Prezzo del Petrolio: WTI, Greggio e Brent Aggiornato e Grafico Storico

Il petrolio è la materia prima per eccellenza che fa letteralmente muovere la Nostra economia moderna e quindi il suo prezzo al barile, è di fondamentale importanza non solo per l’economia mondiale ma anche per la finanza e l’andamento dei mercati finanziari, sotto troverete i grafici aggiornati del prezzo del Petrolio Futures WTI e del Brent. 

Per accaparrarsi o difendere i pozzi petroliferi sono state fatte guerre e battaglie, sono state uccise milioni di persone nel 1900 e ancora oggi, nonostante si stia cercando di provvedere ai bisogni energetici della moderna società umana con altre fonti rinnovabili, il petrolio rimane una materia prima indispensabile a tutta la Nostra economia e il suo valore è fondamentale non solo per sapere quanto ci potrà costare un litro di benzina per l’auto, ma i prezzi di  WTI e Brent sono importanti anche per capire dove va la Nostra economia: più c’è richiesta di petrolio e più l’economia è viva e produce e più ci sarà crescita.

PREZZO DI OGGI DEL CRUDE OIL IN DOLLARI

FUTURE PETROLIO GREGGIO WTI IN TEMPO REALE

PREZZO ETF DEL PETROLIO BRENT IN TEMPO REALE

 

Altri indici che devi tenere sempre presente prima di investire e/o che ti possono far capire l”andamento dell’economia mondiale:

chi decide il prezzo della benzina
Sopra: un concetto che la stragrande maggioranza delle persone ancora non riesce a recepire: chi decide il prezzo della benzina è il mercato, non lo Stato o il Governo. Lo Stato ci mette solo delle tasse sopra come qualsiasi altra merce anzi, ce ne mette di più

Previsioni costo del petrolio per il 2023

I prezzi del greggio dovrebbero diminuire a partire dalla seconda metà del 2023

Prezzi spot medi mensili del greggio (gennaio 2021 e dicembre 2024)

Fonte dati: US Energy Information Administration, Short-Term Energy Outlook , gennaio 2023

Nel nostro Short-Term Energy Outlook di gennaio 2023 , prevediamo che il prezzo del greggio Brent (il benchmark globale) salirà da una media di $ 81 al barile (b) nel dicembre 2022 a una media di $ 83 / b nel primo trimestre del 2023 (1Q23) . Prevediamo che questo aumento previsto segua l’imminente divieto dell’UE sulle importazioni marittime di prodotti petroliferi dalla Russia , in vigore dal 5 febbraio. STEO Tra le righecomprende una discussione più approfondita). Prevediamo che il prezzo del Brent rimarrà relativamente stabile fino al 2° trimestre 23, con una media di 85 $/b, per poi diminuire fino alla fine del 2024. Prevediamo che il prezzo del Brent raggiungerà una media di 83 $/b nel 2023 e 78 $/b nel 2024, in calo rispetto ai 101 $/b nel 2022. Si prevede che il prezzo del West Texas Intermediate (WTI) (il prezzo di riferimento negli Stati Uniti) segua generalmente un percorso simile, con una media di $ 77/b nel 2023 e $ 72/b nel 2024.

Gli aumenti impliciti nelle scorte globali di petrolio (quando c’è più produzione di petrolio che consumo) stanno guidando questi cali dei prezzi del greggio. Prevediamo che nel 2023-2024 la creazione di scorte globali di petrolio sarà in media superiore a 0,6 milioni di barili al giorno.

Prevediamo che la produzione globale di petrolio aumenterà dell’1% (1,1 milioni di barili al giorno) dal 2022 al 2023. Gli Stati Uniti e l’OPEC rappresentano la maggior parte dell’aumento della produzione globale, compensando il calo della produzione in Russia. Prevediamo che la produzione di petrolio della Russia scenderà da 10,9 milioni di barili al giorno nel 2022 a 9,5 milioni di barili al giorno nel 2023 a causa delle sanzioni relative all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. Prevediamo che la produzione statunitense crescerà del 5% (1,0 milioni di b/g) nel 2023 e la produzione di combustibili liquidi OPEC (che include il greggio) aumenterà dello 0,5% (160.000 b/g) nel 2023.

Prevediamo che la produzione globale di petrolio nel 2024 aumenterà del 2% (1,7 milioni di barili al giorno), guidata dall’aumento della produzione degli Stati Uniti e dell’OPEC. Nel 2024, prevediamo che la produzione petrolifera statunitense aumenterà del 3% (650.000 b/g) e la produzione OPEC aumenterà del 2% (680.000 b/g). La produzione di petrolio della Russia dovrebbe essere quasi piatta nel 2024.

La nostra presunta crescita del PIL globale, basata sulle previsioni di Oxford Economics, è in media dell’1,8% nel 2023 e del 3,3% nel 2024, contribuendo all’aumento della domanda di petrolio. Prevediamo che il consumo globale di combustibili liquidi aumenterà dell’1% nel 2023 (1,0 milioni di barili al giorno), seguito da un aumento del 2% (1,7 milioni di barili al giorno) nel 2024. La nostra previsione per il consumo di petrolio nel 2024 supera il consumo nel 2019. La crescita del consumo di petrolio è guidata dall’aumento della domanda di petrolio in Cina e in India in entrambi gli anni.

Perché il prezzo del petrolio con la crisi del coronavirus è sceso ai minimi storici?

Da gennaio 2020 l’epidemia Coronavirus è ancora in corso e i suoi effetti dureranno ancora sul lungo periodo. Tra i vari effetti negativi sull’economia internazionale c’è anche quello sul petrolio, il cui prezzo ha raggiunto ad aprile i suoi minimi storici. Se i paesi del Medio Oriente lottano per la loro indipendenza dall’oro nero, dall’inizio della pandemia fanno i conti col blocco dell’export verso la Cina, area da cui il virus è partito e che importa il 20% della produzione di tale area.

Riducendo drasticamente l’attività delle sue raffinerie, la Cina ha visto una domanda di petrolio nettamente inferiore al normale per via delle varie misure di auto-isolamento, causando da gennaio una copiosa perdita del valore di WTI e Brent. Proprio per questo gli effetti del Coronavirus sul prezzo del petrolio sono rovinosi per l’economia mondiale, mentre Arabia Saudita e Russia adottano misure d’emergenza per stabilizzare i mercati.

Il mondo si è fermato a causa del coronavirus, i produttori hanno continuato a produrre come se nulla fosse , le scorte hanno iniizato ad aumentare perchè nessuno lo consumava tanto che i magazzini si sono riempiti e il 20 Aprile nessuno sapeva dove mettere il petrolio, tra l’altro lo stoccaggio del petrolio è anche un’attività molto dispendiosa, per questo il prezzo dei futures sul petrolio sono arrivati al segno meno per la prima volta nella storia.

Ma ricapitoliamo:

il petrolio è tra le materie prime più richieste e versatili al mondo e su cui l’epidemia di CoViD-19 sta avendo pesanti effetti negativi. A risentire principalmente di tale criticità sono i paesi del Golfo Persico, che rappresentano il maggior bacino di produzione petrolifera al mondo. Questi sono:

  • Arabia Saudita
  • Bahrein
  • Emirati Arabi
  • Kuwait
  • Oman
  • Qatar

Della fornitura d’oro nero in tutto il mondo la Cina ne rappresenta il principale importatore, con circa il 20% del totale prodotto. I principali effetti del Coronavirus sul prezzo del petrolio derivano, difatti, proprio dal paese da cui l’epidemia è partita, che ha causato da gennaio 2020 fortissime flessioni su WTI e Brent, principali indicatori di prezzo per l’oro nero. La motivazione cardine è nel blocco delle importazioni imposto dalla Cina e alle sue numerose misure d’auto-isolamento.

Sul piano mediorientale, ciò avviene a causa delle continue tensioni sullo stretto di Hormuz. A questo si aggiunge il forte calo dell’export iraniano e, soprattutto, il blocco della Libia imposto dal generale Haftar sulla produzione petrolifera.

Altra motivazione del crollo risiede anche nella svendita di posizioni long da parte dei trader, disinvestendo in vista di sviluppi peggiori per tali asset difronte all’emergenza Coronavirus: i disinvestimenti hanno causato a loro volta crolli di un ulteriore 35% sui valori di mercato.

 Prezzo del petrolio: WTI, Greggio e Brent e Grafico Storico

 

Quali sono i principali effetti del Coronavirus sul prezzo del petrolio?

Se a febbraio 2020 i prezzi di WTI e Brent hanno segnato un -20% a causa del calo dell’export verso la Cina, un impatto ancor peggiore su di essi si è manifestato nei mesi successivi con l’aggravarsi della situazione virus, con contagi aumentati in modo esponenziale anche in Corea del Sud, Iran, Italia, Europa in generale e Stati Uniti:

  • il 20 aprile il WTI scende a -37,63 dollari al barile, risalendo poi a 14,96 dollari, registrando un -78,7% da inizio anno
  • il 22 aprile il Brent scende a 16,27 dollari al barile, registrando un -76,8% da inizio anno

Quelli di aprile rappresentano di conseguenza i più forti ribassi mai registrati dal 1983. Diretta conseguenza di tali ribassi sarà il prossimo comportamento dei produttori, che potrebbero ritrovarsi a pagare i loro acquirenti per ottenere i barili di petrolio già estratti e per cui sono previste consegne sul breve periodo. Tale manovra sarà un provvedimento di salvaguardia contro il rischio di andamenti negativi come quello avuto il 20 aprile.

A loro volta, gli acquirenti non acquisteranno i barili al momento, rimandando l’acquisto nei mesi successivi aggiudicandosi però gli attuali prezzi vantaggiosi. Questa pausa potrebbe portare al fallimento diverse compagnie petrolifere, così come la forte esposizione di tutte le banche finanziatrici e gli investitori che detengono quote societarie.

Il rinvio degli acquisti internazionali ha causato di conseguenza il crollo della domanda di greggio e di conseguenza il drastico calo dei prezzi, mentre la mancata vendita porterà ad un’altra delle attuali difficoltà del settore petrolifero: per i produttori sarà sempre più difficile immagazzinare il greggio che non viene venduto.

Il trend dei prezzi a ribasso fa però sentire i suoi effetti anche sui carburanti, anche in Italia. Secondo il sito del Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, al 13 aprile il prezzo medio della benzina verde era di 1,422 euro al litro, -14% rispetto alla settimana precedente, mentre quello del diesel era di 1,315 al litro, calando del 12% nello stesso arco temporale. Vista la scarsità di rifornimenti dovuta al lockdown italiano, sono molti i benzinai nazionali che impostano 1,2 euro al litro come prezzo massimo.

Gli accordi tra grandi produttori di greggio

Per far fronte all’instabilità dei mercati petroliferi, Arabia Saudita e Russia hanno espresso la volontà di adottare misure supplementari. Nella riunione tecnica dell’OPEC del 4 febbraio a Vienna si è infatti proposto un taglio della produzione, al fine di rialzare i prezzi e garantire loro stabilità e pareggio di bilancio in vista dei budget statali destinati alla produzione petrolifera (per l’Arabia il prezzo minimo si attesterebbe a 80 dollari al barile).

Dalla riunione, i paesi produttori hanno concordato un taglio di 9,7 milioni di barili al giorno per maggio e giugno. Tuttavia, oltre alle conseguenze del Coronavirus e il blocco delle attività produttive, la forte instabilità del petrolio è dovuta a guerre e tensioni mediorientali, specialmente di natura commerciale.

Anche negli Stati Uniti la situazione è particolarmente seria, ma il presidente Donald Trump ha incaricato Steven Mnuchin e Dan Brouillette, segretari rispettivamente al Tesoro e dell’Energia, per creare un piano che renda disponibili nuovi fondi destinati alle compagnie petrolifere. Nel mentre, l’Independent Petroleum Association of America ha richiesto alla Federal Reserve di riformulare i termini per nuovi prestiti da 600 miliardi di dollari.

A conti fatti, un accordo che dia equilibrio al mercato sarà necessario, in quanto gli effetti del Covid-19 sul prezzo del petrolio potranno portare a cambiamenti radicali e a lungo termine, destabilizzando di conseguenza anche i regimi nazionali del Golfo Persico: dal 2015 questi non ricoprono più ruoli cardine nella produzione di petrolio, cosa che permetteva loro di innalzare i prezzi anche oltre i 100 dollari al barile.

Ora cosa accadrà al prezzo del petrolio?

Il petrolio è la materia prima più importante dall’inizio del 1900 – insieme al bene rifugio oro, ma quella non è proprio una materia prima – . Nonostante si parli tanto di energia rinnovabile, cioè che non provenga dai fossili, ancora il petrolio è basilare sia per il trasporto aereo, marittimo che su ruota.

A Giugno 2022, nonostante i 25 centesimi di accise tolte dal Governo il prezzo della benzina non accenna a diminuire ed è intorno ai 2 euro alla pompa, quando inizierà a calare?

Difficile dirlo, dopo i problemi di produzione e stoccaggio del 2020 i produttori sono tornati ad estrarre ma per tornare ai livelli pre Covid e sopratutto pre Lockdown ce ne vuole e proprio ora ci si messo anche Putin con la sua guerra in Ucraina che ha avuto come conseguenza le sanzioni sul petrolio russo, che di solito è il 10% della produzione mondiale.

Quindi probabilmente prima di rivedere  il prezzo della benzina inferiore ai 1,50 euro alla pompa ancora dovranno passare molte settimane.

 

Intanto, come al solito accade in questi periodi di crisi il prezzo dell’oro è aumentato ed è ai sui massimi storici dimostrazione che se anche se in molti lo snobbano nel momento in cui c’è una crisi del mercato o c’è un’alta volatilità, torna ad essere il bene rifugio più sicuro.

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