L’affrontare un investimento in pastorizia, e provare a comprendere se oggi convenga provarci, potrà suonare strano abituati come siamo a ragionare sempre in termini puramente monetari quando si parla di investimenti.
Parlando di pastorizia, è facile che ci vengano alla mente le immagini delle transumanza, alla presenza nel nostro territorio italiano di tale attività, e specie per chi scrive, alle molteplici immagini che sovente arrivano dalle zone più povere del mondo, dove la pastorizia è un’attività da preservare, curare, per sopravvivere.
La pastorizia, dalla notte dei tempi, unita alla transumanza, ha rappresentato il modo in cui poter affrontare il problema alimentare e/o gestire una crisi alimentare; si pensi che l’allevamento di animali è stata la prima attività lavorativa umana dopo la caccia la pesca e la raccolta, prima ancora dell’agricoltura. Allevare animali è una cosa facile da imparare, non servono risorse se non un prato e dell’acqua, anche se oggi le cose siano cambiate, fondamentalmente le basi quelle rimangono. Il settore, ai giorni nostri, ha conosciuto una situazione di crisi in presenza di un mercato che punta a frenare l’utilizzo di terreni utili al pascolo, e alla concentrazione dei terreni dedicati alla pastorizia. Crisi alimentari, e pastorizia, sono poi sempre stati un connubio perfetto per alcune zona del pianeta.
Investire in pastorizia: un’attività remunerativa?
Senz’altro, oltre alle difficoltà ambientali, la pastorizia non è mai stata considerata seriamente come opportunità di investimento, con strumenti, mezzi, e tecniche adeguate in rispetto del territorio. A tal proposito il giornale The Guardian nel 2011, in un articolo di approfondimento, affermava in merito che la crisi alimentare del Corno d’Africa è una crisi di bestiame indotta da una carenza cronica di investimenti.
Investire in pastorizia conviene?
Ne deduciamo, quindi, che l’investire in pastorizia è sempre stata una opportunità residua, o da sacrificare per “investimenti più redditizi” e forse noti/consolidati.
Tornando al nostro territorio, il futuro dell’agricoltura e dell’ allevamento, specie in territorio montano richiedono alcune riflessioni. A livello generale, si è portati a considerare il prodotto montano, o agricolo italiano, come sinonimo di qualità a rappresentazione delle biodiversità ambientali, ma vi sono difficoltà nel coniugare tradizione, valore, ed investimento nel settore. Dati statistici evidenziano come gli ultimi decenni abbiano segnato un declino dell’allevamento, la riduzione dei capi, e la contrazione delle aziende occupate in tale settore, proprio perché esistono investimenti in grado di attirare maggiore attenzione e capitali.
La pastorizia: un lavoro che si potrebbe sfruttare di più
In Italia, nonostante le difficoltà, continua ad esistere la pastorizia degli ovini in transumanza: Coldiretti registra dati positivi nel settore. Ma cos’è la transumanza, specie se dobbiamo capire come gestire un investimento in pastorizia? La transumanza è una pratica che prevede lo spostamento del gregge verso valle nei periodi freddi, e la salita verso le montagne nella stagione estiva. È una pratica che agevola il gregge specie nella ricerca del cibo necessario. Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia sono regioni dove ancora c’è una parte di allevamento ovino in transumanza ( oggi si fa caricando le pecore nei camion) , con un numero di pastori limitato impegnati in tale pratica. È un mestiere duro quello del pastore, dove (quasi) l’impegno con la pastorizia diviene la propria vita. È un mestiere che richiede sacrificio, passione, ma che ha le sue ricompense come resa dal proprio impegno.
Lavorare nella pastorizia conviene?
Diciamo che la convenienza sta nell’investire e far lavorare gli altri, a meno che non si abbia una vera e propria passione per la vita all’aperto e a contatto con la natura, il lavoro del pastore è uno dei più disagiati che esistano. Resta il fatto che la ricerca di lavoratori in pastorizia c’è: al proposito, se si dà uno sguardo ad internet in merito alle offerte lavorative offerte dalla pastorizia, ve ne sono parecchie. Carente è la domanda, forse in prospettiva del duro lavoro, del sacrificio, e della competenza necessaria, ma il settore è vivo e vitale, ed in grado di generare posti di lavoro. Questo è un buon segno. Dando un colpo d’occhio alla Svizzera, ed al Canton Ticino, qualche anno fa i media segnalavano come vi fosse una carenza di personale dedito all’allevamento/agricoltura con posizioni aperte ben pagate (si parlava di circa 3000 Euro mensili). Il motivo è sempre lo stesso: poca capacità di attirare persone verso un lavoro duro che però ricompensa, sia economicamente, sia umanamente, dell’impegno. Da tale situazione, un investimento in pastorizia, oggi, ha molti elementi in grado di richiamare nuove persone.
Fare l’allevatore di bestiame, un lavoro che rende:
Figura chiave di un investimento in pastorizia è il pastore: persona che deve sapere gestire il gregge, che conosca il mondo agricolo specie per i terreni su cui gli animali passeranno, ed anche possedere cognizioni di polizia locale specie se il gregge transita per i centri abitati.
Vi sono stati, recentemente, casi di ritorno alla pastorizia, complice la crisi economica, ma principalmente per il bisogno di un nuovo stile di vita per le persone. Ma oltre il “guadagno” psico/fisico, cosa ne ricava nello specifico un soggetto che decide di investire oggi in pastorizia?
La vendita dei prodotti in pastorizia:
Senz’altro i prodotti derivati dal latte (formaggio, yogurt etc.), ma anche la lana sono ottimi segnali economici di richiamo. Una ricerca svolta da Millionaire, su un caso specifico di ritorno alla pastorizia, cita a tal proposito come oltre il “guadagno” derivante dalla vendita dei prodotti alimentari, e la lana comportino un più che buon ritorno economico: nello specifico si parlava di pastorizia con capre da cashmere, ed il filato pregiato ricavato giustificava i sacrifici fatti nell’abbandonare tutto, ed investire in una nuova attività, e stile di vita.
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Fondi europei per la pastorizia:
Molti non sanno che l’Unione Europea stanzia dei fondi tramite il Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale ( FEASR) che promuove sia l’agricoltura per la pastorizia all’Italia e alle altre nazioni che hanno ancora questo tipo di attività. Sono dei soldi che si ottengono presentando le domande alle Regione italiana emana, in tema di pastorizia, norme regionali a supporto e regolamentazione di tale attività. La Regione Lombardia considera la pastorizia un’attività cultura di forte impatto, ed in riferimento alla Convenzione Unesco 2003, la pastorizia è inserita nel Registro delle eredità culturali. Ogni regione italiana, tutti gli anni, emana un bando per i fondi europei per l’agricoltura e la pastorizia, molto interessanti le possibilità per i giovani che vogliono aprire un’attività.
La pastorizia: un’attività che va al di là della semplice creazione di ricchezza:
Valenza culturale, ecologica, ambientale, etc. giustificano una rilevante considerazione degli organi di governo regionale. Le Nazioni Unite con l’Environment Program riconosce il valore della green economy della pastorizia, invitando ad investire in tale settore. È una pastorizia non intensiva, che tutela il diritto di proprietà, i diritti degli allevatori ed il valore del territorio. Sempre a livello lombardo, esistono Linee di indirizzo regionale sulla pastorizia ovina vagante, che tramite alcuni dipartimenti veterinari specializzati monitorano gli spostamenti ovini tramite GPS, il tutto a fini di manutenzione del territorio in caso di transumanza. Esistono poi numerosi Protocolli di Intesa a livello interprovinciale, o progetti mirati a rafforzare e preservare la pastorizia nel territorio in riferimento ai principali prodotti ottenibili da tale attività (lana, carne, latte, formaggi etc.).
Conclusioni:
Da questo breve excursus, ne possiamo dedurre che investire in pastorizia, oggi, rappresenta una “nuova forma” di attività economica, se comparata con le tradizionali che da decenni l’hanno sacrificata. I vantaggi economici vi sono, ed a detta di chi ha già provato, in grado di ripagare l’investimento iniziale ed i sacrifici che si incontrano, guadagnandone inoltre in salute psichica.