Le Migliori Obbligazioni USA con rendimenti fino al 6,5%

Il mercato obbligazionario statunitense è entrato in fermento. Gli investitori scommettono su un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, forse anche più ampio delle attese: 50 punti base a settembre, contro i 25 inizialmente ipotizzati.

La caccia al rendimento ha già spinto i Treasury in rally, con prezzi in salita e rendimenti in calo. In questo scenario, una selezione di bond in dollari con cedole interessanti diventa una carta strategica per diversificare il portafoglio e sfruttare al meglio la finestra di opportunità aperta dalle mosse della Fed.


Jackson Hole: il momento della verità

Fra il 21 e il 23 agosto, sulle montagne del Wyoming, si terrà il Jackson Hole Economic Symposium, l’appuntamento che dal 1981 segna i destini della politica monetaria globale. Quest’anno l’attesa è ancora maggiore:

  • Jerome Powell appare cauto, frenato da un’inflazione ancora al 2,7%, più tenace del previsto.
  • Donald Trump preme apertamente per un taglio rapido, arrivando a minacciare un’azione legale contro la Fed.
  • Il Tesoro, guidato da Scott Bessent, ha già chiesto una riduzione consistente, fino a 175 punti base nei prossimi mesi.

L’evento sarà dunque decisivo per capire se la Fed avvierà davvero una stagione di tagli prolungata o se manterrà un approccio prudente.


Treasury in movimento

I dati parlano chiaro:

  • T-Bond decennale: dal 4,31% al 4,21%
  • Treasury 5 anni: dal 3,84% al 3,75%
  • Treasury 2 anni: dal 3,78% al 3,68%

Il mercato prezza già una riduzione dei tassi a settembre, e gli operatori fanno incetta di titoli di Stato Usa, prevedendo ulteriori guadagni di prezzo.


Proprio come nel 2007?

Gli analisti ricordano che un taglio dei tassi in un contesto di inflazione resistente è raro. L’ultima volta accadde nel 2007-2008, poco prima della grande crisi finanziaria.

Curiosamente, anche oggi il dollaro mostra dinamiche simili: indebolimento prima della mossa della Fed e prosecuzione del trend nei mesi successivi. Una condizione che favorisce l’euro ma che aumenta il rischio cambio per l’investitore europeo.


I 15 bond in dollari selezionati

Un paniere di titoli obbligazionari in valuta americana offre rendimenti dal 3,7% al 6,3%, con scadenze comprese tra i 2 e i 30 anni. Gli emittenti spaziano dai governi sovrani alle grandi società Usa.

Ecco una tabella riepilogativa:

EmittenteTipo di bondScadenzaRendimento attuale
USA Treasury 2YGovernativo20273,7%
USA Treasury 5YGovernativo20303,8%
USA Treasury 10YGovernativo20354,2%
USA Treasury 30YGovernativo20554,5%
Romania USD BondSovrano emergente20315,7%
Panama USD BondSovrano emergente20346,3%
Ford Motor CreditCorporate20295,9%
Discovery Inc.Corporate20306,1%
Blackstone CreditCorporate20326,0%
Carnival Corp.Corporate20316,2%
FedEx Corp.Corporate long20455,5%
Uber TechnologiesCorporate long20475,8%
Boeing Co.Corporate long20495,6%
Pfizer Inc.Corporate long20505,4%
T-Bond USA 2040Governativo long20404,4%

Opportunità e rischi

L’analisi suggerisce che i bond lunghi (20-30 anni) sono i più sensibili al calo dei tassi, poiché beneficiano maggiormente del rialzo dei prezzi obbligazionari. Tuttavia, presentano anche un rischio più alto in caso di sorprese inflazionistiche.

Per l’investitore europeo, il vero nodo resta il cambio euro-dollaro. Nel 2025 il dollaro ha perso il 12,8%: un trend che nessuna cedola può neutralizzare. Al livello attuale di 1,17 per euro, un ritorno verso 1,15 è plausibile, ma non sufficiente a garantire copertura totale.

La strategia più prudente è non superare il 25% del portafoglio in valute estere, sfruttando i rendimenti più generosi ma senza esporsi eccessivamente al rischio valutario.


E i Btp?

Dal marzo 2025 i Btp decennali hanno vissuto un rally notevole: dal 4% al 3,4%. Ora però gli spazi di guadagno sembrano ridotti. Il rendimento dovrebbe stabilizzarsi fra il 3,2% e il 3,5%, senza grandi sorprese positive, soprattutto in vista della prossima legge di bilancio che, come spesso accade, potrebbe aumentare la volatilità.


Le Migliori Obbligazioni USA con rendimenti fino al 6,5%

Politiche di Trump 2025: impatti su economia USA e sui rendimenti obbligazionari

  • Tariffe “universali”: da aprile 2025 è in vigore un dazio base del 10% su (quasi) tutte le importazioni verso gli USA, con modulazioni e possibili rialzi per Paesi/settori specifici. Potenziale effetto: inflazione importata, rialzo della term premium e pressione sui rendimenti a lunga.
  • Chip al 100%: la Casa Bianca ha annunciato dazi del 100% sui semiconduttori importati (con esenzioni per produzione negli USA). Effetto: prezzi elettronica più alti, “second-round effects” su auto/elettrodomestici; rischio core goods in risalita.
  • Tagli fiscali 2025 (“One Big Beautiful Bill”): estensione/espansione di parti della TCJA e nuove misure (es. agevolazioni su tips/overtime). Effetto: stimolo ciclico, ma deficit più ampio ⇒ maggiore offerta di Treasury e rendimenti potenzialmente più elevati sulla lunga.
  • Energia: deregolamentazione pro-oil&gas e stretta su eolico offshore, più “emergenza energetica” al day-one. Effetto: supporto all’offerta energetica interna (cap ai prezzi nel medio), ma nel breve i dazi dominano la dinamica prezzi-import.
  • Immigrazione: misure restrittive e programmi di rimpatrio possono ridurre l’offerta di lavoro in settori labour-intensive, con effetti misti: pressioni di costo (inflazione) e raffreddamento della crescita. Baker InstitutePenn Wharton Budget Model
  • Fed e Jackson Hole: mercato prezza un taglio a settembre (0,25% base case), ma il tono di Powell resta cauto mentre la Casa Bianca alza la pressione politica. Oggi la curva si irripidisce: giù il breve (sconta i tagli), più rigida la lunga (inflazione/deficit).

1) Tariffe commerciali: inflazione, crescita e curva dei rendimenti

Cosa è stato fatto

  • Dal 5 aprile 2025 è attivo un dazio del 10% “reciproco” su larga base; successivi aggiustamenti hanno modulato/esteso le aliquote. The White Housecontent.govdelivery.com
  • La Casa Bianca ha inoltre segnalato dazi fino al 100% sui semiconduttori importati, esenti se prodotti negli USA.

Implicazioni macro

  • Inflazione: i dazi alzano i prezzi dei beni importati e dei settori downstream (elettronica, auto, elettrodomestici). Potenziale risalita del core goods CPI e ritardo del ritorno al target 2%. AP News
  • Crescita: dazi + incertezza sulla supply chain possono frenare investimenti ed export partner-driven; l’impatto netto dipende dal mix con incentivi domestici (fiscali/industriali).
  • Curva dei rendimenti: più term premium a lunga (inflazione/volatilità), mentre il breve scende se la Fed taglia per compensare il freno alla crescita. È ciò che i desk stanno prezzando con curva più ripida.

2) Fisco: stimolo oggi, deficit domani (e più Treasury sul mercato)

Il pacchetto 2025 ha reso permanenti/estese varie misure pro-crescita (eredità TCJA) e introdotto novità su tip & overtime. Think tank indipendenti stimano cali di gettito nell’ordine di 4,5–5 trilioni nel 2025-2034 (statico). Conseguenze: deficit maggiore e più emissioni di Treasuries, fattori che normalmente spingono al rialzo i rendimenti lunghi (o ne limitano la discesa).


3) Energia: più offerta fossile, meno vincoli per drilling

  • EO “Unleashing American Energy” e emergenza energetica al day-one: accelerazione permessi oil&gas, revisione vincoli, pausa su leasing eolico offshore. Effetto: cap ai prezzi energia nel medio se l’offerta risponde; nel breve, l’impulso inflattivo principale resta import-driven via dazi.

4) Immigrazione e mercato del lavoro

Studi recenti su scenari di deportazione ampliata stimano: minor PIL nel tempo, salari divergenti (alcuni low-skill su, high-skill sotto pressione), costi fiscali rilevanti. Nel breve, la riduzione dell’offerta di lavoro in settori chiave può inasprire i salari settoriali e l’inflazione di servizi ad alta intensità di manodopera.


5) Federal Reserve: tagli prudenti vs pressioni politiche

  • Tasso obiettivo attuale: 4,25–4,50%; il mercato vede alta probabilità di -25 bps a settembre. Powell, però, ha segnalato prudenza e non è scontato che “prometta” all’incontro di Jackson Hole (21–23 agosto).
  • La Casa Bianca ha aumentato la pressione (persino con minacce di azioni legali verso Powell): un contesto che può incidere sulle aspettative ma non cambia il mandato della Fed.

6) Cosa significa per i bond in dollari (playbook operativo)

Scenario base (prob. ~50%)

  • Fed: -25 bps a settembre, comunicazione “data-dependent” dopo.
  • Inflazione: core sticky per dazi, ma non fuori controllo.
  • Curva: irripidimento (2–10 in allargamento).
  • Bond:
    • Treasury 2–3 anni: rendimento in calo graduale (beneficio dai tagli).
    • Treasury 10–30 anni: discesa limitata dai timori su inflazione/deficit (term premium alta).
    • IG corporate USD: spread stabili/leggermente più larghi in settori import-intensive; meglio emittenti domestici, cash-rich.
    • TIPS: quota tattica come hedge dazi-inflation.

Scenario “inflation-rebound” (prob. ~30%)

  • Dazi + mercati del lavoro “stretti” riaccendono il core; Fed più falco ⇒ tagli rimandati o minori.
  • Lunga risale, spread credit si allargano, equity più volatile.
  • Bond: preferire breve/scadenze intermedie, TIPS e quality IG a duration contenuta.

Scenario “growth scare” (prob. ~20%)

  • Shock su fiducia/investimenti (tariffe + incertezza) ⇒ crescita giù.
  • Fed accelera i tagli; tutta la curva scende, credit sotto pressione ma Treasury bene.
  • Bond: allungare duration su UST 10–30Y, ridurre beta di credito.

7) Settori da sovra/sottopesare nel credito USD

  • Meglio: utility/regolati USA, telecom domestiche, healthcare big-cap, finanziari con funding stabile.
  • Cautela: auto & consumer durables import-heavy (sensibili a chip e componentistica), retailer a bassa redditività, industriali con alta quota input esteri. (Il rischio “chip 100%” pesa sulle filiere elettroniche e automotive).

8) Per investitori europei (EUR-base)

  • Cambio: con la Fed che taglia più dell’ECB e tariffe che comprimono domanda, il $ può restare morbido a tratti; copertura FX da valutare (costi in calo se i differenziali si riducono).
  • Allocation: non oltre ~25% del portafoglio in valute estere non coperte; diversificare su UST brevi + IG USD a duration medio-bassa; aggiungere TIPS come hedge.

9) Date da monitorare (near term)

  • Jackson Hole: 21–23 agosto — tono di Powell.
  • Semiconduttori: finestra annuncio-attuazione dazi “chip” entro prossime settimane.
  • FOMC: 16–17 settembre — decisione sui tassi (consensus: -25 bps).

Conclusione

Il mix tariffe + tagli fiscali + deregolamentazione energetica tende a essere inflation-mix nel breve (via import prices) e deficit-mix nel medio (più offerta di Treasury), con una Fed pronta a tagliare in modo graduale ma non “a occhi chiusi”. Tradotto sui bond: front-end favorito, long-end frenato dalla term premium, IG selettivo (meno esposizione a supply chain estere) e TIPS come polizza anti-tariffe. In gergo da trading: carry sul breve, barbell prudente e casco ben allacciato su Jackson Hole

  • Jackson Hole sarà il vero spartiacque dell’estate finanziaria.
  • Il mercato punta su tagli Fed più aggressivi, con effetti immediati sui Treasury e sui bond corporate in dollari.
  • La selezione di 15 bond in valuta americana offre rendimenti fino al 6,3%, ma con il rischio cambio sempre da considerare.
  • I Btp restano interessanti nell’area euro, ma con margini di crescita più limitati rispetto ai titoli in dollari.

In questo contesto, una diversificazione ragionata tra bond Usa e governativi europei può rappresentare la mossa giusta per cavalcare l’autunno dei mercati.

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Autore

  • massimiliano biagetti

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.