Il 25 settembre 2025 gli azionisti delle due società si riuniranno in assemblea straordinaria per dare il via libera all’operazione che darà vita a Saipem7,
un gigante da oltre 20 miliardi di euro di portafoglio ordini. Tuttavia, come spesso accade in queste operazioni di M&A internazionali, non mancano condizioni
sospensive e clausole che potrebbero rallentare o persino bloccare il closing previsto per la seconda metà del 2026.
La doppia quotazione: Milano e Oslo
Una delle condizioni più rigide per l’efficacia della fusione è la doppia quotazione del nuovo soggetto,
che dovrà restare a Piazza Affari ma allo stesso tempo essere ammesso alla quotazione sulla borsa di Oslo.
Senza questo passaggio, la fusione non potrà essere perfezionata.
La scelta di mantenere la presenza a Oslo risponde alla necessità di garantire la continuità di negoziazione per gli investitori norvegesi,
che riceveranno le nuove azioni Saipem7 tramite Euronext Securities Oslo.
In questo modo la nuova società assicurerà la piena integrazione della base azionaria, ma al tempo stesso si espone all’eventuale scrutinio delle autorità di vigilanza norvegesi.
Concorrenza e limiti Antitrust
L’altro grande tema riguarda le misure correttive Antitrust.
Nei documenti preparatori è stato fissato un tetto massimo: se le dismissioni richieste per tutelare la concorrenza supereranno i 500 milioni di euro,
le parti avranno la possibilità di ritirarsi dall’operazione. Questo vincolo riflette la volontà di non compromettere eccessivamente l’equilibrio industriale
e finanziario del nuovo gruppo.
Il nodo dei recessi
Analoga soglia è stata fissata per i recessi degli azionisti.
Saipem non potrà infatti liquidare più di 500 milioni di euro per i soci Subsea7 che decideranno di non aderire all’operazione.
Inoltre, chi eserciterà il recesso dovrà bloccare le proprie azioni fino al closing, senza la possibilità di venderle sul mercato.
Le stesse azioni potranno essere collocate presso investitori istituzionali o riacquistate da Subsea7, con successiva cancellazione.
Rapporto di cambio e aumento di capitale
Il rapporto di cambio è stato fissato a 6,688 azioni Saipem per ogni azione Subsea7, senza alcun conguaglio in denaro.
È previsto un aumento di capitale scindibile fino a 1,995 miliardi di nuove azioni, con imputazione a capitale di 0,251383935 euro per ciascun titolo.
Subsea7 procederà inoltre all’annullamento di circa 1,2 milioni di proprie azioni per rendere più lineare il processo di integrazione.
Governance e voto maggiorato
Il nuovo statuto di Saipem7 introdurrà un meccanismo di voto maggiorato:
gli azionisti che manterranno i titoli per almeno 36 mesi consecutivi, previa iscrizione in un apposito elenco,
potranno beneficiare del raddoppio dei diritti di voto.
Una scelta che punta a rafforzare la stabilità della governance e favorire la presenza di investitori di lungo termine.
Il mercato e l’ipotesi IPO negli Usa
Oltre ai dettagli tecnici, il mercato guarda già oltre.
La nascita di Saipem7 potrebbe essere solo il primo passo verso una IPO negli Stati Uniti,
mossa che garantirebbe al gruppo un accesso ancora più ampio ai capitali internazionali e una visibilità di primissimo piano nel settore energetico globale.
Nonostante non ci siano conferme ufficiali, questa ipotesi è già considerata dagli analisti come una delle possibili evoluzioni della nuova realtà.
Conclusioni
La fusione tra Saipem e Subsea7 non è un semplice matrimonio industriale,
ma un’operazione complessa che coinvolge mercati, autorità di vigilanza e regole di governance.
Le assemblee straordinarie del 25 settembre 2025 rappresentano solo l’inizio di un percorso che si concluderà, salvo sorprese, nella seconda metà del 2026.
Se tutte le condizioni verranno rispettate, Saipem7 potrà imporsi come un campione europeo e globale nel settore offshore,
con lo sguardo già rivolto al mercato americano.