|---|
Telespazio Spa | 67% | N/A | ~3.000 |
Thales Alenia Space | 33% | N/A | ~8.500 |
Leonardo DRS (USA) | 72–73% | N/A | N/A |
Alanvi / NHIndustries (elicotteri NH90) | 32% | N/A | N/A |
Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV) | 50% | N/A (JV da ~23 mld € investimenti previsti) | N/A (stima centinaia‑migliaia) |
Iveco Defence Vehicles (IDV, acquisita luglio‑agosto 2025) | 100% | ~1.700 | ~14.000 (dato Iveco totale, approssimazione) |
SuperJet International | 10% (diminuita da 51%) | N/A | N/A |
Leonardo AWHERO (ex Sistemi Dinamici) | 100% | N/A | N/A |
Considerazioni della Redazione:
Secondo Noi è un ottima idea, esperienze simili a questa si sono – come AIRBUS – si sono rilevate vincenti , inoltre in un periodo di transizione per l’industria del paese potrebbero essere una ottima idea per avere posti di lavoro qualificati con stipendi finalmente adeguati.
Vediamo cosa accadrà, certo è che si fondono, sarà il caso stare dietro al mercato azionario.