Investire in Idrogeno con gli ETF: Guida agli ETF su Idrogeno

Secondo Noi i motori a celle a combustibile sostituiranno quelli endotermici più e meglio di quelli elettrici, almeno in Occidente, per questo l’idrogeno si sta affermando come un vettore energetico cruciale nella transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio. La sua versatilità lo rende particolarmente prezioso per decarbonizzare i cosiddetti settori “hard-to-abate”, come l’industria pesante e i trasporti a lunga percorrenza, dove l’elettrificazione diretta presenta complessità significative.1 Questa caratteristica posiziona l’idrogeno non come una mera alternativa energetica, ma come un elemento potenzialmente indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali. Di conseguenza, l’interesse da parte degli investitori è in netta crescita, attratti dalle prospettive di sviluppo esponenziale del mercato, specialmente per l’idrogeno verde e pulito. Le previsioni indicano tassi di crescita annua composti (CAGR) che si attestano tra il 35.95% e il 49.5% per il segmento dell’idrogeno verde fino al 2034-2035 3, delineando la portata di questa opportunità. A testimonianza dell’impegno finanziario globale, sono stati annunciati investimenti diretti in progetti legati all’idrogeno per un valore di 570 miliardi di dollari entro il 2030.2

L’entusiasmo per il potenziale dell’idrogeno è palpabile, come dimostrano i significativi investimenti annunciati. Tuttavia, la concretizzazione di tale potenziale è un percorso complesso. Un’analisi più approfondita rivela che, nonostante le ingenti somme promesse, solo una frazione minoritaria dei progetti, circa il 7%, ha effettivamente superato la fase di decisione finale di investimento (FID).2 Questo divario tra annunci e implementazione effettiva suggerisce che, sebbene il “cosa” – ovvero il potenziale intrinseco dell’idrogeno – sia ampiamente riconosciuto, il “come” – ossia il superamento delle barriere di costo, dei rischi tecnologici e delle carenze infrastrutturali – è ancora in una fase di definizione e sviluppo. Tale scenario implica per gli investitori la necessità di adottare un orizzonte temporale di lungo periodo e una ponderata tolleranza al rischio. Parallelamente, la spinta verso l’adozione dell’idrogeno è intrinsecamente motivata dalla necessità di ridurre le emissioni globali.1 Questo allinea strettamente gli investimenti nel settore dell’idrogeno con i crescenti flussi di capitale diretti verso strategie di investimento sostenibile e responsabile (ESG). È importante notare, tuttavia, che il grado di “purezza” ESG può variare significativamente a seconda del metodo di produzione dell’idrogeno, un aspetto che gli investitori attenti alla sostenibilità dovranno considerare attentamente.

Sezione 2: Capire gli ETF sull’Idrogeno – Cosa Sono e Come Funzionano

Gli Exchange Traded Fund (ETF) sono fondi d’investimento negoziati in borsa, analogamente alle azioni, che replicano la performance di un determinato indice di riferimento. Offrono agli investitori i vantaggi della diversificazione, tipica dei fondi comuni, uniti alla flessibilità e alla liquidità della negoziazione azionaria. All’interno della vasta gamma di ETF disponibili, quelli tematici si concentrano su specifici settori, industrie o megatrend di lungo periodo. Gli ETF sull’idrogeno rientrano in questa categoria, fornendo un veicolo d’investimento per accedere alle opportunità offerte dal crescente mercato dell’idrogeno.5

Questi strumenti finanziari mirano a replicare passivamente la performance di un indice composto da un paniere di società attive lungo l’intera catena del valore dell’idrogeno. Tale catena include aziende coinvolte nella produzione di idrogeno (che può essere verde, se prodotto da fonti rinnovabili; blu, da combustibili fossili con cattura del carbonio; o grigio, da combustibili fossili senza cattura del carbonio), nello sviluppo e nella manifattura di celle a combustibile ed elettrolizzatori, nell’integrazione dell’idrogeno nei sistemi energetici esistenti, nonché nello stoccaggio, nel trasporto e nella distribuzione di questo vettore energetico.6 Il portafoglio di un ETF sull’idrogeno può quindi comprendere una varietà di imprese, che spaziano da giganti consolidati nel settore dei gas industriali, come Linde o Air Products, a società tecnologiche più piccole e specializzate, focalizzate ad esempio su celle a combustibile come Bloom Energy o Plug Power.7 È fondamentale comprendere che la definizione di “azienda dell’idrogeno” può essere interpretata in modo più o meno ampio dai fornitori di indici. Di conseguenza, i portafogli degli ETF sull’idrogeno possono presentare profili di rischio e rendimento anche molto differenti tra loro, a seconda della composizione specifica dell’indice sottostante. Alcuni ETF potrebbero essere maggiormente concentrati su aziende “pure-play” emergenti, caratterizzate da un elevato potenziale di crescita ma anche da una maggiore volatilità, mentre altri potrebbero privilegiare società industriali più grandi e diversificate, che dedicano solo una parte del loro business all’idrogeno. Gli investitori devono quindi guardare oltre la semplice denominazione dell’ETF e analizzarne attentamente la composizione.

Gli ETF sull’idrogeno offrono indubbiamente una via d’accesso “semplificata” a un settore che, per sua natura, è complesso e altamente tecnico.9 Consentono di ottenere un’esposizione diversificata con un singolo strumento negoziabile. Tuttavia, questa apparente semplicità non deve mascherare la volatilità e i rischi intrinseci che caratterizzano molte delle singole società operanti nel settore dell’idrogeno. La diversificazione offerta dall’ETF mitiga il rischio idiosincratico legato a una singola azienda, ma non elimina il rischio sistemico associato all’intero settore dell’idrogeno, che, come si vedrà, può essere soggetto a significative fluttuazioni.

Investire in Idrogeno con gli EFT: Guida agli EFT su Idrogeno
Hydrogen renewable energy production – hydrogen gas for clean electricity solar and windturbine facility. 3d rendering.

Sezione 3: Il Mercato Globale dell’Idrogeno – Dinamiche e Prospettive Future

Il mercato globale dell’idrogeno è sospinto da una serie di potenti motori di crescita. Tra questi spiccano gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati da numerosi governi a livello mondiale, che vedono nell’idrogeno pulito una soluzione chiave. A ciò si aggiunge un crescente sostegno governativo sotto forma di politiche dedicate, sussidi e quadri normativi favorevoli. Un esempio significativo è l’Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA) negli Stati Uniti, che ha stanziato 8 miliardi di dollari per lo sviluppo di “Regional Clean Hydrogen Hubs”, con l’obiettivo di potenziare la produzione, distribuzione e stoccaggio dell’idrogeno.2 Parallelamente, i continui progressi tecnologici mirano a ridurre i costi di produzione, specialmente per l’idrogeno verde ottenuto tramite elettrolisi alimentata da fonti rinnovabili.2 La domanda di idrogeno è inoltre in aumento in settori chiave come i trasporti pesanti (Fuel Cell Electric Vehicles – FCEV) e l’industria energivora.3

Nonostante le prospettive promettenti, il settore dell’idrogeno deve affrontare sfide considerevoli. Il cosiddetto “green premium”, ovvero il costo attualmente più elevato dell’idrogeno verde (stimato tra 3 e 8 euro per chilogrammo) rispetto all’idrogeno grigio (prodotto da gas naturale senza cattura del carbonio, con costi tra 1 e 2 euro per chilogrammo), rappresenta un ostacolo significativo alla sua adozione su larga scala.2 Altre sfide includono la necessità di sviluppare infrastrutture dedicate per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto, che richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi di realizzazione. Inoltre, come già accennato, molti progetti annunciati faticano a raggiungere la decisione finale di investimento (FID), spesso a causa dell’incertezza sui flussi di ricavi futuri e sulla stabilità dei quadri normativi.2 Specificamente per i progetti di idrogeno verde, emergono ulteriori complessità, come la competizione per l’accesso a grandi quantità di energia elettrica rinnovabile e i ritardi nelle connessioni alla rete elettrica.11

Le prospettive future del mercato rimangono comunque orientate a una crescita significativa. Alcune stime indicano che il valore del mercato globale dell’idrogeno si attestava a 216,19 miliardi di dollari nel 2023 e si prevede possa crescere con un CAGR del 7,63% fino al 2029, con una produzione globale che potrebbe raggiungere i 685,18 milioni di tonnellate metriche nel 2050.12 Per il solo mercato dell’idrogeno verde, si prevede una crescita da 1,5 miliardi di dollari attuali a 125,3 miliardi entro il 2035.4 Si attende inoltre una progressiva diminuzione dei costi dell’idrogeno verde, grazie alle economie di scala nella produzione di elettrolizzatori e al continuo calo dei prezzi dell’energia da fonti rinnovabili.10

È importante riconoscere che la transizione verso un’economia dell’idrogeno non sarà né lineare né omogenea. L’idrogeno blu, prodotto da gas naturale con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), giocherà probabilmente un ruolo transitorio più lungo e significativo di quanto una narrativa focalizzata esclusivamente sull’idrogeno verde potrebbe suggerire. Il “green premium” e i costi attuali dell’idrogeno verde rendono infatti l’idrogeno blu una soluzione più praticabile nel breve-medio termine per molte applicazioni industriali e per avviare la transizione. Ad esempio, aziende come Linde hanno annunciato di concentrarsi prevalentemente su progetti di idrogeno blu negli Stati Uniti, in risposta alle incertezze normative sull’idrogeno verde.7 Le proiezioni a lungo termine indicano che l’idrogeno verde potrebbe costituire i due terzi della produzione totale entro il 2050, il che implica che una porzione ancora significativa del mercato sarà soddisfatta da idrogeno blu o, in misura decrescente, grigio per diversi decenni.12 Gli investitori devono essere consapevoli di questa sfumatura, poiché gli ETF sull’idrogeno possono includere società con una significativa esposizione anche all’idrogeno blu, influenzando il profilo ESG complessivo dell’investimento.

Il successo del mercato dell’idrogeno dipende dalla creazione e dallo sviluppo di un complesso ecosistema interconnesso. I progressi tecnologici nella produzione e nell’utilizzo, politiche di supporto governativo stabili e di lungo periodo, lo sviluppo capillare di infrastrutture dedicate e la creazione di una domanda solida e crescente devono avanzare in parallelo. Un ritardo significativo in una di queste aree può infatti frenare lo sviluppo dell’intero settore.2 Per gli investitori, ciò significa che i progressi potrebbero essere incostanti e dipendenti da una molteplicità di fattori esterni alle singole aziende. Sebbene le proiezioni di crescita a lungo termine siano molto ottimistiche, il percorso per raggiungerle sarà probabilmente caratterizzato da cicli di entusiasmo (hype) e successive delusioni o correzioni, che si rifletteranno inevitabilmente sulla volatilità degli asset finanziari legati all’idrogeno. La recente performance negativa di molti ETF tematici sull’idrogeno potrebbe essere interpretata come un esempio di questa dinamica di mercato, in cui le aspettative iniziali si scontrano con le sfide reali legate ai costi, all’adozione su larga scala e alla redditività.

Sezione 4: I Principali ETF sull’Idrogeno UCITS per Investitori Italiani

Per gli investitori italiani interessati a ottenere un’esposizione al settore dell’idrogeno, esistono diversi Exchange Traded Fund (ETF) conformi alla normativa UCITS (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities), che garantisce un quadro normativo armonizzato a livello europeo per la protezione degli investitori. Molti di questi ETF sono negoziabili direttamente su Borsa Italiana, facilitando l’accesso. Di seguito, si analizzano alcuni dei principali ETF sull’idrogeno disponibili.

Il L&G Hydrogen Economy UCITS ETF (ISIN: IE00BMYDM794), emesso da Legal & General Investment Management (LGIM), è uno degli ETF più noti in questo segmento. È quotato su Borsa Italiana con il ticker HTWO (per la classe con valuta di negoziazione EUR).13 Questo ETF mira a replicare la performance dell’indice Solactive Hydrogen Economy Index NTR.16 Il Total Expense Ratio (TER) si attesta intorno allo 0,49% annuo e il fondo gestisce un patrimonio (AUM) di circa 300-345 milioni di dollari USA, a seconda delle rilevazioni.16 Adotta una politica di accumulazione dei dividendi, reinvestendoli nel fondo, ed è domiciliato in Irlanda. È classificato come Articolo 9 secondo la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), indicando un obiettivo di investimento sostenibile.13 La strategia di investimento si concentra su aziende globali attivamente impegnate nell’economia dell’idrogeno, dalla produzione all’utilizzo finale.18 Tra le principali partecipazioni figurano tipicamente società come Bloom Energy, Siemens Energy, Weichai Power e Cummins.16 L’allocazione settoriale vede una predominanza dei settori Industriali e dei Materiali, mentre geograficamente l’esposizione è globale, con un peso significativo su Stati Uniti, Europa e Asia.16 Le performance storiche recenti, come per molti ETF del settore, hanno mostrato una certa volatilità e rendimenti negativi nel breve periodo (es. YTD e a 1 anno al 31 marzo 2025 rispettivamente -3.90% e -10.41% per la classe in USD).16

Un altro importante attore è il VanEck Hydrogen Economy UCITS ETF (ISIN: IE00BMDH1538), precedentemente noto come VanEck Vectors Hydrogen Economy UCITS ETF. È anch’esso quotato su Borsa Italiana con il ticker HDRO (classe in EUR).20 L’ETF replica l’indice MVIS Global Hydrogen Economy ESG Index, focalizzandosi su società globali liquide attive nel settore dell’idrogeno, incluse quelle delle celle a combustibile e dei gas industriali.21 Il TER è dello 0,55% annuo, con un AUM che si aggira intorno ai 47-55 milioni di dollari USA.21 Anche questo ETF è ad accumulazione, domiciliato in Irlanda e classificato come Articolo 9 SFDR.20 Tra le sue principali partecipazioni si trovano aziende come Linde, Plug Power, Bloom Energy e Air Products.23 L’allocazione geografica vede un peso rilevante degli Stati Uniti, seguiti da Giappone e Cina.23 Le performance passate hanno rispecchiato l’andamento del settore, con una significativa volatilità; ad esempio, al 31 marzo 2025, la performance da inizio anno (YTD) era di -17.02% e quella a un anno di -35.03%.23

Il Global X Hydrogen UCITS ETF (ISIN: IE0002RPS3K2) è offerto da Global X ETFs ed è negoziato su Borsa Italiana con il ticker HYGN (classe in EUR).25 Questo ETF segue l’indice Solactive Global Hydrogen v2 Index, investendo in società che dovrebbero beneficiare dell’avanzamento dell’industria globale dell’idrogeno, inclusa la produzione, l’integrazione nei sistemi energetici, e lo sviluppo di celle a combustibile ed elettrolizzatori.26 Ha un TER dello 0,50% e un AUM più contenuto, intorno ai 4,3 milioni di dollari USA (dati di maggio 2025).26 È un ETF ad accumulazione, domiciliato in Irlanda e classificato come Articolo 8 SFDR, che promuove caratteristiche ambientali o sociali.25 Le principali partecipazioni includono Doosan Fuel Cell, SFC Energy, Bloom Energy e Nel ASA.26 La sua allocazione geografica, secondo dati recenti, vede una forte presenza di Stati Uniti, Corea del Sud, Norvegia e Germania, con il settore Industriale che domina l’allocazione settoriale.26 Le performance storiche recenti sono state negative, con un YTD al 31 marzo 2025 del -19.07% e una performance a 1 anno del -31.54%.26

L’Invesco Hydrogen Economy UCITS ETF Acc (ISIN: IE00053WDH64) è un’altra opzione per gli investitori. È quotato su Borsa Italiana con il ticker HYDE (classe in EUR).28 L’ETF mira a replicare l’indice WilderHill Hydrogen Economy Index, che include società globali focalizzate su tecnologie innovative per l’avanzamento dell’uso dell’idrogeno e delle celle a combustibile.29 Il TER è dello 0,60% annuo e l’AUM è relativamente piccolo, circa 3 milioni di Euro secondo JustETF a inizio 2025.29 Questo ETF è ad accumulazione, domiciliato in Irlanda e classificato come Articolo 9 SFDR.28 La composizione del portafoglio vede tra i primi titoli società come Bloom Energy, Weichai Power e Renesas Electronics.31 Geograficamente, ha esposizioni significative verso Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, con i settori Industriali e dei Materiali di Base ben rappresentati.31 Data la sua recente costituzione (lancio nel settembre 2022), i dati storici di performance sono limitati, ma quelli disponibili riflettono le difficoltà del settore, con un YTD al 27 febbraio 2025 del -11.76% e una performance a 1 anno del -23.88%.31

L’Amundi Global Hydrogen ESG Screened UCITS ETF Acc (ISIN: FR0010930644) è un prodotto di Amundi ETF. È quotato su diverse borse europee, inclusa XETRA con ticker AMEE e Euronext Paris con ticker ANRJ.32 Questo ETF replica l’indice Bloomberg Hydrogen ESG Screened, che traccia società globali attive nell’industria dell’idrogeno con filtri ESG.32 Ha un TER dello 0,45% annuo e un AUM di circa 61 milioni di Euro.32 È ad accumulazione, domiciliato in Francia e promuove caratteristiche ESG (Articolo 8 SFDR).33 Tra le principali partecipazioni si trovano Siemens Energy, LG Chem, Fortescue e Linde.32 L’allocazione geografica è globale, con una buona presenza europea (Francia, Spagna, Germania) e statunitense.32 È importante notare che, sebbene JustETF riporti una data di lancio al 2010 per questo ISIN 32, la sua attuale focalizzazione sull’idrogeno e sull’indice Bloomberg Hydrogen ESG Screened è più recente. Pertanto, la lunga storia di performance “since inception” (es. +174.23% 32) non è interamente attribuibile alla strategia attuale sull’idrogeno e deve essere interpretata con cautela. Le performance più recenti, legate all’attuale strategia, sono più indicative (es. YTD al 27 febbraio 2025 +2.07%, 1 anno +8.26% 32).

Infine, l’iShares Energy Storage & Hydrogen UCITS ETF (ISIN: IE000DR59CI3), emesso da BlackRock, ha un focus più ampio che include, oltre all’idrogeno, anche le tecnologie di accumulo dell’energia. È quotato su diverse borse con ticker come STOR (Euronext Amsterdam, USD).34 Replica l’indice STOXX Global Energy Storage and Hydrogen Index, con un TER dello 0,50%.34 È ad accumulazione, domiciliato in Irlanda e classificato Articolo 8 SFDR.34 Le principali partecipazioni includono L’Air Liquide, Contemporary Amperex Technology (CATL), Asahi Kasei e Linde.34 Data la sua recente creazione (febbraio 2025 secondo alcuni snippet 34, anche se la data potrebbe riferirsi a una specifica classe di azioni o essere un errore di battitura, dato che altri snippet non la confermano per un lancio così tardivo), i dati di performance storiche potrebbero essere non ancora disponibili o molto limitati. È cruciale per gli investitori capire che questo ETF offre un’esposizione diversificata che va oltre il solo idrogeno.

La classificazione SFDR (Articolo 8 che “promuove” caratteristiche ESG, o Articolo 9 che ha un “obiettivo” di investimento sostenibile) è un fattore sempre più rilevante. Tuttavia, anche un ETF Articolo 9 potrebbe includere società legate all’idrogeno blu se l’indice sottostante lo permette, poiché l’idrogeno blu, pur derivando da fonti fossili, contribuisce alla riduzione delle emissioni rispetto all’idrogeno grigio se la cattura del carbonio è efficace. Gli investitori che cercano un’esposizione “puramente verde” devono quindi esaminare attentamente la metodologia dell’indice. Inoltre, l’AUM (Assets Under Management) varia notevolmente tra questi ETF, indicando diversi livelli di adozione da parte degli investitori e potenziali implicazioni per la liquidità e i costi di negoziazione, sebbene ETF con AUM più bassi non siano necessariamente meno validi, specialmente se di recente costituzione o focalizzati su nicchie molto specifiche.

Sezione 5: Analisi Comparativa degli ETF sull’Idrogeno

Per facilitare una scelta informata, è utile confrontare direttamente i principali ETF sull’idrogeno UCITS disponibili per gli investitori italiani. Le tabelle seguenti riassumono alcune delle caratteristiche chiave, le allocazioni e le performance, basandosi sui dati disponibili più recenti, che tuttavia possono variare nel tempo.

Tabella 1: Confronto dei Principali ETF sull’Idrogeno UCITS (Dati Indicativi)

Nome ETF e Ticker Borsa Italiana (EUR)ISINEmittenteIndice ReplicatoTER (%)AUM (Mln USD/EUR)Politica DividendiDomicilioArt. SFDR
L&G Hydrogen Economy (HTWO)IE00BMYDM794LGIMSolactive Hydrogen Economy NTR0,49~$300-345 (USD)AccumulazioneIrlandaArt. 9
VanEck Hydrogen Economy (HDRO)IE00BMDH1538VanEckMVIS Global Hydrogen Economy ESG0,55~$47-55 (USD)AccumulazioneIrlandaArt. 9
Global X Hydrogen (HYGN)IE0002RPS3K2Global XSolactive Global Hydrogen v20,50~$4.3 (USD)AccumulazioneIrlandaArt. 8
Invesco Hydrogen Economy (HYDE)IE00053WDH64InvescoWilderHill Hydrogen Economy0,60~€3 (EUR)AccumulazioneIrlandaArt. 9
Amundi Global Hydrogen ESG (ANRJ/AMEE)FR0010930644AmundiBloomberg Hydrogen ESG Screened0,45~€61 (EUR)AccumulazioneFranciaArt. 8
iShares Energy Storage & Hydrogen (STOR)IE000DR59CI3BlackRockSTOXX Global Energy Storage & Hydrogen0,50N/DAccumulazioneIrlandaArt. 8

Nota: I dati di AUM e performance sono soggetti a frequenti variazioni. Ticker si riferisce alla quotazione in EUR su Borsa Italiana o borsa europea rilevante. STOR non è primariamente quotato in EUR su Borsa Italiana e AUM non disponibile negli snippet per confronto diretto. I dati sono aggiornati approssimativamente al primo trimestre 2025 o date vicine, come da snippet.

Dall’analisi comparativa emergono differenze significative. Ad esempio, la concentrazione dei primi 10 titoli varia: alcuni ETF, come il VanEck Hydrogen Economy, mostrano una concentrazione elevata, con i primi 10 titoli che possono rappresentare oltre il 70-78% del portafoglio 23, indicando una scommessa più focalizzata su un numero ristretto di aziende. Altri, come il L&G Hydrogen Economy, pur avendo una concentrazione significativa nei primi 10 (circa 65% 16), potrebbero offrire una diversificazione leggermente maggiore nel resto del portafoglio. Il Global X Hydrogen ETF, in alcune sue composizioni storiche, ha mostrato una forte concentrazione 37, mentre l’ETF Amundi ha i primi 10 titoli che pesano per circa il 48%.32 L’ETF Invesco, nonostante un numero maggiore di costituenti, ha i primi 10 che pesano per circa il 21% 31, suggerendo una maggiore diversificazione tra le singole partecipazioni.

Le allocazioni geografiche e settoriali riflettono le diverse filosofie degli indici. Il Global X Hydrogen UCITS ETF, ad esempio, ha una notevole esposizione verso gli Stati Uniti, la Corea del Sud e la Norvegia, con una forte inclinazione verso il settore industriale.26 Il VanEck Hydrogen Economy UCITS ETF ha una significativa ponderazione su Stati Uniti, Giappone e Cina, coprendo aziende attive nell’intera filiera dell’idrogeno, inclusi gas industriali e celle a combustibile.23 L&G Hydrogen Economy UCITS ETF presenta una diversificazione globale con un focus sui settori Industriali e dei Materiali.16 L’ETF Amundi mostra una buona presenza europea (Francia, Spagna) e statunitense, con un’allocazione bilanciata tra Materiali, Industriali e Utilities.32 L’ETF Invesco ha esposizioni a Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, con una diversificazione settoriale che include Industriali, Materiali di Base, Tecnologia e Utilities.31

I costi, espressi dal TER, variano dallo 0,45% dell’ETF Amundi allo 0,60% dell’ETF Invesco, una differenza che, seppur apparentemente piccola, può incidere sui rendimenti cumulati nel lungo periodo.

Tabella 2: Allocazione e Primi Titoli per ETF Selezionati (Dati Indicativi, % approssimative)

Nome ETFPrimi 5 Titoli (Peso Aggregato Appr. %)Principale Allocazione Settoriale (Peso Appr. %)Principale Allocazione Geografica (Peso Appr. %)
L&G Hydrogen EconomyBloom Energy, Siemens Energy, Weichai Power, Cummins, Kyocera (~38%)Industriali (48%), Materiali (31%)Globale (USA, Europa, Asia) 16
VanEck Hydrogen EconomyJiangsu Guofu, Linde, Plug Power, Bloom Energy, Air Products (~45%)Idrogeno, Celle Comb., Gas Ind. (inferito)USA (27%), Giappone (16%), Cina (16%) 23
Global X HydrogenDoosan Fuel Cell, SFC Energy, Bloom Energy, Nel ASA, Ballard Power (~58%)Industriali (85%)USA (28%), Corea S. (18%), Norvegia (13%) 26
Invesco Hydrogen EconomyBloom Energy, Weichai P., Renesas Elec., Tianneng Power, Dae Myoung (~11%)Industriali (32%), Mat. Base (23%)USA (12%), Corea S. (11%), Giappone (11%) 31
Amundi Global Hydrogen ESGSiemens Energy, LG Chem, Fortescue, Cummins, Linde (~27%)Materiali (39%), Industriali (33%)USA (20%), Francia (16%), Corea S. (9%) 32
iShares Energy Storage & HydrogenL’Air Liquide, CATL, Asahi Kasei, Linde, Air Products (~39%)Materiali (40%), Industriali (36%)Globale (Francia, Cina, Giappone, USA) 35

Nota: I primi titoli e le allocazioni possono variare frequentemente. I dati sono indicativi e basati sulle informazioni più recenti disponibili negli snippet citati.

Tabella 3: Performance Storiche a Confronto degli ETF sull’Idrogeno (Valuta Base ETF, Dati Indicativi)

Nome ETFYTD (%) (circa Q1 2025)1 Anno (%) (circa Q1 2025)3 Anni (% ann.) (circa Q1 2025)Dal Lancio (% ann.) (ove sign.)Volatilità 1 anno (%) (ove disp.)
L&G Hydrogen Economy (USD)-3,90 16-10,41 16-15,92 16N/A (Lancio Feb 2021)25,74 (EUR, JustETF) 38
VanEck Hydrogen Economy (USD)-17,02 23-35,03 23-33,97 23-31,22 (Lancio Mar 2021) 2338,64 (3YR StDev) 39
Global X Hydrogen (USD)-19,07 26-31,54 26-41,42 (ETF) 26-35,40 (Lancio Feb 2022) 26N/D
Invesco Hydrogen Economy (USD)-11,76 31-23,88 31N/A-46,88 (Totale, Lancio Set 2022) 3121,23 (EUR, JustETF) 31
Amundi Global Hydrogen ESG (EUR)+2,07 32+8,26 32+12,4 (calc. da 41.72/3) 32N/D (Vedi nota strategia)14,67 (EUR, JustETF) 32
iShares Energy Storage & HydrogenN/D (Lancio Recente)N/DN/AN/AN/D

Nota: Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. I dati sono approssimativi e basati su fonti e periodi di riferimento diversi. La performance dell’ETF Amundi “dal lancio” è complessa da interpretare a causa del possibile re-focus tematico. N/D = Non Disponibile o Non Applicabile.

È prevedibile una correlazione elevata tra gli ETF sull’idrogeno, data la loro natura tematica. Tuttavia, le differenze nella composizione degli indici sottostanti (ad esempio, un maggiore o minore peso su aziende pure-play rispetto a conglomerati industriali diversificati) possono portare a divergenze significative nelle performance, specialmente in specifici contesti di mercato. Un ETF più concentrato su aziende tecnologiche emergenti e potenzialmente più speculative potrebbe sovraperformare in fasi di mercato “risk-on” (maggiore propensione al rischio) e sottoperformare marcatamente in contesti “risk-off”, rispetto a un ETF con una maggiore ponderazione su aziende industriali più stabili che beneficiano anche di altri flussi di ricavi. Il confronto tra le principali partecipazioni (Tabella 2) e le performance storiche (Tabella 3), seppur con le dovute cautele, può aiutare a illustrare queste dinamiche.

Infine, fattori tecnici come il “tracking difference” (la differenza tra il rendimento dell’ETF e quello del suo indice) e il “tracking error” (la volatilità di questa differenza), sebbene non esplicitamente dettagliati per tutti gli ETF negli snippet forniti, sono importanti. Essi misurano la capacità di un ETF di replicare fedelmente il suo indice di riferimento. Per indici di nicchia, come quelli sull’idrogeno, che possono includere società più piccole o meno liquide, la replica fisica completa potrebbe essere più costosa o complessa, portando potenzialmente a un tracking error maggiore. L’Amundi Global Hydrogen ESG Screened UCITS ETF, ad esempio, dichiara di mirare a un tracking error che normalmente non superi l’1% 33, un dato rassicurante per gli investitori che cercano una replica precisa dell’andamento dell’indice.

Sezione 6: Rischi e Considerazioni Prima di Investire nell’Idrogeno

Investire nel settore dell’idrogeno, e di conseguenza negli ETF che vi si concentrano, comporta una serie di rischi specifici che gli investitori devono attentamente considerare. Data la fase ancora embrionale di sviluppo di molte tecnologie e del mercato stesso, la volatilità è una caratteristica intrinseca di questo tipo di investimento.9 Le quotazioni delle società attive nel settore dell’idrogeno possono subire oscillazioni significative in risposta a notizie, annunci di policy o progressi tecnologici.

Una forte dipendenza dalle politiche governative e dagli incentivi fiscali rappresenta un altro fattore di rischio cruciale.2 Molti progetti sull’idrogeno, specialmente quelli legati all’idrogeno verde, necessitano di un sostegno pubblico per essere economicamente sostenibili nella fase attuale. Eventuali cambiamenti in queste politiche o una riduzione degli incentivi potrebbero avere un impatto negativo sulla redditività e sulla crescita del settore.

I rischi tecnologici sono altrettanto rilevanti. Il successo di numerose aziende del settore dipende dallo sviluppo e dalla commercializzazione su larga scala di innovazioni che non sono ancora pienamente mature o la cui scalabilità economica deve essere ancora dimostrata. Esiste il pericolo che tecnologie oggi considerate promettenti possano essere superate da innovazioni future più efficienti o meno costose, rendendo gli investimenti attuali obsoleti o meno redditizi. Questa rapida evoluzione tecnologica 10 è tipica dei settori emergenti ad alta tecnologia e implica che anche un portafoglio diversificato tramite un ETF potrebbe risentirne se le tecnologie dominanti su cui si basa l’indice di riferimento non dovessero prevalere sul mercato.

L’elevata intensità di capitale richiesta per lo sviluppo di progetti infrastrutturali (impianti di produzione, reti di stoccaggio e trasporto) e per la ricerca e sviluppo è un’altra sfida.2 Le aziende potrebbero necessitare di ingenti finanziamenti, che potrebbero portare a diluizione per gli azionisti esistenti o a difficoltà nel reperire capitali, specialmente in contesti di mercato avversi. I costi di produzione, in particolare il “green premium” che grava sull’idrogeno verde rispetto alle alternative fossili 2, e la forte concorrenza da parte di altre fonti energetiche, sia tradizionali che rinnovabili, costituiscono ulteriori elementi di incertezza.

Alcuni ETF sull’idrogeno, specialmente quelli più concentrati su un numero limitato di titoli o focalizzati su società di minori dimensioni (“small cap”), possono presentare rischi di liquidità e di limitata diversificazione.22 La performance negativa registrata recentemente da molti ETF sull’idrogeno 16 potrebbe essere interpretata non solo come una fisiologica correzione dopo una fase di forte entusiasmo (“hype”), ma anche come un riflesso delle sfide fondamentali che il settore stenta a superare rapidamente, quali i costi elevati e la lentezza nello sviluppo infrastrutturale.2 La ripresa potrebbe quindi richiedere progressi tangibili e misurabili su questi fronti.

Inoltre, la dipendenza da materie prime critiche, come ad esempio i metalli del gruppo del platino utilizzati negli elettrolizzatori a membrana a scambio protonico (PEM), potrebbe esporre il settore a rischi geopolitici e a problematiche lungo la catena di approvvigionamento.11 Queste dinamiche possono influenzare i costi di produzione e la capacità delle aziende di scalare la produzione, aggiungendo un ulteriore livello di rischio non sempre immediatamente evidente dall’analisi superficiale di un ETF.

È pertanto fondamentale che l’investitore consideri l’investimento in ETF sull’idrogeno all’interno di una strategia di portafoglio complessivamente ben diversificata. Data la natura del settore, è consigliabile adottare un orizzonte temporale di investimento di medio-lungo periodo.9 Questo tipo di investimento tematico, per sua natura speculativo, non è generalmente adatto a investitori principianti o con una bassa tolleranza al rischio.9

Sezione 7: Come Scegliere l’ETF sull’Idrogeno Più Adatto

La selezione dell’ETF sull’idrogeno più in linea con le proprie esigenze richiede un’attenta valutazione di diversi fattori, che vanno oltre la semplice comparazione dei rendimenti passati. È essenziale che l’investitore scelga uno strumento finanziario che sia coerente con il proprio profilo di rischio, i propri obiettivi di investimento a lungo termine e le proprie aspettative sul futuro del settore dell’idrogeno.

Un passaggio imprescindibile è l’analisi approfondita della documentazione ufficiale fornita dall’emittente dell’ETF. Il Key Investor Information Document (KIID) o Key Information Document (KID), a seconda della normativa applicabile, e il factsheet del fondo contengono informazioni cruciali.18 Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta ai seguenti aspetti: i costi totali annui (TER), poiché incidono direttamente sui rendimenti netti a lungo termine; l’indice replicato e, di conseguenza, la composizione dettagliata del portafoglio, per comprendere la reale esposizione geografica e settoriale e se l’ETF investe prevalentemente in aziende “pure-play” sull’idrogeno o in società più diversificate con un’esposizione parziale al settore.

Altrettanto importante è esaminare la politica di investimento e gli eventuali criteri ESG (Environmental, Social, Governance) applicati dall’indice e dall’ETF. Questo permette di allineare l’investimento ai propri valori personali, comprendendo, ad esempio, se e in che misura l’ETF possa includere società coinvolte nella produzione di idrogeno blu. La classificazione SFDR (Articolo 8 o Articolo 9) fornisce una prima indicazione, ma un’analisi della metodologia dell’indice è necessaria per una comprensione completa.13 La scelta di un ETF sull’idrogeno non è, infatti, solo una questione di “quale costa meno”, ma una decisione strategica su “quale tipo di esposizione all’idrogeno si desidera”. Un ETF concentrato su piccole aziende tecnologiche innovative (small-cap) rappresenta una scommessa diversa rispetto a un ETF più bilanciato che include grandi operatori industriali consolidati.18

Le dimensioni dell’ETF, misurate dal patrimonio gestito (AUM), e la sua liquidità sul mercato secondario sono altri fattori da considerare. ETF con AUM molto bassi potrebbero presentare spread denaro-lettera (bid-ask spread) più ampi, aumentando i costi di transazione, o, in casi estremi, essere a rischio di chiusura da parte dell’emittente, sebbene questo rischio non sia stato evidenziato come particolarmente elevato per gli ETF specifici trattati. La volatilità storica e il profilo di rischio dichiarato nel KIID/KID devono essere attentamente valutati per assicurarsi che siano compatibili con la propria tolleranza alle oscillazioni di mercato.

Infine, è cruciale considerare come un ETF tematico sull’idrogeno si inserisca all’interno della strategia di investimento complessiva. Data la loro natura concentrata e potenzialmente più rischiosa, gli investimenti tematici dovrebbero tipicamente rappresentare una porzione limitata di un portafoglio ben diversificato su diverse asset class, aree geografiche e settori.9 Questo approccio aiuta a mitigare il rischio complessivo e a non dipendere eccessivamente dalla performance di un singolo tema di investimento. La disponibilità di ETF con specifici filtri ESG, come l’Amundi “ESG Screened” 32, o classificazioni SFDR Articolo 9, offre opzioni per gli investitori particolarmente attenti alla sostenibilità. Tuttavia, anche in questi casi, è raccomandata una verifica approfondita della metodologia dell’indice per assicurarsi che l’effettivo allineamento con i propri criteri ESG sia soddisfatto.

Sezione 8: Conclusioni – Investire nel Futuro dell’Energia con Prudenza

L’idrogeno possiede indubbiamente un potenziale significativo per giocare un ruolo da protagonista nella transizione energetica globale e nella costruzione di un futuro a basse emissioni di carbonio. Le prospettive di crescita a lungo termine per questo settore sono sostenute da imperativi ambientali, innovazione tecnologica e un crescente, seppur ancora discontinuo, supporto politico e finanziario a livello internazionale. Gli ETF tematici offrono un veicolo accessibile e diversificato per gli investitori che desiderano partecipare a questa potenziale rivoluzione energetica.

Tuttavia, è fondamentale approcciarsi a questo tipo di investimento con un elevato grado di consapevolezza e prudenza. Come emerso dall’analisi, il settore dell’idrogeno è ancora in una fase di sviluppo relativamente iniziale. Molte delle tecnologie chiave devono ancora raggiungere la piena maturità commerciale e la scalabilità economica, e la costruzione delle infrastrutture necessarie richiederà tempo e ingenti capitali. Di conseguenza, gli investimenti in ETF sull’idrogeno sono caratterizzati da una volatilità intrinsecamente elevata e da rischi non trascurabili, che includono la dipendenza da fattori politici ed economici, l’incertezza tecnologica e la concorrenza di altre soluzioni energetiche.

L’investimento in ETF sull’idrogeno può essere considerato una scommessa sulla capacità collettiva del settore di superare le attuali barriere economiche, tecnologiche e infrastrutturali. Il successo non dipenderà esclusivamente dalla performance di singole aziende, ma dall’evoluzione positiva dell’intero ecosistema, che comprende ricerca, produzione, stoccaggio, distribuzione e creazione di una domanda sostenibile. Gli ETF, diversificando il rischio su più attori, permettono di puntare sull’evoluzione complessiva del tema, ma rimangono comunque esposti ai rischi sistemici intrinseci al settore.

Il fattore tempo è cruciale: mentre il potenziale di crescita e trasformazione nell’arco di 10-20 anni può apparire enorme 10, i rendimenti nel breve-medio termine potrebbero rivelarsi deludenti o addirittura negativi, fino a quando il settore non raggiungerà una maggiore maturità e una redditività più stabile e diffusa. Le recenti performance di molti di questi strumenti finanziari ne sono una testimonianza.16 Gli investitori devono quindi essere preparati a questa potenziale discrepanza temporale e considerare tali investimenti come parte di una strategia di lungo periodo.

In conclusione, si raccomanda agli investitori interessati al settore dell’idrogeno di condurre una ricerca approfondita (due diligence) prima di prendere qualsiasi decisione di investimento. È essenziale comprendere appieno il proprio profilo di rischio, definire chiaramente i propri obiettivi finanziari e integrare eventuali investimenti tematici, come quelli negli ETF sull’idrogeno, all’interno di un portafoglio complessivamente ben diversificato. Un monitoraggio continuo degli sviluppi del settore, delle performance degli ETF scelti e dell’evoluzione del quadro normativo e tecnologico sarà altresì indispensabile per navigare con successo le complessità e le opportunità di questo affascinante, ma impegnativo, mercato del futuro.

Leggi anche:

Bibliografia

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Autore

  • massimiliano biagetti

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.