Investire in Acqua: Come Investire in Acqua e Arricchirsi

“Un giorno ci faranno pagare anche l’acqua”, “L’acqua è la base della vita” “Senza acqua non si vive”, solo questi vecchi proverbi dovrebbero farci renderci conto che l’acqua la possiamo considerare la materia prima più importante di tutte e più si va avanti e più si potrà monetizzare.

Il crescente paradosso dell’acqua

Il sistema idrico italiano affronta una crisi silenziosa, ma persistente. Ogni anno, il 42,4% cioè quasi metà dell’acqua prodotta nel Paese viene persa lungo il percorso che dovrebbe portarla alle case, alle aziende e ai servizi pubblici. Il Sud Italia registra un tasso ancora più allarmante, con perdite che superano il 50%. Nonostante ciò, negli ultimi dieci anni, la spesa media pro capite per l’acqua è cresciuta del 6,8%, creando un paradosso: paghiamo di più per avere meno. L’indice S&P Global Water Index, che rappresenta le performance delle imprese del settore idrico, ha garantito un ritorno del 9,76% negli ultimi dieci anni, segno che il business dell’acqua è in crescita. Ma questo successo economico si scontra con una realtà disarmante: lo spreco continua a crescere.

Un sistema inefficiente e frammentato

I numeri non mentono: il settore idrico italiano è tra i più inefficienti del Paese. Nessun’altra industria vede una dispersione di risorse pari a quella dell’acqua, dove quasi metà di quanto prodotto viene perso prima di arrivare ai consumatori. Gli operatori locali, spesso troppo piccoli e mal equipaggiati, non hanno le risorse necessarie per effettuare gli investimenti di cui il sistema ha bisogno. Tuttavia, negli ultimi anni, qualcosa sta cambiando. Sebbene a un ritmo lento, gli investimenti nel miglioramento della rete stanno aumentando, soprattutto grazie alla crescente pressione da parte delle istituzioni europee e della società civile.

Le aree più colpite dalle perdite

Le perdite idriche sono particolarmente elevate nel Mezzogiorno, con regioni come Basilicata, Molise, Sicilia e Sardegna che raggiungono record negativi. In Basilicata, per esempio, il 65,5% dell’acqua prodotta viene perso, una percentuale che sarebbe sufficiente a fornire acqua potabile a milioni di persone. Al contrario, le regioni del Nord come l’Alto Adige e l’Emilia-Romagna riescono a contenere le perdite sotto il 30%. Questa disomogeneità territoriale riflette non solo la diversa capacità gestionale, ma anche le profonde disparità economiche e infrastrutturali che caratterizzano il Paese.

Il costo umano e ambientale del disastro idrico

Il deterioramento della rete idrica non è solo una questione economica, ma anche un problema sociale ed ecologico. Secondo i dati Istat, nel 2022 sono stati prelevati 9,1 miliardi di metri cubi d’acqua per uso potabile, ma di questi, solo 8 miliardi sono stati immessi nella rete di distribuzione. Alla fine del processo, solo 214 litri pro capite giornalieri raggiungono effettivamente le abitazioni e le strutture pubbliche. Le perdite, equivalenti a circa 43,4 milioni di persone lasciate senza acqua per un anno, rappresentano uno spreco che il nostro pianeta non può permettersi. Negli ultimi dieci anni, le perdite sono aumentate costantemente, passando dal 37,4% del 2012 al 42,4% del 2022, segno di un sistema che sta collassando sotto il peso dell’inefficienza e della mancanza di investimenti a lungo termine.

L’aumento degli investimenti nel settore energetico

La crisi energetica globale ha innescato una corsa senza precedenti verso la sostenibilità e l’efficienza energetica, portando a un incremento degli investimenti nel settore. Negli ultimi dieci anni, la spesa pro capite per energia elettrica e gas è cresciuta del 7,5% all’anno, passando da 120 euro a 240 euro per abitante. Tra il 2018 e il 2023, si è verificata un’accelerazione significativa, con un aumento da 150 a 240 euro. Per il 2024, si prevede che si raggiungano i 260 euro, allineandosi alla media europea. Questo trend di crescita è stato stimolato anche dalle politiche europee che mirano a ridurre le emissioni di CO2 e a incentivare le energie rinnovabili, spingendo gli operatori del settore a investire sempre di più in infrastrutture e innovazione.

La concentrazione degli operatori del settore

Parallelamente all’aumento degli investimenti, il settore energetico sta assistendo a una forte concentrazione degli operatori. Se nel 2015 si contavano oltre 3.000 piccoli fornitori di energia sul territorio italiano, nel 2023 il numero si è ridotto a circa 1.800, con la previsione che nei prossimi anni questa cifra scenderà ulteriormente. Secondo gli analisti di settore, sarà conveniente per il mercato ridurre il numero di operatori a circa 100 grandi aziende, molte delle quali saranno gruppi multinazionali o consorzi misti pubblico-privati. Questa concentrazione permetterà di ottimizzare la gestione delle risorse energetiche, ridurre i costi operativi e attrarre maggiori investimenti, sia nazionali che internazionali. Inoltre, l’intervento dei fondi europei legati al piano di transizione ecologica contribuirà a sostenere questo processo di consolidamento.

Il ruolo degli investimenti privati

Gli investimenti privati stanno giocando un ruolo sempre più cruciale nello sviluppo delle infrastrutture energetiche. Le Nazioni Unite stimano che, per raggiungere l’obiettivo di garantire energia accessibile e pulita a tutti entro il 2030, saranno necessari circa 1.200 miliardi di dollari l’anno. Questa cifra non potrà provenire esclusivamente dai fondi pubblici, ma richiederà una forte partecipazione del settore privato, attraverso investimenti in tecnologie innovative e progetti di rinnovabili. Secondo uno studio condotto da EnergyFuture Research, il mercato delle energie rinnovabili vedrà una crescita annua del 12% fino al 2030, con un’enfasi particolare sullo sviluppo del solare e dell’eolico. Anche il settore del riciclo energetico, ossia il riutilizzo dell’energia dispersa, vedrà una forte espansione, con un tasso di crescita previsto del 10,5% annuo entro il 2035.

Prospettive future e sfide

Nonostante l’ottimismo sugli investimenti nel settore energetico, restano delle sfide significative da affrontare. La transizione energetica richiede non solo investimenti economici, ma anche politiche di regolamentazione più efficaci, che garantiscano una giusta transizione per tutte le fasce sociali. L’incremento dei costi energetici potrebbe infatti colpire duramente le famiglie a basso reddito, rendendo necessarie misure compensative da parte dei governi. Inoltre, lo sviluppo delle infrastrutture per le energie rinnovabili richiederà tempi lunghi e complessi processi autorizzativi. Tuttavia, l’interesse crescente da parte degli investitori e l’aumento della consapevolezza globale sui temi della sostenibilità fanno prevedere che il settore energetico continuerà ad attirare capitali e risorse per i prossimi decenni, contribuendo a un futuro più sostenibile e resiliente.

Ivesco S&P 500 Water Global Index ETF

Sopra: il grafico con il prezzo in tempo reale di Ivesco S&P 500 Water Global Index ETF, un ETF che riprende il valore di un centinaio di grandi aziende che si occpauno di acqua come fonte di energia o che sono aziende di servizio per l’acqua ai cittadini ed industrie. Come si può vedere l’indice è in lenta ma graduale crescita.

Ecco una tabella con alcune azioni ed ETF, sia italiane che straniere, legati all’acqua:

NomeTickerTipologiaPaeseDescrizione
Veolia EnvironnementVEOEYAzioneFranciaLeader mondiale nella gestione delle risorse idriche, con attività nel trattamento e distribuzione dell’acqua.
SuezSEVAzioneFranciaCompagnia attiva nella gestione dell’acqua e dei rifiuti. Acquisita da Veolia, ma alcune attività continuano sotto altri brand.
ACEA SpAACEAzioneItaliaAzienda multiutility italiana che gestisce la fornitura di acqua, energia e servizi ambientali.
American Water WorksAWKAzioneUSALa più grande azienda statunitense di servizi idrici, che gestisce l’approvvigionamento di acqua potabile.
Xylem Inc.XYLAzioneUSAAzienda leader nella tecnologia idrica che fornisce soluzioni innovative per l’acqua e le acque reflue.
Invesco Water Resources ETFPHOETFUSAReplica l’andamento di società impegnate nell’approvvigionamento e trattamento delle risorse idriche.
Lyxor World Water ETFWATETFGlobalReplica l’indice World Water Index, che include aziende globali del settore idrico.
iShares Global Water ETFIQQQETFGlobalReplica l’andamento dell’MSCI ACWI Water Utilities Index, concentrato su utilities idriche globali.
First Trust Water ETFFIWETFUSASi concentra su aziende americane legate all’acqua, inclusi i settori delle tecnologie e delle utilities idriche.
Pictet Water FundFondoSvizzeraFondo tematico che investe in società globali che operano nel settore idrico.

Questa lista include sia singole azioni di aziende del settore dell’acqua sia ETF tematici che offrono esposizione diversificata a livello globale.

L’Impatto dei Grandi Indici Globali sull’Economia dell’Acqua S&P 500 Global Water Index

Negli ultimi anni, l’economia legata alla gestione dell’acqua ha visto una crescita costante, trainata principalmente dalle grandi imprese internazionali. Lo S&P Global Water Index, che raccoglie i dati di 100 aziende globali specializzate sia nella distribuzione di acqua che nelle infrastrutture ad essa collegate, è diventato un punto di riferimento cruciale per misurare le performance del settore. Con un ritorno totale decennale medio del 9,76%, ha superato molti altri indici settoriali, come l’S&P Global Oil, fermo all’1,61%, e lo S&P Global Clean Energy Index, che ha registrato un modesto 3,83%. Questi dati mostrano chiaramente come l’acqua stia emergendo come una risorsa strategica, e le imprese coinvolte in questa rivoluzione sono destinate a giocare un ruolo chiave nel futuro dell’economia globale.

La Complessità della Gestione Idrica in Italia

In Italia, la situazione della gestione idrica è fortemente influenzata dalla frammentazione e dall’inefficienza strutturale. L’Italia è un caso emblematico, con una gestione delle risorse idriche divisa tra ben 1.465 comuni, molti dei quali si occupano esclusivamente della gestione degli acquedotti, lasciando ad altre società la responsabilità della depurazione. La mancanza di risorse e coordinamento tra questi piccoli gestori ha portato a una dispersione d’acqua che rappresenta una delle principali problematiche del settore. I dati lo confermano: nel 2022, i comuni gestori diretti hanno potuto investire soltanto 11 euro per abitante, una cifra nettamente inferiore rispetto ai 64 euro spesi dai gestori idrici industriali italiani e agli 82 euro medi investiti nell’Unione Europea.

La Sfida degli Investimenti nelle Infrastrutture

Nonostante la gravità della situazione, gli investimenti nelle infrastrutture idriche italiane progrediscono a rilento, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Secondo il Blue Book di Ambrosetti, sebbene il 95% della popolazione italiana sia servito da un gestore, molti bacini idrici non hanno un’unica entità responsabile, con un evidente ritardo nell’implementazione delle infrastrutture necessarie. La situazione è particolarmente critica nei cinque bacini del Sud Italia, dove la frammentazione della gestione è ancora predominante e la mancanza di investimenti adeguati ha aggravato la carenza d’acqua, soprattutto durante i mesi estivi.

Il Ruolo delle Grandi Imprese e il Futuro del Settore Idrico

Le grandi imprese del settore idrico hanno dimostrato di essere decisamente più produttive e capaci di affrontare le sfide legate agli investimenti infrastrutturali. Le aziende con fatturati superiori ai 50 milioni di euro hanno potuto investire mediamente 60 euro per abitante, contro i soli 32 euro delle imprese più piccole. Inoltre, le società quotate in Borsa o con una struttura mista pubblico-privata hanno dimostrato una maggiore efficienza, investendo tra i 58 e i 60 euro per abitante. Questi dati evidenziano come le grandi realtà abbiano una maggiore capacità di pianificazione e finanziamento per interventi a lungo termine, un aspetto cruciale per migliorare la gestione delle risorse idriche in Italia e affrontare le sfide future legate alla scarsità d’acqua e al cambiamento climatico.

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Autore

  • Massimiliano Biagetti

    Fondatore di Economia-italia.com, e Finanza.economia-italia.com è un divulgatore finanziario e trader.