Stellantis ( STL ) accelera sulla produzione della Fiat Grande Panda, una delle sue nuove auto elettriche e ibride simbolo della transizione verde europea. Per sostenere il boom di ordini, il gruppo guidato da Antonio Filosa ha deciso di rafforzare lo stabilimento di Kragujevac, in Serbia, con l’arrivo di operai dal Nepal e da altri Paesi asiatici. Dopo la manodopera marocchina, la scelta di attingere a lavoratori stranieri a basso costo conferma la strategia di delocalizzazione industriale del gruppo, che punta a contenere i costi per restare competitivo nel mercato delle city car elettriche. Un caso che riaccende il dibattito sul futuro del lavoro in Europa, tra transizione ecologica, globalizzazione e pressione sui salari. Nell’articolo analizziamo dati, implicazioni economiche e prospettive industriali della nuova strategia Stellantis.
Data: 23 ottobre 2025 — Autore: massimiliano Biagetti
Indice rapido
- 1. Premessa
- 2. Contesto e strategia
- 3. La notizia: operai dal Nepal
- 4. Analisi finanziaria e industriale
- 5. Tabelle e grafici
- 6. Riflessioni critiche
- 7. Conclusione
1. Premessa
Stellantis, gigante automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA, torna sotto i riflettori. Dopo aver impiegato operai dal Marocco, arrivano ora in Serbia lavoratori dal Nepal e da altri Paesi asiatici per sostenere la produzione della Fiat Grande Panda, il modello di punta costruito a Kragujevac. L’obiettivo: rispondere al boom di ordini e portare lo stabilimento a pieno regime.
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La notizia, riportata da MF–Milano Finanza e confermata da fonti industriali, rappresenta un caso emblematico della strategia di produzione a basso costo inaugurata da Carlos Tavares e mantenuta dal nuovo CEO Antonio Filosa. Un laboratorio di globalizzazione nel cuore dei Balcani, dove convivono tecnologie europee, lavoratori italiani in trasferta, salari serbi e ora anche manodopera asiatica.
2. Contesto e strategia
2.1 La Grande Panda: il simbolo del rilancio Fiat
Fiat Grande Panda è la prima di una nuova generazione di city car costruite sulla piattaforma Smart Car del gruppo Stellantis. Prodotta in Serbia, è disponibile in versione ibrida ed elettrica e punta a conquistare il segmento B europeo con prezzi competitivi e design rinnovato.
Nel solo settembre 2025, le vendite europee di Stellantis sono cresciute dell’11,5%, confermando la leadership nel comparto ibrido e rafforzando la quota di mercato al 16,7%. La Panda è tra i modelli più ordinati: un successo commerciale che però non si traduce ancora in piena efficienza produttiva.
2.2 Kragujevac, cuore produttivo low cost
Lo stabilimento serbo, ex Zastava, è stato modernizzato con investimenti stimati in 190 milioni €. Ma i salari restano bassi: i lavoratori locali percepiscono mediamente 600 €/mese, ben al di sotto degli standard italiani. L’impianto opera su due turni giornalieri (circa 400 auto), ma il terzo turno notturno — introdotto per far fronte agli ordini — fatica a decollare.
2.3 Operai italiani in trasferta
Per mantenere la produzione, Stellantis ha richiamato circa 200 operai italiani da Melfi, Pomigliano e Atessa. Per molti, la trasferta in Serbia è un’alternativa alla cassa integrazione: stipendio pieno e indennità di mobilità, ma lontani da casa e da famiglie. Un segno del riutilizzo “interno” della forza lavoro europea, con i costi contenuti del sito serbo a bilanciare la minore produttività degli stabilimenti italiani.
3. La notizia: operai dal Nepal
Secondo fonti industriali, il gruppo ha iniziato a reclutare un centinaio di lavoratori dal Nepal, insieme ad altri da India, Bangladesh e Bhutan. L’obiettivo è completare l’organico del terzo turno e raggiungere il target di 500 vetture al giorno, fissato per inizio 2025 ma ancora lontano.
Questa scelta nasce da due fattori: la difficoltà di trovare manodopera locale disposta a lavorare con paghe così basse, e l’impossibilità di rallentare una produzione che Stellantis considera strategica. Dopo i marocchini, quindi, arrivano i nepalesi — spesso con contratti base di 300 € più indennità.
Il rischio è duplice: tensione sociale (tra locali e stranieri) e reputazionale, poiché un gruppo da 170 miliardi di capitalizzazione rischia di apparire troppo aggressivo nella riduzione del costo del lavoro.
4. Analisi finanziaria e industriale
4.1 Performance del gruppo Stellantis
Il primo semestre 2025 ha visto Stellantis registrare ricavi netti per 74,3 miliardi di euro, in calo del 13% su base annua, ma con margini comunque solidi in Nord America e miglioramenti in Europa grazie ai nuovi lanci. Il gruppo resta il terzo costruttore automobilistico mondiale per fatturato, ma deve fronteggiare la pressione dei dazi USA e la concorrenza cinese sull’elettrico.
Nel mercato europeo (EU-30) Stellantis ha superato 1,65 milioni di immatricolazioni nei primi otto mesi del 2025, con una quota del 16,7%. Le vendite di settembre sono cresciute dell’11,5% rispetto allo stesso mese del 2024, con Fiat, Opel e Peugeot in testa alla ripresa.
4.2 Margini e costi del lavoro
La strategia del gruppo rimane quella di produrre a costi inferiori per garantire prezzi accessibili nel segmento medio-basso. Serbia, Marocco e Turchia sono i cardini di questo schema: manodopera più economica e minori oneri fiscali. Tuttavia, il risparmio può trasformarsi in rischio reputazionale se le condizioni salariali appaiono eccessivamente penalizzanti.
La tabella seguente riassume l’attuale struttura produttiva e il peso del costo lavoro stimato per aree:
| Area produttiva | Salario medio mensile (€) | Modelli principali | Note |
|---|---|---|---|
| Italia | 2.100-2.400 | 500e, Tonale, Compass | Produzione ridotta, cassa integrazione |
| Serbia (Kragujevac) | 600 | Grande Panda | Centro del piano “Smart Car” |
| Marocco | 300-400 | Componentistica | Manodopera integrata nel terzo turno serbo |
| Nepal / Asia | 300 + indennità | Grande Panda (supporto) | Reclutamento in corso |
4.3 Produzione e target a Kragujevac
L’obiettivo di Stellantis è chiaro: 500 vetture al giorno. Attualmente la produzione si attesta intorno a 120 unità (circa 24% del target). Il terzo turno notturno produce solo 40 auto per carenza di personale. A pieno regime lo stabilimento dovrebbe impiegare 2.500-3.000 operai; oggi ne conta 1.700-2.000.
Barra indicativa: produzione attuale rispetto al target (≈24%).
5. Tabelle e grafici
5.1 Dati chiave delle vendite europee
| Periodo | Registrazioni EU30 | Quota di mercato | Variazione |
|---|---|---|---|
| Gen-Ago 2025 | 1.651.000 | 16,7% | +3,5% vs 2024 |
| Settembre 2025 | n.d. | — | +11,5% vendite auto passeggeri |
5.2 Ripartizione della forza lavoro a Kragujevac
| Provenienza operai | Numero stimato | Tipo di contratto | Stipendio medio (€) |
|---|---|---|---|
| Serbia | 1.200 | locale, tempo indeterminato | 600 |
| Italia (trasferta) | ~200 | interno, con indennità | 2.000-2.200 + extra |
| Marocco | ~300 | temporaneo / distacco | 300-400 + trasferta |
| Nepal / Asia | ~100 (in arrivo) | reclutamento esterno | 300 + trasferta |
6. Riflessioni critiche
6.1 Globalizzazione “operaia”
Il caso di Kragujevac mostra una nuova forma di globalizzazione: non più solo delocalizzare fabbriche, ma anche “importare” manodopera a basso costo in Europa. Un modello efficiente nel breve periodo ma che solleva interrogativi etici e sociali.
Per Stellantis la scelta appare logica: i costi serbi sono un terzo di quelli italiani, e la domanda per la Grande Panda è in forte crescita. Tuttavia, ciò accentua le diseguaglianze salariali e crea una dipendenza strutturale da lavoratori extracomunitari, difficili da integrare e con alti tassi di turnover.
6.2 Rischi ESG e reputazionali
In un’epoca in cui gli investitori guardano con attenzione alle metriche ESG (Environmental, Social, Governance), l’impiego di manodopera sottopagata può avere effetti boomerang. Una cattiva percezione pubblica può incidere sui rating di sostenibilità e, a cascata, sull’accesso a capitali verdi o su partnership istituzionali.
È fondamentale che Stellantis dimostri trasparenza: chiarendo le condizioni di lavoro, i contratti, gli standard di sicurezza e la formazione. Solo così la strategia “a basso costo” può restare accettabile per opinione pubblica e stakeholder.
6.3 Opportunità industriale
Se lo stabilimento di Kragujevac riuscirà a raggiungere la piena capacità entro il 2026, la Grande Panda potrà diventare un pilastro del rilancio Fiat in Europa. Il progetto “Smart Car” prevede almeno altri tre modelli compatti derivati: una city car elettrica per Citroën, una Opel-Karl e una Peugeot-108 ibrida. Ciò genererebbe sinergie notevoli e un effetto scala su tutta la filiera europea.
6.4 Implicazioni per l’Italia
Gli stabilimenti italiani, oggi parzialmente fermi o ridotti a un turno, vedono molti operai in cassa integrazione. L’invio di personale in Serbia appare un modo per mantenere attiva la forza lavoro, ma non risolve il problema strutturale: la scarsa competitività produttiva in patria e l’elevato costo del lavoro.
Un rilancio duraturo richiederà investimenti su modelli ad alto valore aggiunto, come Alfa Romeo e Maserati, e su nuovi progetti legati all’elettrico premium. In questo contesto, la Grande Panda può servire come “cuscinetto” economico, ma non come soluzione definitiva per l’industria italiana.
6.5 Aspetti macroeconomici
La vicenda riflette dinamiche più ampie: la ricerca europea di produzione low cost si sposta verso i Balcani e il Nord Africa. L’UE si trova così a competere con l’Asia sfruttando un proprio “Sud interno”. Per i Paesi come la Serbia, questo porta occupazione e tecnologia; per l’Italia, rischio di desertificazione industriale.
7. Conclusione
La decisione di Stellantis di portare in Serbia operai dal Nepal per costruire la Grande Panda è insieme sintomo e metafora: domanda forte, margini sotto pressione, fabbriche in affanno, globalizzazione in pieno corso.
Da un lato, l’operazione consente di sostenere un modello commerciale di successo e di mantenere competitività in Europa. Dall’altro, espone il gruppo a tensioni etiche e sindacali che potrebbero riemergere nel dibattito pubblico.
Per gli analisti finanziari e gli osservatori del settore, il caso Kragujevac rappresenta una lezione di economia reale: nel mondo post-industriale, il vantaggio comparato non è più soltanto tecnologico, ma anche demografico e sociale. E finché la domanda di auto rimarrà forte, la corsa al costo più basso continuerà, anche nei confini dell’Europa.
Fonti principali: MF–Milano Finanza, Il Sole 24 Ore, ANSA, Investing.com, Serbia Business News, Stellantis Media.