Ecco alcune conseguenze del cambio dei tassi di interesse USA su investimenti, obbligazioni, fondi comuni, borse valori, cosa succede se il tasso d’interesse si alza e cosa può accadere se i tassi si abbassano?
L’imminente e pronosticato aumento dei tassi di interesse USA viene visto con favore dalla comunità finanziaria mondiale che attendeva da tempo questa mossa statunitense.
Un innalzamento che dovrebbe essere graduale e proseguire con almeno 2 scaglioni nel 2017.
I mercati finanziari internazionali guardano all’anno venturo con rinnovato entusiasmo. Da gennaio sarà sempre più determinante selezionare e adeguare la diversificazione degli investimenti puntando su buoni pagatori di dividendi, obbligazioni a più alto rendimento e investimenti in infrastrutture e real estate.
Tassi di interesse USA e Crescita economica
Forse aumenteranno i tassi di interesse nel 2018, ma ancora non c’è niente di certo, anche se molti danno la cosa per scontata, visto la politica di tassazione di Trump, la continua crescita economica in USA ed in Europa.
Gli analisti nel 2017Â non avevano grande fiducia sulla crescita economica e su rendimenti elevati dei mercati dei capitali. Ma non temono la recessione nelle vaste aree economiche come il Vecchio Continente. Le scelte politiche e degli istituti centrali potrebbero portare a nuove flessioni del mercato a breve termine. L’incognita principale rimane quella politica soprattutto sul fronte delle questioni rimaste appese come la Brexit, lungi dall’essere effettivamente stata richiesta, e le elezioni politiche che si svolgeranno in Stati chiave come la Germania dove Angela Merkel si candida per un ennesimo mandato ma con minori chance di essere rieletta.
In Europa soffia sempre più forte il vento dei populisti con leader di partito demagogici e degli euro scettici. L’Unione Europea anche nel 2017 sempre di più risulterà schiacciata dal nazionalismo e dal protezionismo e l’austerità .
Fuori Ue rimangono attivi conflitti regionali come quello in Siria e nell’Ucraina, cui si sommano le ambizioni di Mosca e Pechino sul fronte della politica estera. Il quadro è instabile ma i mercati finanziari sapranno comunque tratte dei vantaggi.
 Tassi di interesse USA: Donald Trump
Il presidente eletto Donald Trump inciderà sui mercati finanziari in modo determinante, come ha già fatto con la sua nuova politica fiscale. Più lui spingerà sull’espansione economica più i tassi di interesse USA tenderanno a salire. I Repubblicani controllano tutto negli Stati Uniti e il presidente ha veramente la possibilità e l’opportunità di fare il bello e il cattivo tempo. Il combinato tra riduzione delle imposte, deregulation e progetti per le infrastrutture, funzionerà da NOS sparato a tutto gas per l’economia statunitense, portando ad una crescita in grado di proseguire per 8 – 9 anni per tutta la durata di un ipotetico secondo mandato di Trump e quindi fino al 2024. Come conseguenza aumenterà l’inflazione.
Gli investitori
I mercati finanziari brindano in anticipo ma l’euforia degli investitori andrà a raffreddarsi in quanto per mettere in atto i piani Trump ha bisogno di più tempo di quanto ipotizzato ed agognato da molti sui mercati. L’isolamento andrebbe a schiacciare la competitività delle società USA in caso di aumento dei costi. La crescita dell’inflazione per il 2017 non dovrebbe essere comunque essere elevata.
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 L’attacco alla CinaÂ
Donald Trump è in grado di sorprendere sia in senso positivo che negativo. Il primo attacco alla Cina è avvenuto in modo diretto in queste ore. Da 37 anni nessun leader USA trattava con Taiwan. Le amministrazioni statunitensi consideravano valido il concetto di One China. La telefonata tra Trump e la leader di Taiwan ha fatto irritare e non poco Pechino, segnale che l’imprenditore fa sul serio volendo contrastare in tutti i modi l’avanzata cinese negli interessi a stelle e strisce.
Crescita del 3,5%Â
Le previsioni per l’economia globale sono di una crescita al 3,5% che porterebbe il 2017 ad essere l’ottavo anno con una crescita maggiore del 3%. E’ attesa anche una parziale ripresa economica nell’Eurozona. Per il 2017 è possibile una crescita media dell’1,3% nel Nostro continente, spinta in particolare dai consumi.
Il super dollaroÂ
Sul fronte obbligazionario e valutario, il nuovo anno si distinguerà per una distanza netta tra le politiche adottate dalle banche centrali, con un effetto indiretto sul biglietto verde. Sono attesi 2 nuovi rialzi dei tassi d’interesse nel 2017, mentre, secondo le previsioni, l’Ue resterà ferma sui livelli minimi e proseguirà nel programma di riacquisto di titoli di Stato.
Per il 2017 è previsto un dollaro USA sempre più forte.
Nel 2017, nell’area Euro e negli Stati Uniti, le obbligazioni sovrane porteranno rendimenti complessivamente negativi. La differenza tra i tassi d’interesse europei e quelli statunitensi andrà ad accrescersi. Nei mercati emergenti, alcune obbligazioni sovrane in hard currency sembrano interessanti, anche se in balia di una maggiore volatilità dei prezzi.
Gestione del rischioÂ
Rimane molto arduo fare previsioni vista l’incertezza della politica di Trump. Le azioni statunitensi potrebbero avere un beneficio dalla deregulation e da un nuovo programma fiscale, ma tali effetti benefici potrebbero essere mitigati da un dollaro forte e dalla pressione sui salari. L’aumento dei tassi d’interesse frenerebbe in una prima fase la crescita delle quotazioni azionarie. Mercati volatili e con movimenti laterali sono una grande fonte di opportunità per gli investitori che assumono un approccio tattico. Viste le scarse prospettive di rendimento, gli investitori devono accettare il rischio ottimizzandolo rispetto a un obiettivo di rendimento stabilito.
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