Crisi USA – IRAN: conseguenze su investimenti e mercati finanziari

Cosa accadrà ai Nostri investimenti e come reagiranno i mercati finanziari alla crisi tra Stati Uniti ed IRAN? Le conseguenze sui mercati azionari sono legati ad una escalation della crisi, che potrebbe portare anche ad un conflitto, conflitto che non vuole nessuno: nè gli Stati Uniti, nè la Repubblica islamica presidenziale teocratica, nè tanto meno i cittadini americani e persiani.
Quello che è certo che che già sono iniziate le ripercussioni militari iraniane contro le forze militari statunitensi presenti in Iraq e ricordando che il contingente militare italiano è il secondo per numero di uomini presenti ( più di 1.000 militari italiani sono oggi impegnati in Iraq) bisogna dire che tutti i militari occidentali hanno avuto modo di mettersi al sicuro, chi negli appositi bunker, chi andando via dal paese.

Le ripercussioni immediate sulle borse valori

Sicuramente ci saranno delle ripercussioni con il prezzo del petrolio ed il prezzo dell’oro in aumento, con una volatilità accentuata dell’azionario.

I principali indici S&P 500, Dow Jones e Nasdaq hanno avuto una crescita record e per molti investitori è giunta l’ora di intascare i guadagni, per questo è facilmente prevedibile un ridimensionamento del mercato nei prossimi giorni, poi però le previsioni saranno legate allo sviluppo di questa crisi.

Una escalation che nessuno vuole

La cosa fondamentale è che – nonostante il mainstream gridi addirittura alla 3a guerra mondiale – nessuno vuole una escalation militare della crisi.

Lo stesso ministro della difesa iraniano ha twittato proprio stanotte che “L’IRAN non vuole una guerra contro gli Stati Uniti, ma  si difenderà da ogni attacco esterno“.

D’altronde il casus belli sarebbe comunque la morte di un uomo – Soleimani – che era pur sempre un generale, un militare che lo stesso capo religioso iraniano chiamava “il martire vivente” , che quindi conosceva bene il suo destino, conseguenza delle sue azioni militari nella regione contro Israele, soldati della coalizione occidentale in Iraq ed in Afghanistan, per aver appoggiato Assad in Siria, per aver lanciato attacchi contro l’Arabia Saudita, i suoi pozzi petroliferi e le sue superpetroliere e per aver contribuito alla guerra in Yemen.

Crisi USA - IRAN: conseguenze su investimenti e mercati finanziari
Una scena del film “Il dottor Stranamore –  Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba“. In questi giorni molti giornali hanno parlato di una terza guerra mondiale, cosa c’è di vero?

Leggi anche:  Cos’é il WTI .

Il preludio alla terza guerra mondiale

Secondo molti giornali , tutto questo potrebbe portare ad una escalation militare ed addirittura ad un conflitto globale, ma questo è possibile?
Con la premessa che nessuno conosce il futuro, bisogna ricordare che l’IRAN è dal 1979 che è in una sorta di “guerra fredda” con gli Stati uniti, una guerra impari per forze in campo e che quando possono i due si combattono. Dai 52 americani dell’ambasciata di Teheran sequestrati per mesi all’ultima guerra in Siria con gli americani che spalleggiavano i ribelli siriani ed il regime degli ayatollah ( il più alto grado del clero sciita)  che spalleggiava Assad, i due si sono sempre scambiati colpi di fioretto ( cioè hanno sempre fatto una guerra con proxy, cioè facendo combattere altri al loro posto).

Va detto che la struttura stessa dell’esercito, marina ed aviazione iraniana, non è fatta per “conquistare” , ma per “difendere” la patria. Per 40 anni i militari iraniani e tutta la popolazione persiana si sono preparati a respingere una possibile invasione americana delle proprie terre che avrebbe come fine quello di conquistare gli ambiti pozzi di petrolio iraniani.

Il punto è proprio questo: gli Stati Uniti ora non hanno nessuna intenzione di conquistare i pozzi di petrolifero iraniani, come poteva essere 40 anni o 30 anni fa.

L’uccisione del generale iraniano Soleimani è stata portata a termine dal Dipartimento di Stato,  perchè questo stava espandendo l’influenza politica e militare iraniana in Iraq, nonchè per i suoi precedenti di cui abbiamo parlato sopra, come ha detto più volte il Segretario di Stato Pompeo anche in passato, quindi sarà difficile, molto difficile – se non impossibile –  che ci sarà una terza guerra mondiale.

Cina, Russia ed Unione Europea non vogliono una escalation del conflitto

Nè Cina nè Russia nè l’Unione Europea vogliono ed hanno interesse ad una escalation militare nel Medio Oriente tra Stati Uniti e Iran.

La Cina e l’Unione Europea (Italia in primis) comprano petrolio dall’Iran e non hanno nessun interesse che l’Iran entri in una guerra dagli esiti incerti o comunque estremamente negativi per il proprio paese, vista l’enorme differenza delle forze in campo.

Cosa potrebbe accadere ora?

L’opzione più probabile è che l’Iran continui con i bombardamenti. La notte del 7-8 gennaio ha bombardato 2 basi americane, non prima di aver avvertito gli stessi americani che hanno potuto mettersi al riparo negli appositi bunker. E’ stato un bombardamento più dimostrativo che altro.

Probabilmente è questa la linea militare che terrà l’Iran, più che altro per placare l’ira dei cittadini iraniani che vedevano in Soleimani un eroe di guerra.

Il fronte interno democratico in Iran è molto forte. La popolazione persiana iraniana è sì succube di 40 anni di propaganda del regime islamico, ma è anche desiderosa di democrazia e solo poche settimane fa una protesta sul caro benzina con migliaia di persone, è stata fermata solo grazie a centinaia di arresti.

Sopratutto per questo motivo di politica interna, il governo iraniano non può permettersi di perdere ulteriore consenso con una guerra senza quartiere, ma ha tutto l’interesse di farsi vedere forte dai propri cittadini con piccoli attacchi mirati ad Israele e ai militari americani – come sono stati questa scorsa notte – , ma senza dare motivi validi agli americani di fare un’offensiva su larga scala, che potrebbe far partire un’escalation militare che nessuno in realtà vuole e da cui nessuno trarrebbe vantaggio.

Cosa fare con gli investimenti in questi casi di crisi internazionale

Per quanto riguarda gli investimenti, quando ci sono queste crisi internazionali si può agire su 2 modi, a secondo del proprio profilo di rischio.

  1. Se si è un investitore alle prime armi: Diminuire la quota dei propri investimenti e quindi del rischio di capitale ed aspettare tempi più sicuri ( se tutto va bene, basta qualche settimana) .
  2. Se si è un investitore esperto: è tempo di grandi guadagni, in tutte le crisi internazionali si possono fare grandi guadagni sia sul Forex che su investendo in azioni di industrie di armi, ad esempio. Questo è valido specialmente se la crisi si potrarrà nel tempo e se ci sarà un’escalation militare, in quel caso sarà l’oro da tenere sotto controllo.

Autore

  • massimiliano biagetti

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.