Conviene investire in azioni IVECO? Vediamo insieme con grafici, indicatori finanziari e ultime notizie se questo è un buon periodo per comprare questo titolo azionario.
La logistica è uno dei principali punti di forza dell’industria italiana, con un comparto trasporti altamente efficiente che garantisce in ogni occasione elevati standard qualitativi. Oggi scopriremo insieme Iveco Group, ( BIT: IVG ) comprendendone storia, società, business model e trend azionario, per valutarne possibilità d’investimento.
Un gruppo celebre e affermato sul mercato, che racchiude importanti brand nel settore logistico, dai veicoli industriali a quelli commerciali passando per i loro motori e mezzi speciali, orientandosi verso un modello sempre più sostenibile. Scoprendo la società nel dettaglio occorre perciò chiedersi, conviene acquistare azioni Iveco Group?
Cos’è Iveco Group e di cosa si occupa?
Nato nei Paesi Bassi dallo spin-off da CNH Industrial il 16 giugno 2021 e operativo dal 1 gennaio 2022, Iveco Group N.V. è una società multinazionale di diritto olandese specializzata nel settore logistico, con progettazione, produzione e commercializzazione di veicoli industriali, commerciali, militari e speciali e motori. Con sede principale ad Amsterdam, è partecipata al 27,1% da Exor, holding della famiglia Agnelli.
All’interno del gruppo commerciale vi rientrano otto brand:
- Astra Veicoli Industriali, società italiana di macchine movimento terra e mezzi speciali, fondata nel 1946 e già appartenuta a Iveco
- FPT Industrial, società italiana di motori per veicoli industriali e natanti, nata nel 2011 dallo spin-off di Fiat Group
- Heuliez Bus, società francese di autobus a marchio proprietario o Iveco, fondata nel 1979 e già appartenuta a Iveco
- Iveco, società italiana di veicoli commerciali, autobus e mezzi speciali di pronto intervento e paramilitari, fondata nel 1975 da Gianni Agnelli, con le divisioni
- Iveco Bus, su autobus e filobus, precedentemente chiamata Irisbus
- Iveco Capital, su servizi finanziari d’acquisto e noleggio mezzi commerciali
- Iveco Defense Vehicles, su veicoli militari e paramilitari, tra cui il Lince, originaria da Lancia
- Magirus, società tedesca di mezzi antincendio e pronto intervento, fondata nel 1866 e già appartenuta a Iveco
Con presenza in oltre 160 paesi del mondo, conta 28 stabilimenti produttivi e 29 centri di ricerca e sviluppo, di cui rispettivamente 20 e 21 in Europa, e circa 34.000 dipendenti. Il suo fatturato 2021 è di 12,65 miliardi di euro, +21,52% rispetto all’anno precedente.
Qual è il modello di business di Iveco Group?
Attività prioritaria nel business model Iveco Group è raggiungere l’eccellenza nel comparto logistico unendo caratteristiche, potenziale ed efficienza dei suoi marchi, sviluppando soluzioni innovative e su misura per la clientela, che sia essa civile, professionale, militare o paramilitare. Suoi obiettivi strategici sono:
- Posizionamento gamma prodotti, per avere una posizione di leadership sul mercato
- Implementazione performance operative, massimizzando la produzione e snellendo i processi
- Sviluppo partnership di settore, per implementare tecnologie e processi produttivi
- Assistenza diretta, per fornire consulenza alla clientela prima, durante e dopo l’acquisto, sviluppando servizi su misura
Ciò consente di avere un portafoglio clienti e attività altamente diversificato, in cui è presente una forte componente di sostenibilità ambientale e sociale, che presenta quattro priorità:
- Lotta al cambiamento climatico, grazie al The Climate Pledge, riducendo le emissioni di CO2 del -50% entro il 2030, per raggiungere la totale decarbonizzazione entro il 2040
- Sicurezza sul luogo di lavoro, minimizzando i rischi d’infortunio/decesso del -40% entro il 2026, attraverso aree e strumenti sempre più sicuri
- Economia circolare, riutilizzando tecnologie e risorse in ogni fase di progettazione e produzione dei prodotti fino al +60% entro il 2026, riducendo la dispersione di materiali
- Inclusione e coinvolgimento, favorendo il raggiungimento degli obiettivi da parte delle risorse umane, con ambienti di lavoro sempre più versatili e inclusivi
Tutti i principi di Iveco Group sono perfettamente coerenti con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, linee guida OCSE per multinazionali, Dichiarazione sui Principi e Diritti Fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e coi Principi del Global Compact delle Nazioni Unite.
Risale a marzo 2022 un accordo bilaterale con Hyundai Motor Company, con l’intenzione di condividere tecnologie e forniture. Al primo trimestre 2022 ha un ricavo totale di 3,05 miliardi di euro, +1,7% rispetto al primo trimestre precedente, con previsione di ricavo netto dell’attività industriale da stabile a in aumento del +3% rispetto all’anno precedente.
Grafico azioni IVECO GROUP ( BIT: IVG ) In tempo reale
Indicatori : previsione del dividendo, Utile per Azioni, Capitalizzazione, Previsione prezzo più basso tra 1 anno, previsione prezzo più alto tra 1 anno.
Ultime notizie ( BIT:IVG ) Iveco Group N.V. nel 2025: Analisi Finanziaria, Rumors di Scorporo e Prospettive per gli Investitori
Iveco oggi: situazione finanziaria aggiornata
Iveco Group N.V. – storico marchio italiano di camion e veicoli commerciali – ha concluso il 2024 con risultati finanziari solidi. I ricavi consolidati sono stati 15,28 miliardi di euro (in lieve calo dai 15,9 miliardi del 2023, ma sopra le stime degli analisti). Nonostante volumi leggermente inferiori in alcuni segmenti, la redditività è migliorata grazie a prezzi di vendita più alti e al contenimento dei costi. L’EBIT rettificato del gruppo è salito a 982 milioni di euro (rispetto a 971 milioni nel 2023) con un margine operativo intorno al 6,4%. Anche l’utile netto rettificato è cresciuto in modo significativo, toccando 569 milioni di euro (181 milioni in più rispetto al 2023). In termini di utili per azione, l’EPS rettificato 2024 è stato di €2,09. Su base contabile IFRS l’utile netto è stato di circa 349 milioni€, segno di alcune voci straordinarie escluse dall’aggiustato.
Dal lato finanziario, Iveco presenta una posizione solida e liquida. A fine 2024 la liquidità netta delle attività industriali (cassa al netto dei debiti) era positiva per 1,87 miliardi di euro, in leggero aumento rispetto all’inizio dell’anno. La liquidità disponibile complessiva (incluso il cash e linee di credito non utilizzate) ammontava a 5,47 miliardi di euro, un cuscino finanziario notevole per far fronte a investimenti e cicli sfavorevoli. Il free cash flow 2024 delle attività industriali è stato positivo per 402 milioni di euro, confermando la capacità del gruppo di generare cassa nonostante il calo di fatturato. Questa solidità ha permesso al CdA di proporre un dividendo di €0,33 per azione (circa 90 milioni in totale) a valere sul bilancio 2024, in aumento rispetto a €0,22 dell’anno precedente. Contestualmente è stato varato anche un nuovo piano di buyback azionario fino a 10 milioni di azioni o €130 milioni, segnale di fiducia del management sul valore del titolo.
Dal punto di vista industriale, Iveco opera su vari fronti: produce camion pesanti e medi (gamma Stralis, S-Way, Eurocargo, ecc.), veicoli leggeri (famoso il Daily), autobus (Iveco Bus e Heuliez), motori e propulsori (tramite FPT Industrial) e veicoli per la difesa (Iveco Defence Vehicles, IDV, oltre ai mezzi cava-cantiere ASTRA). Il 2024 ha visto l’azienda impegnata nell’innovazione tecnologica, con l’introduzione della gamma Model Year 2024 per i camion e un crescente focus sulla mobilità sostenibile. Ad esempio, Iveco Bus ha aumentato le consegne di autobus elettrici, raggiungendo il 14,2% del mercato europeo degli e-bus entro fine anno (secondo posto nel segmento). Sul fronte delle collaborazioni internazionali, Iveco è partner di Nikola per lo sviluppo di camion elettrici a batteria e fuel-cell, e ha accordi con Hyundai per tecnologie a idrogeno – iniziative strategiche per restare competitiva nella transizione energetica del trasporto pesante. La divisione motori FPT Industrial ha migliorato i margini nel 2024 espandendo le vendite a clienti terzi, segno di competitività tecnologica. In sintesi, nonostante uno scenario macro complesso, la situazione industriale di Iveco appare in evoluzione positiva: l’azienda sta rinnovando la gamma prodotti e investendo in innovazione (elettrico, idrogeno) pur mantenendo disciplina sui costi. Il management guidato dal CEO Olof Persson (già alla Volvo Trucks) sottolinea l’“attenzione incrollabile a qualità, efficienza operativa e pricing” per il 2025.
Exor e famiglia Agnelli: azionariato e strategie su Iveco
Il gruppo Iveco è nato da uno spin-off di CNH Industrial ed è controllato dalla holding Exor N.V., il braccio finanziario della famiglia Agnelli. Exor detiene attualmente circa il 27,1% del capitale di Iveco Group, corrispondente però a ben il 43% dei diritti di voto grazie a meccanismi di voto multiplo. Di fatto Exor è l’azionista di riferimento e guida le decisioni strategiche del gruppo. La famiglia Agnelli, attraverso Exor, è nota per la gestione dinamica dei propri asset industriali e anche nel caso Iveco sta valutando mosse per far emergere il valore della società e garantirne il futuro industriale.
Storicamente, la presenza della parte Difesa (veicoli militari IDV) all’interno di Iveco ha reso complicati possibili accordi internazionali: l’Italia considera strategico il settore difesa e applica la “golden power” (poteri speciali governativi) per bloccare acquisizioni non gradite. Proprio nel 2021 il governo italiano bloccò un’offerta del gruppo cinese FAW per Iveco, che allora era ancora integrata in CNH. Questo precedente ha insegnato ad Exor che per attrarre partner o acquirenti globali nella parte civile di Iveco, sarebbe preferibile separare le attività militari onde evitare veti politici. Non a caso, John Elkann (presidente di Exor) e il suo team hanno sostenuto lo studio di uno spin-off di IDV proprio per semplificare la struttura e “liberare” il potenziale di Iveco sul mercato internazionale.
Exor vede in Iveco un asset con margini di crescita e possibile consolidamento. Pur essendo tra i più piccoli player di camion in Europa, Iveco ha brand storici e un know-how importante in veicoli commerciali, autobus e motori. La famiglia Agnelli ha spesso seguito la strategia di creare campioni specializzati: lo si è visto con Ferrari (separata da FCA e valorizzata in Borsa) e con CNH Industrial stessa (che dopo aver scorporato Iveco si concentra su macchine agricole e construction). In questa ottica, scorporare la Difesa potrebbe essere il passo per permettere a Iveco di fondersi o allearsi con un altro gigante automotive, massimizzando valore per gli azionisti. Secondo fonti di stampa, Exor ha iniziato colloqui con possibili partner non europei una volta avviato il processo di separazione della difesa. Ciò suggerisce che la holding stia attivamente esplorando opzioni di vendita o partnership per la parte civile, rimanendo aperta a cedere la propria partecipazione se questo garantisse uno sviluppo industriale solido per Iveco e un ritorno economico adeguato. Del resto, Exor ha dimostrato flessibilità: non è detto che la famiglia Agnelli debba mantenere a tutti i costi la proprietà, soprattutto se intravede opportunità migliori per il gruppo all’interno di un player globale del settore.
In sintesi, Exor e gli Agnelli hanno un ruolo centrale nel futuro di Iveco. La loro strategia sembra puntare a ridisegnare il perimetro del gruppo (scorporando la Difesa) per poi valutare operazioni straordinarie sulla parte civile (vendita, fusione, joint-venture). Il tutto bilanciando interessi finanziari (massimizzare il valore delle azioni Iveco) e impegni verso l’Italia (tutela di stabilimenti e occupazione, specialmente nella Difesa). Come vedremo, questa strategia si sta materializzando nelle indiscrezioni di mercato degli ultimi mesi.
Divisione tra mezzi militari e civili: verso lo spin-off di IDV
A inizio 2025, Iveco Group ha ufficializzato l’intenzione di separare la divisione Difesa (Iveco Defence Vehicles, IDV) entro fine anno, preferibilmente tramite spin-off. L’annuncio è arrivato il 7 febbraio 2025 contestualmente ai risultati annuali, e ha immediatamente entusiasmato il mercato: le azioni Iveco sono balzate di quasi il 18% in Borsa sulla scia della notizia. Gli investitori ritengono infatti che la separazione di IDV semplificherebbe il gruppo e renderebbe più facile eventuali operazioni di M&A riguardanti la parte civile. Senza la zavorra (ma anche la protezione) di un business strategico militare, un potenziale acquirente straniero di Iveco incontrerebbe meno resistenze politiche. Come ha dichiarato un gestore italiano, “senza la difesa sarebbe sicuramente più facile trovare un compratore per Iveco, con minori rischi di opposizione governativa”.
La divisione Iveco Defence Vehicles comprende i veicoli tattici, blindati e logistici per eserciti e forze dell’ordine, oltre al brand ASTRA (camion da cantiere e per impieghi speciali spesso utilizzati anche in ambito militare). Negli ultimi anni IDV ha beneficiato dell’aumento della spesa militare globale, registrando una crescita di fatturato a doppia cifra nel 2024 e margini operativi robusti. Si stima che IDV abbia generato ricavi per circa 1,1 miliardi di euro nel 2024 (+15% rispetto all’anno prima), con un margine operativo del 10% – l’unico segmento di Iveco con redditività in doppia cifra. Ha in portafoglio importanti commesse, come la fornitura di veicoli speciali per l’esercito svedese (un contratto da 1 miliardo) e 785 camion militari per l’esercito olandese. Questo rende IDV un boccone appetibile per aziende del settore difesa interessate ad espandere la propria gamma.
Lo stato dello spin-off è in evoluzione. La società ha dichiarato che fornirà aggiornamenti nei mesi successivi all’annuncio e punta a completare la separazione entro fine 2025. Nel frattempo, diverse manifestazioni di interesse sono già arrivate sul tavolo di Iveco. Secondo Reuters, il gruppo ha ricevuto tre offerte non vincolanti per il business Difesa:
- una offerta congiunta dall’italiana Leonardo S.p.A. (colosso aerospaziale e difesa controllato dallo Stato) in partnership con la tedesca Rheinmetall. Leonardo già collabora con Iveco IDV in consorzi e joint-venture (ad esempio per veicoli da combattimento cingolati attraverso la JV CIO con Rheinmetall);
- un’offerta dal consorzio KNDS (joint venture franco-tedesca tra Nexter e KMW, attiva nei carri armati e mezzi terrestri);
- un’offerta da Czechoslovak Group (holding privata ceca con interessi nel settore difesa).
Le valutazioni proposte per IDV, secondo le fonti, arriverebbero fino a 1,9 miliardi di euro. Questo range di valutazione (1,5–1,9 miliardi) riflette l’importanza strategica di IDV, ma anche i vincoli posti dal governo italiano, che verosimilmente favorirebbe una soluzione domestica (Leonardo) o europea rispetto a compratori extra-UE. Infatti, qualsiasi operazione su IDV o Iveco in generale dovrà passare al vaglio della normativa sulla golden power, che consente a Roma di imporre condizioni o veto su acquisizioni in settori strategici.
Al momento, lo spin-off non è ancora concluso. Iveco potrebbe decidere di distribuire le azioni della nuova società Difesa direttamente ai propri azionisti (quindi Exor e gli altri pro-quota), oppure vendere la divisione a uno degli offerenti menzionati, incassando liquidità. L’azienda ha dichiarato ufficialmente che sta valutando entrambe le opzioni – scissione o vendita – a seconda di quale crei più valore. In maggio 2025 il management ha ribadito l’impegno a perseguire la separazione entro l’anno. La scelta finale dipenderà anche dal dialogo con il governo: non è un segreto che il Ministero della Difesa e quello delle Imprese seguano da vicino la vicenda per assicurarsi che le attività militari rimangano sotto controllo italiano o europeo. Non a caso, l’ipotesi più accreditata vede Leonardo come acquirente naturale di IDV, possibilmente insieme a Rheinmetall, consolidando così una filiera europea dei veicoli corazzati. Questa soluzione sarebbe gradita a Roma e spianerebbe la strada per intervenire poi sul resto del gruppo.
La parte civile in vendita? Le voci su Tata Motors e altri interessati
Parallelamente al lavoro sullo spin-off della Difesa, circolano insistenti indiscrezioni sulla vendita della parte civile di Iveco (camion, bus e motori) a un partner internazionale. In particolare, Tata Motors, gigante indiano dell’automotive, sarebbe in prima fila tra i potenziali acquirenti. Secondo un’esclusiva Reuters di metà luglio 2025, Tata Motors ha avvicinato Exor per manifestare interesse verso Iveco Group. Le discussioni coinvolgerebbero quindi direttamente la famiglia Agnelli, detentrice del pacchetto di controllo. È importante sottolineare che qualsiasi accordo non includerebbe la divisione Difesa: Tata sarebbe interessata solo al business “on-road” (camion e bus), lasciando fuori IDV. Di fatto, le due mosse – cessione di IDV e vendita del resto a Tata – sembrano complementari e coordinabili nel tempo.
Le voci sono diventate di dominio pubblico il 18 luglio 2025, quando Reuters ha riportato la notizia dei colloqui in corso: quel giorno il titolo Iveco ha reagito con un balzo fino al +9,7% intraday, chiudendo poi a +8,3%. Nei giorni successivi, l’apprezzamento ha superato il +25% rispetto ai livelli pre-rumor, segno di quanto il mercato creda alla possibilità di un deal. Fonti di stampa italiane (Il Sole 24 Ore) hanno aggiunto che sarebbe stata Tata a farsi avanti, inviando emissari a Torino per sondare la disponibilità degli Agnelli a trattare. Finora nessuna delle parti ha commentato ufficialmente (Exor e Iveco hanno opposto un “no comment”, Tata non ha risposto ai media), ma le smentite non sono arrivate, alimentando le speculazioni.
Uno scenario plausibile emerso dalle indiscrezioni è che Exor possa vendere a Tata Motors l’intera partecipazione (27%) in Iveco Group, cedendo così il controllo. In tal caso, Tata lancerebbe probabilmente un’OPA sulla restante quota per delistare o comunque acquisire la maggioranza completa, anche se molto dipenderà dalle condizioni poste dal governo italiano. L’Esecutivo di Roma sta monitorando da vicino: il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha confermato in Parlamento il 23 luglio di seguire l’evoluzione del dossier Iveco-Tata. Non è ancora chiaro se lo Stato eserciterà la golden power sull’eventuale accordo – Urso non si è sbilanciato – ma è verosimile che porrà paletti a tutela dei livelli occupazionali e degli stabilimenti italiani. Il governo ha riconosciuto che Iveco è un asset importante per l’economia nazionale (36.000 dipendenti di cui 14.000 in Italia), e vorrà garanzie su piani industriali e salvaguardia del know-how.
Dal canto loro, i sindacati hanno reagito immediatamente alle voci di vendita: le principali sigle metalmeccaniche italiane hanno scritto al ministro chiedendo un tavolo di confronto urgente. La preoccupazione è che un passaggio sotto un gruppo straniero possa comportare ristrutturazioni o cessioni di stabilimenti. Tuttavia, è prematuro trarre conclusioni negative: Tata Motors è un colosso globale (proprietario tra l’altro di Jaguar Land Rover) con ambizioni di espansione internazionale. Per Tata, acquisire Iveco significherebbe mettere piede in Europa nel segmento dei veicoli industriali, ottenendo tecnologia, rete commerciale e un marchio riconosciuto. Potenzialmente potrebbe portare sinergie (ad esempio componenti condivisi, piattaforme comuni per veicoli elettrici, espansione dei modelli Iveco in mercati emergenti) e investimenti freschi.
Oltre a Tata Motors, qualche osservatore ha ipotizzato l’interesse di altri player: ad esempio gruppi cinesi (già in passato affacciatisi), oppure partner industriali come Stellantis (che però è già forte nei veicoli commerciali leggeri con Fiat Professional e Peugeot). Al momento, però, Tata è il nome più concreto emerso dai rumors. Le discussioni sarebbero ancora in fase iniziale e subordinate all’uscita di IDV dal perimetro Iveco. Infatti, Bloomberg News ha riportato il 25 luglio che i colloqui per la vendita di IDV a Leonardo sono in fase avanzata e rappresentano la premessa fondamentale per poi procedere con Tata. In sostanza: prima si sistema la Difesa “in casa” (Leonardo), poi si può accogliere Tata per la parte civile, con il benestare del governo.
Reazioni del mercato: il titolo Iveco in Borsa nel 2025
Un camion e un furgone Iveco, sullo sfondo l’andamento del titolo in Borsa nel 2025.
Il 2025 si sta rivelando un anno eccezionale per il titolo Iveco Group a Piazza Affari. Nei primi sette mesi, le azioni sono salite di oltre il 75% (year-to-date), affermandosi come uno dei titoli più dinamici sul listino milanese. A inizio gennaio le azioni quotavano intorno ai 10 €; al momento in cui scriviamo (fine luglio 2025) oscillano tra i 18 e i 19 €, vicino ai massimi storici toccati di recente (circa 19,7 €). Questa poderosa performance riflette da un lato il miglioramento dei fondamentali (conti 2024 sopra attese, ritorno al dividendo) e dall’altro le crescenti aspettative speculative legate a spin-off e possibili operazioni straordinarie.
Il titolo ha reagito con forti strappi in corrispondenza delle notizie chiave. Come già detto, a febbraio 2025 l’annuncio dello spin-off della Difesa ha innescato un rally di circa +15-18% in un giorno. Successivamente, tra marzo e giugno, le azioni hanno continuato a salire gradualmente, sostenute sia dai giudizi positivi degli analisti sia da un contesto di Borsa favorevole ai titoli industriali. Già a metà 2025, Iveco aveva guadagnato oltre +50% rispetto a sei mesi prima. Gli analisti di Intesa Sanpaolo hanno definito la prospettiva di spin-off “un catalizzatore positivo” confermando la raccomandazione Buy con target €14,3 quando il titolo veleggiava attorno ai €12 – target poi ampiamente superato dal mercato.
Un secondo scossone è arrivato a luglio con i rumor su Tata Motors: la sola notizia dei colloqui ha spinto il titolo di un ulteriore +8% nella seduta del 18/7, con volumi di scambio esplosivi. Da quel momento il mercato ha iniziato a prezzare una potenziale operazione straordinaria, portando le azioni su nuovi massimi. In soli due giorni, il guadagno è stato nell’ordine del +25%. Anche l’indice FTSE MIB ha beneficiato della forza di Iveco in quelle sedute, data la sua capitalizzazione non trascurabile (~4,2 miliardi €).
Va segnalato che questa corsa in Borsa incorpora non solo l’entusiasmo, ma anche già parte delle aspettative di successo delle operazioni in cantiere. Il titolo ora tratta a multipli più elevati rispetto al passato: ad esempio, considerando l’utile netto adjusted 2024 di €569 milioni, il P/E rettificato attuale è intorno a 7-8x (ancora moderato rispetto ai concorrenti esteri, ma ben più alto del P/E implicito di pochi mesi fa). Alcuni indicatori tecnici segnalano ipercomprato: gli analisti grafici evidenziano volumi calanti sugli ultimi massimi e divergenze ribassiste sull’RSI, sintomi di un possibile consolidamento dopo la corsa. In effetti dopo aver sfiorato €19,7, il titolo ha frenato leggermente, mostrando volatilità a corto termine.
Le reazioni degli operatori finora suggeriscono che il mercato crede a uno scenario di break-up (smembramento) di Iveco: somma delle parti che potrebbe valere più del gruppo integrato. Questa fiducia è supportata dal fatto che Exor ha storicamente creato valore con operazioni simili e difficilmente avrebbe ventilato uno spin-off senza avere una strategia in mente. Tuttavia, gli investitori più prudenti iniziano a chiedersi se la fase facile sia già passata – con il grosso del rialzo già avvenuto – e quali siano i prossimi catalizzatori. I prossimi mesi saranno probabilmente influenzati dalle notizie sul destino di IDV (una vendita a Leonardo potrebbe essere accolta positivamente in quanto rimuove un’incertezza) e sugli eventuali passi concreti di Tata (una manifestazione di interesse ufficiale o un’offerta non vincolante). Nel frattempo, il titolo potrebbe muoversi in base anche ai fondamentali trimestrali: va ricordato che il primo trimestre 2025 di Iveco è stato debole con ricavi in calo del 10% YoY a 3 miliardi (contro attese di 3,7) e utile netto trimestrale dimezzato. Questo ha causato un momentaneo -4% del titolo a maggio. Il management però ha confermato le stime annue confidando in un recupero nella seconda metà del 2025. Pertanto, insieme alle vicende straordinarie, il mercato guarderà all’evoluzione del core business: ordini, consegne e margini nella parte Truck e Bus, specialmente se il ciclo economico europeo dovesse frenare.
Comprare azioni Iveco nel 2025: pro e contro per gli investitori
Alla luce di quanto esposto, investire oggi in Iveco Group presenta potenziali vantaggi ma anche diversi rischi. Ecco un’analisi dei principali pro e contro da considerare per un piccolo investitore o risparmiatore interessato al titolo:
Pro (vantaggi e punti di forza):
- Ristrutturazione strategica in corso: Iveco sta attuando cambiamenti strutturali (spin-off difesa, possibile partnership/vendita) che mirano a valorizzare il gruppo. Questi eventi straordinari potrebbero sbloccare valore per gli azionisti: ad esempio, la vendita di IDV a un buon prezzo monetizzerebbe un asset e la potenziale entrata di Tata Motors potrebbe portare una ricca offerta per il controllo. In caso di OPA o fusione, chi acquista ora potrebbe beneficiare di un premio sul prezzo di mercato.
- Solida posizione finanziaria: Iveco ha conti in ordine, con utili in crescita e cassa abbondante. L’assenza di debiti pesanti (posizione finanziaria netta industriale positiva) e la liquidità di oltre 5 miliardi € conferiscono stabilità. Inoltre la politica di dividendi (yield intorno al 2% all’ultimo prezzo) e buyback indica fiducia del management e offre remunerazione agli azionisti.
- Valutazione relativa ancora moderata: nonostante il rally, Iveco tratta a multipli inferiori rispetto ai grandi competitor esteri (Volvo, Daimler Truck, Traton). La capitalizzazione (~4,5 miliardi €) è contenuta rispetto ai ricavi (rapporto P/S ~0,3) e se consideriamo la somma delle parti, alcuni analisti ritengono il titolo ancora sottovalutato. Ad esempio, la sola IDV potrebbe valere 1,5-1,9 miliardi; il resto del gruppo (camion, bus, motori) generando ~14 miliardi di ricavi annui, implicherebbe multipli di vendita davvero bassi se la Borsa lo valuta i rimanenti ~3 miliardi. Un eventuale acquirente strategico potrebbe pagare multipli più alti per ottenere sinergie e posizionamento di mercato.
- Momentum di mercato favorevole: finora il trend in Borsa è fortemente positivo e il sentiment intorno al titolo è rialzista. Iveco beneficia dell’onda lunga che nel 2025 ha visto il settore auto/industriale italiano sotto i riflettori (si pensi anche a Stellantis in crescita). Chi investe cavalcando il momentum potrebbe avere ulteriori soddisfazioni se le notizie in arrivo (vendita IDV, offerte Tata) confermeranno le aspettative del mercato.
- Sostegno di un azionista forte: la presenza di Exor/Agnelli offre una certa tranquillità: raramente la famiglia abbandona un’azienda senza assicurare una soluzione solida. In caso di cessione a Tata, è probabile che Exor negozi condizioni positive per Iveco, magari mantenendo inizialmente una quota o concordando piani industriali di sviluppo. Questo “effetto patron” può essere visto come una garanzia implicita sulla continuità aziendale.
Contro (rischi e punti di debolezza):
- Rally già avvenuto e possibile correzione: Il titolo è salito moltissimo in poco tempo (+75% da gennaio). Questo significa che molte buone notizie sono già scontate nei prezzi. Se qualcosa dovesse andare storto (es. trattative che sfumano, ritardi nello spin-off, offerta Tata deludente), c’è il rischio di una rapida correzione al ribasso. Anche senza news negative, dopo rialzi così forti è fisiologico un consolidamento o prese di profitto. Gli indicatori tecnici segnalano attualmente una situazione tirata, suggerendo cautela nel breve termine.
- Incertezze sulle operazioni straordinarie: Ad oggi nulla è certo né garantito. Il governo potrebbe mettere condizioni stringenti o addirittura bloccare l’ingresso di Tata se non soddisfatto dai piani (come fece con i cinesi di FAW). Tata stessa potrebbe fare un passo indietro o virare su altre opportunità. L’eventuale valutazione offerta per Iveco potrebbe non essere così generosa come il mercato spera. In sintesi, c’è rischio di delusione se gli scenari M&A non si materializzano come previsto.
- Settore ciclico e sfidante: Il core business di Iveco – produzione di veicoli commerciali e industriali – è ciclico e attualmente sta affrontando un rallentamento in Europa. La domanda di camion nel primo semestre 2025 è calata, costringendo Iveco a ridurre la produzione per evitare eccesso di scorte. Se la ripresa attesa nel secondo semestre non fosse robusta, i risultati 2025 potrebbero risentirne (già nel Q1 2025 l’utile netto adjusted è sceso a 84 mln contro 153 mln di Q1 2024). Inoltre la transizione energetica impone investimenti ingenti (elettrico, idrogeno) in un settore a forte concorrenza, con margini strutturalmente più bassi rispetto ad auto di lusso o ad altri comparti.
- Dimensioni ridotte rispetto ai concorrenti: Iveco è il più piccolo tra i grandi produttori di camion in Europa. Ciò comporta meno risorse per R&D, scala produttiva minore e dipendenza da partnership (es. con Nikola per l’elettrico). Se eventuali fusioni non avvenissero, Iveco da sola potrebbe faticare a tenere il passo di giganti come Daimler Truck, Volvo e Traton (Volkswagen). La bassa capitalizzazione inoltre rende il titolo più volatile e potenzialmente soggetto a speculazioni.
- Questioni di governance e minoranze: Qualora Exor negoziasse la cessione della propria quota a un partner (come Tata), potrebbe farlo via trattativa privata, lasciando i piccoli azionisti in attesa di un’OPA solo successiva e non garantita. C’è sempre un certo rischio di escludere le minoranze dalle fasi iniziali di un deal, oppure di vederle confluire in un gruppo più grande (Tata) con meno voce in capitolo. Bisognerà vigilare sulle modalità dell’operazione per assicurarsi che il valore sia riconosciuto equamente a tutti gli azionisti.
Conviene comprare le azioni Iveco ora? Conclusioni
Alla luce di questa analisi, le azioni Iveco presentano un interessante mix di opportunità e rischi. La società è finanziariamente solida, ha un piano industriale focalizzato e potenziali catalizzatori straordinari che potrebbero spingere il titolo ancora più in alto (spin-off di successo, eventuale offerta di acquisizione). Chi crede nel progetto di riorganizzazione e nella possibile integrazione con un grande gruppo internazionale potrebbe ritenere Iveco un investimento attrattivo nel medio termine, specie se confrontato con competitor più costosi. D’altro canto, il rally già avvenuto suggerisce cautela: comprare sui massimi di periodo richiede stomaco per la volatilità e la consapevolezza che buona parte delle notizie positive è già nel prezzo.
In sintesi, conviene comprare Iveco ora solo se si è disposti ad accettare i rischi legati all’esito incerto delle trattative e alla volatilità di breve periodo. Per un investitore moderato, potrebbe essere prudente aspettare eventuali correzioni o sviluppi più chiari: ad esempio, verificare come verrà attuato lo spin-off di IDV e se arriverà una proposta concreta da Tata Motors (o altri) per la parte civile. Queste tappe forniranno maggiore visibilità sul futuro assetto del gruppo. Chi invece ha un approccio più speculativo e di lungo respiro, potrebbe decidere di entrare sul titolo confidando che Exor riuscirà a massimizzare il valore in uno scenario di aggregazione internazionale – scenario in cui il prezzo attuale potrebbe rivelarsi conveniente rispetto al potenziale valore di acquisizione.
In conclusione, Iveco Group N.V. nel 2025 è una storia in evoluzione: un’azienda storica che cerca una nuova configurazione nell’arena globale. Le prospettive sono promettenti, ma non prive di incognite. Il consiglio è di valutare attentamente il proprio profilo di rischio: se credete nella visione strategica (scorporo + partnership) e potete tollerare oscillazioni, Iveco può essere un’aggiunta interessante al portafoglio. Se invece preferite certezze e poca volatilità, potrebbe essere saggio attendere che la polvere si posi, monitorando gli sviluppi nei prossimi trimestri. In ogni caso, il titolo merita un posto sui vostri radar finanziari, perché le novità in arrivo potrebbero riservare sorprese – positive o negative – di notevole entità.