Il platino è un metallo prezioso ed estremamente raro, noto sia per il suo valore industriale che per il suo utilizzo in gioielleria. Negli ultimi anni ha attirato l’attenzione di molti investitori, soprattutto in seguito alle oscillazioni dei suoi prezzi sul mercato. Questa guida divulgativa è pensata per investitori italiani alle prime armi che desiderano capire come investire in platino, con dati aggiornati ad agosto 2025. Vedremo cos’è il platino e a cosa serve, quali sono i fattori che influenzano i prezzi di questo metallo, i principali pro e contro dell’investimento in platino, e come investire nel platino attraverso vari strumenti ,dall’acquisto fisico alle azioni di società minerarie, fino a ETF/ETC e futures con grafici interattivi del loro prezzo . In particolare, dedicheremo attenzione a come funzionano gli ETC sul platino, prodotti molto utilizzati in Europa per ottenere esposizione a questo metallo.
Nota: Il mercato del platino può essere volatile e complesso; si consiglia di informarsi adeguatamente e valutare il proprio profilo di rischio prima di investire.
Cos’è il platino e a cosa serve?
Il platino è un elemento chimico (simbolo Pt) appartenente al gruppo dei metalli nobili. Si presenta come un metallo bianco-argenteo, molto denso, malleabile e resistente alla corrosione. Proprio per queste proprietà uniche, il platino è considerato sia un metallo prezioso (alla pari di oro e argento) sia un metallo industriale strategico. È infatti più raro dell’oro – si stima che tutto il platino estratto nella storia potrebbe a malapena riempire una piscina olimpionica fino alle caviglie, mentre tutto l’oro estratto ne riempirebbe tre. Questa rarità, unita alle sue caratteristiche chimico-fisiche, gli conferisce un alto valore in diversi settori.
Principali utilizzi del platino: le applicazioni del platino sono sorprendenti per varietà. Ecco i campi d’impiego più importanti:
- Industria automobilistica (catalizzatori): è forse l’uso più noto. Circa un terzo della domanda mondiale di platino proviene dal settore auto. Il platino è impiegato nelle marmitte catalitiche dei veicoli diesel (e in parte anche benzina) per ridurre le emissioni inquinanti. I catalizzatori a base di platino convertono i gas tossici dello scarico in composti meno nocivi. Questo metallo è preferito nei motori diesel, mentre nei motori a benzina finora si è usato più palladio; tuttavia, dato il costo elevato del palladio negli ultimi anni, molte case auto hanno iniziato a sostituire palladio con platino anche nei catalizzatori per motori a benzina. Inoltre il platino viene impiegato anche in sensori e candele per auto, e gioca un ruolo chiave nelle nuove tecnologie a idrogeno per autotrazione. In particolare, nelle auto a celle a combustibile a idrogeno (FCEV) il platino funge da catalizzatore nelle celle che combinano idrogeno e ossigeno producendo elettricità e acqua: ogni veicolo a idrogeno contiene diversi grammi di platino. Anche se la diffusione dei veicoli elettrici a batteria (che non utilizzano catalizzatori) rappresenta una minaccia a lungo termine per la domanda di platino nel settore trasporti, le celle a combustibile e le normative antinquinamento più stringenti stanno sostenendo l’uso di platino per veicolo.
- Gioielleria: circa un quarto della domanda di platino è dovuta alla gioielleria di alta gamma. Il platino è molto apprezzato per il suo colore bianco luminoso e la sua resistenza: non ossida né si appanna col tempo. Viene impiegato in anelli, collane, orologi di lusso e soprattutto per montature di diamanti (celebre è la “Tiffany Setting” del 1886, un iconico design di anello solitario in platino). La durevolezza del platino garantisce che i gioielli mantengano brillantezza e possano durare generazioni. I mercati principali per i gioielli in platino sono tradizionalmente la Cina, il Giappone e, in crescita, l’India e gli USA. Un aspetto interessante è che il prezzo relativamente basso del platino rispetto all’oro negli ultimi anni ne ha reso più accessibile l’acquisto come alternativa all’oro per gioielli; questo ha sostenuto la domanda di platino in gioielleria soprattutto in mercati emergenti come l’India.
- Settori industriali: oltre alle auto, un altro 30% circa della domanda annuale di platino proviene da usi industriali diversi. Il platino è infatti un eccellente catalizzatore chimico: viene utilizzato nella produzione di acido nitrico (per fertilizzanti) e nei processi dell’industria petrolchimica per ottenere benzine ad alto numero di ottani. Nell’industria del vetro, il platino è impiegato negli ugelli e componenti dei forni per la produzione di vetro ad altissima purezza (come le fibre ottiche e i cristalli per schermi LED) grazie alla sua elevata resistenza al calore e alla corrosione. In elettronica e informatica, piccole quantità di platino si trovano nei contatti elettrici ad alta affidabilità e nei dischi rigidi (sotto forma di lega per migliorare le prestazioni di registrazione magnetica). In medicina, composti del platino (come il cisplatino) sono utilizzati in chemioterapia contro alcuni tumori, e dispositivi come pacemaker e stent coronarici contengono elettrodi o componenti in platino per la loro biocompatibilità. Insomma, il platino è presente in molti aspetti della vita quotidiana, pur “nascosto” in applicazioni tecnologiche avanzate.
- Tecnologie verdi e idrogeno: un utilizzo emergente e in rapida crescita è quello legato alla transizione energetica. Come accennato, il platino è cruciale nelle celle a combustibile a idrogeno (veicoli elettrici a idrogeno) e negli elettrolizzatori che producono idrogeno verde dall’acqua. Questa domanda era trascurabile fino a pochi anni fa, ma sta iniziando a contare (circa l’1% della domanda di platino nel 2024) e potrebbe diventare uno dei segmenti principali entro il 2030-2040. Molti investitori “scommettono” sul platino proprio in vista di un futuro dove l’idrogeno avrà un ruolo maggiore come fonte di energia pulita.
In sintesi, il platino serve a ridurre emissioni inquinanti, produrre gioielli di pregio e abilitare importanti processi industriali e medici. La sua duplice natura – prezioso da investimento e metallo industriale – lo rende unico. Comprendere dove viene utilizzato è fondamentale perché la domanda proveniente da questi settori incide direttamente sul suo andamento di mercato.
Prima di passare all’investimento, vale la pena notare che l’offerta di platino è geograficamente molto concentrata. Circa il 70% della produzione mineraria mondiale di platino proviene dal Sudafrica, che possiede le più grandi riserve (il famoso complesso geologico del Bushveld è il più grande deposito di platino al mondo). Altri produttori di platino sono la Russia (secondo produttore globale), lo Zimbabwe, il Canada e in minor parte gli Stati Uniti. Questa concentrazione dell’estrazione in poche aree comporta rischi: problemi locali in Sudafrica (scioperi nelle miniere, carenze energetiche, instabilità politica) possono avere effetti immediati sui prezzi globali del platino. Lo abbiamo visto storicamente: ad esempio, nel 2008 il prezzo del platino schizzò al suo massimo storico (~2250 $/oncia) in seguito a importanti interruzioni delle forniture dalle miniere sudafricane, per poi crollare a ~777 $ in sei mesi durante la crisi finanziaria. Ciò evidenzia sia la volatilità del platino sia la sua sensibilità ai fattori di domanda e offerta, che approfondiremo nella prossima sezione.
Fattori che influenzano i prezzi del platino
Il prezzo del platino è determinato, come per ogni bene, dall’incontro tra domanda e offerta. Tuttavia, trattandosi di un mercato relativamente piccolo e concentrato, il platino è soggetto a oscillazioni di prezzo molto marcate in risposta a squilibri anche modesti. La sua volatilità è notoriamente elevata: tra i metalli preziosi principali (oro, argento, platino, palladio) il platino è quello con le fluttuazioni più ampie. Vediamo quali sono i principali fattori che influenzano il prezzo del platino e l’andamento del suo mercato:
- Domanda dal settore automotive: l’industria automobilistica è il singolo maggior consumatore di platino, quindi il suo andamento ha un impatto enorme sul prezzo. Circa 30-40% della domanda di platino negli ultimi anni è legata ai catalizzatori per auto. In generale, se la produzione e le vendite di automobili aumentano, cresce la domanda di catalizzatori e quindi di platino – spingendo i prezzi al rialzo. Viceversa, durante crisi del settore auto o cali nelle vendite (come avvenuto ad esempio nel 2020), la domanda di platino cala e i prezzi ne risentono negativamente. Un altro aspetto chiave è la composizione del parco auto: la quota di veicoli diesel (dove si usa platino) rispetto ai benzina (dove storicamente si usava palladio) incide sulla domanda. Negli ultimi anni la sostituzione di palladio con platino nei catalizzatori per motori a benzina, dovuta all’elevato prezzo del palladio, ha sostenuto la domanda di platino. Tuttavia, a lungo termine, la diffusione dei veicoli elettrici a batteria (EV) rappresenta un fattore ribassista: essi non richiedono catalizzatori, quindi un’alta penetrazione degli EV riduce la domanda di platino. Al contrario, la crescita delle tecnologie a idrogeno e celle a combustibile è un potenziale fattore rialzista futuro, perché le auto a idrogeno richiedono platino sia nelle celle che nei catalizzatori di scarico (le celle a combustibile emettono acqua ma possono avere sistemi catalitici secondari). In sintesi, buone prospettive nel settore auto tradizionale e sviluppo dell’idrogeno tendono a far salire il platino, mentre crisi dell’auto o rapida elettrificazione senza idrogeno tendono a deprimerne i prezzi.
- Andamento dell’industria e domanda industriale: al di là delle auto, circa un terzo della domanda globale di platino viene da usi industriali diversi (chimica, petrolchimica, elettronica, vetro, medicale). Perciò la salute dell’economia globale e del ciclo industriale incide sul platino. In periodi di crescita economica robusta, l’aumento di produzione industriale (più fertilizzanti, più petrolio raffinato, più elettronica, ecc.) fa crescere la domanda di platino e ne sostiene il prezzo. Al contrario, in fasi di recessione o rallentamento industriale, la richiesta di platino per usi chimici e tecnologici può calare. Ad esempio, nel 2024 la domanda industriale di platino è stimata in leggero calo (-1%) a 2,43 Moz (milioni di once) a causa di una frenata nelle nuove capacità produttive di acido nitrico e vetro (dopo anni di espansione in Cina). Nel 2025 si prevede un’ulteriore contrazione ciclica di circa -9% della domanda industriale, in gran parte dovuta a pochi nuovi impianti di produzione di vetro (settore stagnante). Questi dati indicano come cicli di investimento nell’industria possano temporaneamente influire sul consumo di platino. Nel medio termine, però, l’innovazione tecnologica (es. espansione dell’idrogeno, nuove applicazioni elettroniche) potrebbe aprire nuovi fronti di domanda industriale.
- Domanda dalla gioielleria: l’assorbimento di platino da parte del settore orafo ha un peso significativo (intorno al 25% della domanda) e tende a muoversi inversamente al prezzo: quando il platino è relativamente economico, risulta un’alternativa attraente all’oro per i gioielli, facendo crescere la domanda. Ad esempio, nel biennio 2022-2023 il platino costava meno della metà dell’oro per oncia; ciò ha contribuito a rendere i gioielli in platino più accessibili, portando a un aumento delle vendite specialmente in mercati come India e USA. Nel 2024 la domanda di platino per gioielli è stimata in crescita del +5% (1,95 Moz), e ulteriore +2% nel 2025. Tuttavia, se il prezzo del platino dovesse salire molto, alcuni acquirenti potrebbero tornare sull’oro o su altri metalli, riducendo la domanda di platino. La domanda di gioielli in platino è influenzata anche dalle tendenze moda e dal gusto dei consumatori (es. in Cina negli ultimi anni c’è stata una lieve flessione per mutate preferenze, mentre in India è in aumento). In generale, un platino più conveniente rispetto all’oro favorisce la gioielleria, mentre un platino caro può frenarne l’uso nei gioielli.
- Offerta mineraria e fattori geopolitici: dal lato dell’offerta, come accennato, la produzione di platino è fortemente concentrata in Sudafrica e Russia. Eventi in Sudafrica possono avere un impatto immediato sui prezzi. Ad esempio, grandi scioperi nelle miniere sudafricane o interruzioni dovute a problemi energetici (i noti blackout di load shedding in Sudafrica) possono bloccare una quota significativa dell’offerta mondiale, creando carenze sul mercato e spingendo in alto le quotazioni del platino. Il già citato picco record del 2008 fu innescato proprio da timori di carenza per problemi elettrici e sociali in Sudafrica. All’opposto, una rapida ripresa produttiva o vendite improvvise di scorte dalle miniere possono aumentare l’offerta sul mercato, deprimendo i prezzi. Anche la Russia gioca un ruolo (pur producendo più palladio che platino): tensioni geopolitiche e sanzioni possono limitare l’export di platino russo. Ad esempio, le sanzioni e le difficoltà logistiche dovute al conflitto russo-ucraino del 2022 hanno alimentato in parte la volatilità sui metalli PGM (Platinum Group Metals) per timori di carenza dal fronte russo. Più in generale, instabilità politiche, problemi operativi nelle miniere, normative ambientali restrittive o aumenti dei costi estrattivi in queste regioni produttive possono influire sull’offerta globale e quindi sui prezzi.
- Riciclaggio e offerta secondaria: una parte del platino sul mercato proviene dal riciclo, principalmente da marmitte catalitiche esauste e gioielli dismessi. L’offerta riciclata può aumentare quando il prezzo del platino è alto (incentivando il recupero dei catalizzatori usati) e diminuire quando i prezzi sono bassi (meno convenienza a riciclare). Ad esempio, nel 2023-2024 il riciclo di platino è aumentato, contribuendo a colmare parzialmente il deficit di offerta. Nel 2025 si prevede un ulteriore incremento di platino riciclato (+14% anno su anno). Il riciclo funziona da valvola di sfogo: se il platino sale troppo, più materiale torna in circolo dal recupero, contribuendo a raffreddare i prezzi. Viceversa, in fasi di prezzo depresso, il riciclo diminuisce e l’offerta si restringe, aiutando il prezzo a risalire. È quindi un fattore moderatore, ma non elimina le oscillazioni causate da domanda primaria e offerta mineraria.
- Sentiment degli investitori e fattori macroeconomici: essendo un metallo prezioso, il platino risente anche delle dinamiche finanziarie e speculative. In tempi di incertezza economica o finanziaria globale, molti investitori cercano rifugi sicuri nei metalli preziosi – soprattutto oro, ma in parte anche platino e palladio. Tuttavia, il platino è considerato un bene rifugio meno “classico” dell’oro, quindi il suo andamento può divergere: ad esempio, all’inizio del 2023 oro e argento sono saliti per via delle tensioni geopolitiche e inflazionistiche, mentre il platino inizialmente era rimasto indietro, essendo percepito più come metallo industriale. Ciò ha portato alcuni investitori a effettuare “operazioni di recupero” (catch-up), investendo in platino che appariva sottovalutato rispetto agli altri metalli preziosi. Anche l’andamento del dollaro USA incide: il platino è prezzato in dollari, quindi un dollaro debole tende a favorire acquisti di platino da parte di investitori stranieri (prezzo più basso nelle loro valute), mentre un dollaro forte può frenare la domanda estera. Inoltre, come evidenziato da alcuni analisti, un dollaro USA debole rispetto al rand sudafricano riduce i margini dei minatori sudafricani (i costi in rand salgono rispetto al prezzo in dollari del platino), il che potrebbe paradossalmente limitare la produzione e sostenere i prezzi. Infine, i tassi di interesse influenzano tutti i metalli preziosi: tassi in rialzo rendono meno attraenti asset che non pagano cedole/interessi (come il platino stesso), mentre tassi bassi li favoriscono.
- Bilancio di mercato e scorte: uno dei fattori più importanti per il prezzo, specialmente nel medio termine, è l’equilibrio tra domanda e offerta. Il mercato del platino può trovarsi in surplus (eccesso di offerta, pressione ribassista) o in deficit (domanda superiore all’offerta, pressione rialzista). Negli ultimi anni, complice la ripresa post-pandemia e vari problemi sul lato estrattivo, il platino è entrato in deficit significativo. Secondo il World Platinum Investment Council (WPIC), dopo un modesto surplus nel 2022, il 2023 ha visto un deficit di circa 900 mila once, seguito da un altro deficit vicino a 1 milione di once nel 2024. Le proiezioni per il 2025 indicavano inizialmente ancora una carenza di circa 0,5-0,8 milioni di once. Questi deficit pluriennali stanno erodendo le scorte disponibili sopra il suolo (above-ground stocks), creando le premesse per un mercato strutturalmente più ristretto. Le previsioni al 2029 indicano deficit annuali medi di ~727.000 once, pari al 9% della domanda, se le tendenze attuali di offerta e domanda proseguono. In sostanza, la produzione mineraria non sta tenendo il passo con l’incremento della domanda in settori chiave (auto, idrogeno, investimenti, ecc.). Questo squilibrio a favore della domanda è uno dei motivi principali dietro la performance recente del platino. Nel primo semestre 2025, infatti, il platino ha messo a segno un rally spettacolare: solo nel mese di giugno 2025 è salito di oltre il 30%, toccando circa 1.390 $/oncia – il livello più alto da settembre 2014 – e registrando il suo mese migliore dal 1986. Da inizio 2025 a metà anno, il platino guadagnava oltre +50%, surclassando sia l’oro (+25% YTD) che l’argento (+24% YTD). Questo rally è stato attribuito proprio alle attese di deficit strutturali continuativi e scarsità di offerta, che hanno attirato investitori speculativi e istituzionali verso il platino. Il WPIC ha confermato che il “caso d’investimento” nel platino resta solido, con carenze di offerta persistenti dovute a produzione stagnante e scorte in calo, a fronte di una domanda in crescita (soprattutto dalla gioielleria cinese e dalle nuove applicazioni). In altri termini, il mercato sta prezzando la prospettiva di poca disponibilità di platino negli anni a venire. Naturalmente, questo quadro potrebbe cambiare se aumentasse drasticamente la produzione (ad esempio con nuovi progetti minerari) o se calasse la domanda; ma per ora l’aspettativa di deficit funge da supporto alle quotazioni.
In sintesi, il prezzo del platino è influenzato da: andamento dell’industria automotive, salute dei settori industriali utilizzatori, domanda di gioielli (spesso legata al prezzo relativo all’oro), condizioni dell’offerta mineraria (soprattutto in Sudafrica e Russia), livello di riciclo, umore degli investitori macro (fuga verso beni rifugio o propensione al rischio), valore del dollaro e tassi di interesse, ed infine dallo squilibrio generale domanda/offerta del mercato. Data la combinazione di fattori industriali e finanziari, il platino può comportarsi ora come una commodity ciclica legata alla crescita (salendo durante boom manifatturieri) ora come un metallo prezioso (beneficiando in parte di crisi e inflazione, sebbene meno dell’oro). Per l’investitore è importante monitorare questi driver, perché la presenza o assenza di alcuni di essi può anticipare inversioni di tendenza del prezzo del platino. Ad esempio, un forte segnale di ripresa dell’automotive o notizie di scioperi in Sudafrica potrebbero indicare potenziali rialzi, mentre un crollo della domanda di auto o un dollaro in forte apprezzamento potrebbero preannunciare pressioni ribassiste.
Pro e contro dell’investimento in platino
Come ogni investimento, anche il platino presenta vantaggi e svantaggi da valutare attentamente. Essendo un asset particolare – metà bene rifugio, metà metallo industriale – il platino ha un profilo di rischio/rendimento diverso rispetto a oro o ad altri investimenti tradizionali. Di seguito elenchiamo i principali pro e contro dell’investire in platino, così da aiutare un investitore neofita a orientarsi.
Vantaggi (Pro) dell’investimento in platino:
- Rarità e offerta limitata: Il platino è molto raro in natura, più raro dell’oro. Ogni anno se ne estraggono solo poche centinaia di tonnellate. Tutto il platino minerario annuale al mondo è inferiore alla produzione annua di molti singoli giganti minerari di oro o altri metalli. Questa scarsità intrinseca significa che non c’è abbondanza di platino disponibile: se la domanda cresce, l’offerta non può aumentare rapidamente (aprire nuove miniere richiede anni e grandi investimenti). Inoltre le scorte sopra terra sono limitate e in calo negli ultimi anni a causa di deficit di mercato. Per l’investitore, la rarità può essere un vantaggio perché rende il platino potenzialmente più esposto a impennate di prezzo in caso di shock (basta poco per creare penuria). In altri termini, il platino offre un upside elevato qualora la sua offerta resti vincolata e la domanda aumenti.
- Diversificazione di portafoglio: Il platino ha correlazioni solo parziali con altri asset finanziari tradizionali. Pur essendo un metallo prezioso come l’oro, ne differisce per usi e dinamiche, e non è perfettamente correlato né all’oro né ai mercati azionari. Storicamente, includere platino (o metalli preziosi in generale) in portafoglio può migliorare la diversificazione, riducendo il rischio complessivo. In fasi in cui azioni e obbligazioni soffrono, i metalli preziosi possono offrire una zavorra. Il platino, in particolare, tende a comportarsi bene durante le fasi di crescita economica (grazie alla domanda industriale) e può offrire spunti di crescita in momenti diversi rispetto all’oro. Ad esempio, negli ultimi anni l’oro ha beneficiato di crisi e tassi bassi, mentre il platino ha avuto un grande rally quando il mercato ha iniziato a scontare la ripresa dell’industria post-Covid e i deficit di offerta (2021-2025). Avere una piccola quota di platino può quindi aggiungere diversificazione a un portafoglio incentrato su azioni/obbligazioni e oro, offrendo esposizione a un set differente di driver economici.
- Potenziale di rivalutazione storica: Tradizionalmente, il platino era considerato “più prezioso dell’oro” – per molti decenni, fino al 2014, il platino ha mantenuto un prezzo per oncia superiore a quello dell’oro. Ad esempio, tra la fine degli anni ’80 e il 2008, il platino spesso quotava il doppio dell’oro. Dopo il 2015, complici vari fattori (crollo del diesel, eccesso di offerta, rally del palladio, ecc.), il platino è sceso sotto il prezzo dell’oro e da allora l’oro è quasi sempre stato più caro. Questo lascia intravedere una opportunità di rivalutazione: se in futuro le dinamiche cambieranno (ad esempio, forte domanda di platino e scarsa offerta), il platino potrebbe colmare il gap e magari tornare a valere quanto o più dell’oro. Nel marzo 2025, ad esempio, il rapporto platino/oro era circa 0,33 (platino costava un terzo dell’oro); un eventuale ritorno verso la parità implicherebbe notevoli guadagni percentuali per il platino rispetto all’oro. Ovviamente non c’è garanzia che ciò accada, ma molti investitori considerano il platino sottovalutato rispetto all’oro e al palladio, puntando a una rivalutazione di lungo termine.
- Domanda in crescita e nuovi utilizzi: Come visto, il platino non è un metallo “statico” nelle sue applicazioni: oltre ai mercati tradizionali (auto, gioielli), stanno emergendo nuovi driver di domanda. L’attenzione globale alla sostenibilità e all’energia pulita sta catalizzando investimenti in tecnologie all’idrogeno che usano platino (celle a combustibile, elettrolizzatori). Se l’hydrogen economy decollerà, il platino potrebbe diventare un materiale ancora più strategico (WPIC stima che l’idrogeno potrebbe diventare il primo settore di domanda di platino entro il 2040). Nel frattempo, l’inasprimento delle norme ambientali spinge ad usare più platino per ogni catalizzatore (per abbattere meglio le emissioni) e l’alto prezzo del palladio favorisce la sostituzione di quest’ultimo con platino nei convertitori catalitici. Anche nella gioielleria, come detto, il platino sta trovando nuova vita grazie alla convenienza relativa e al marketing nei mercati emergenti. Tutti questi elementi costituiscono possibili venti a favore per la domanda futura di platino. Un investitore che creda in queste tendenze può vedere il platino come un asset con prospettive di crescita di lungo periodo.
- Possibili rendimenti elevati (ma con rischio): Il platino, proprio per la sua volatilità, offre anche potenziale di rendimento per chi sa gestirne il rischio. I movimenti di prezzo possono essere bruschi e ampi: ciò significa che, se si entra a valutazioni depresse e si verifica uno scenario favorevole, il guadagno percentuale può essere consistente. Un esempio recente: chi ha acquistato platino a fine 2022, quando quotava intorno a 900 $/oncia, ha visto il valore salire oltre 1.300 $ nell’agosto 2025 (+40% circa), con picchi al +50% a metà 2025. Poche asset class hanno offerto performance simili in quel periodo. Chiaramente questo è il rovescio positivo della medaglia della volatilità: il platino può sovraperformare altri investimenti in determinate fasi di mercato (soprattutto in periodi di forte crescita industriale o di shock sull’offerta). Inoltre, alcune società minerarie di platino (per chi investe indirettamente via azioni) possono rendere dividendi e offrire leva operativa sui prezzi del metallo, potenzialmente amplificando ulteriormente i rendimenti in scenari di rialzo.
Svantaggi (Contro) dell’investimento in platino:
- Elevata volatilità e rischio di forti ribassi: L’altro lato della medaglia dei possibili alti rendimenti è che il platino può subire forti cali di prezzo in brevi periodi. Abbiamo già citato il crollo del 2008, quando precipitò da oltre 2.200 $ a circa 800 $ in pochi mesi. Anche più recentemente, nel 2020 il platino scese bruscamente sotto 600 $/oncia durante lo shock iniziale della pandemia, per poi risalire. La volatilità del platino è maggiore di quella dell’oro e persino dell’argento, proprio perché la sua domanda dipende molto da settori ciclici e la sua offerta è poco diversificata. Questo significa che il platino è adatto solo a investitori con una buona tolleranza al rischio e capaci di sopportare oscillazioni significative. Chi cerca stabilità e protezione assoluta farebbe meglio a orientarsi sull’oro. In sintesi, platinum is a high-beta asset: amplifica i movimenti, sia in su che in giù, ed è dunque meno adatto per investimenti a breve termine di chi non può permettersi perdite temporanee consistenti.
- Dipendenza dall’andamento economico-industriale: A differenza dell’oro, che brilla nei periodi di crisi come bene rifugio, il platino tende a soffrire durante recessioni o crolli industriali. La sua forte correlazione con la salute del settore auto e industriale fa sì che in fasi di rallentamento economico la domanda di platino cali sensibilmente. Ad esempio, se il mondo entrasse in recessione con calo delle vendite auto, minor produzione chimica e tagli alla spesa dei consumatori (meno gioielli), il platino potrebbe subire un duro colpo. Questo lo rende ciclico: generalmente outperformante in boom economici, ma underperformante in crisi. Un investitore in platino deve quindi avere un’opinione anche sul ciclo economico globale. Se si prevedono tempi di vacche magre per l’economia, il platino potrebbe deludere (mentre l’oro magari salirebbe); solo in caso di crisi accompagnate da forti reazioni inflazionistiche o problemi di offerta specifici il platino potrebbe andare in controtendenza. In breve, il platino non offre la stessa protezione sistematica in tempi di crisi finanziaria che offre l’oro, anzi potrebbe perdere valore quando le borse scendono (come accaduto nel marzo 2020).
- Liquidità inferiore e mercato di nicchia: Il mercato del platino è molto più piccolo di quello dell’oro sia in termini di capitalizzazione che di partecipanti. L’oro è detenuto dalle banche centrali, ha un mercato di investitori istituzionali e retail vastissimo, ed è scambiato ovunque con spread ridotti. Il platino, invece, è un mercato di nicchia: poche decine di miliardi di dollari in totale, scambi giornalieri inferiori e meno investitori coinvolti. Questo implica che il platino può avere spread più ampi (differenza acquisto/vendita) specialmente per strumenti meno liquidi, e che movimenti relativamente piccoli di capitale possono muovere il prezzo in modo significativo. Per un investitore privato, acquistare monete o lingotti di platino comporta spread più alti rispetto all’oro; anche alcuni ETF/ETC sul platino hanno volumi minori rispetto agli equivalenti sull’oro, il che può tradursi in minore liquidità in uscita. Inoltre, non tutte le banche o broker offrono facilmente strumenti sul platino, essendo meno richiesti. Dunque l’investimento in platino può risultare meno immediato e liquido di quello in altri asset maggiori. Bisogna pianificare con cura l’entrata e l’uscita per non incorrere in costi impliciti o difficoltà di smobilizzo in fretta.
- Fattori esogeni imprevedibili: Il platino, come sottolineato, è vulnerabile a eventi imprevedibili: uno sciopero improvviso, un terremoto in Sudafrica, un cambio normativo sulle emissioni auto, ecc. Possono esserci movimenti bruschi di prezzo difficilmente prevedibili con l’analisi tradizionale. Questa event risk rende difficile fare timing sul platino. Anche avanzamenti tecnologici possono rappresentare un rischio: ad esempio una nuova tecnologia catalitica che richieda meno platino, o una svolta nelle batterie che ritardi l’adozione dell’idrogeno, potrebbero ridurre la domanda prospettica. Oppure, sul fronte opposto, normative ambientali ancora più stringenti potrebbero aumentare la domanda oltre le attese. Insomma, c’è una dose di incertezza elevata: il platino è esposto sia a rischi geologici/politici (lato offerta) sia a rischi di mercato (lato domanda tecnologica) più accentuati rispetto a metalli più “statici” come l’oro.
- Nessun rendimento corrente e costi di stoccaggio: Come tutti i metalli preziosi fisici, il platino non produce flussi di cassa: non paga interessi né dividendi. Un lingotto di platino in cassaforte resta lì senza generare reddito, anzi comporta costi (assicurazione, custodia). Ciò significa che investire in platino ha un costo-opportunità: mentre si detiene platino, si rinuncia a interessi che si potrebbero ottenere da bond o dividendi azionari. In più, conservare platino fisico è costoso. Molti investitori ovviano a questo investendo tramite ETC (come vedremo), ma questi hanno a loro volta commissioni annue (tipicamente ~0,5% annuo) che gradualmente erodono il valore rispetto al prezzo spot. Quindi, a meno di un rialzo del prezzo, un investimento in platino può risultare in perdita nel tempo per via dei costi. Bisogna investire in platino per ragioni di apprezzamento del capitale o copertura, non certo per avere yield. Questo aspetto è comune agli investimenti in oro e argento: sono asset non produttivi di reddito.
- Fiscalità (IVA) e convenienza su metallo fisico: Un particolare svantaggio per gli investitori italiani (e europei) riguarda la fiscalità del platino fisico. A differenza dell’oro da investimento, che in UE è esente IVA, l’acquisto di platino fisico (lingotti, monete) è soggetto ad IVA (imposta sul valore aggiunto) nella maggior parte dei Paesi. In Italia ciò significa un’imposta al 22% sul valore, che incide pesantemente: ad esempio, comprare 10.000€ di platino fisico comporta ~2.000€ di IVA, un “gap” da recuperare prima di poter andare in profitto. Questo rende poco conveniente acquistare platino fisico direttamente per un privato. Esistono stratagemmi per evitare l’IVA, come custodire il platino in magazzini doganali (es. porti franchi in Svizzera) acquistandolo tramite servizi specializzati, ma sono soluzioni costose e complesse per piccoli investitori. Pertanto, per un investitore italiano, l’investimento in platino fisico risulta fiscalmente penalizzante rispetto all’oro e persino all’argento (anch’esso soggetto a IVA). Questo spiega perché molti preferiscono strumenti finanziari (ETC) sul platino, che non implicano IVA sull’acquisto.
- Considerazioni sugli strumenti finanziari: Se si investe in platino attraverso strumenti finanziari (che vedremo nella prossima sezione), ci sono alcuni svantaggi specifici. Ad esempio, investire tramite azioni minerarie comporta rischi aziendali (una miniera può avere problemi, costi fuori controllo, debiti, etc., indipendentemente dal prezzo del platino). Un ETF di società minerarie diluisce un po’ il rischio, ma è comunque un proxy imperfetto dei prezzi del platino. Investire tramite ETF/ETC sul platino elimina il rischio aziendale ma introduce un costo annuale (TER) e possibili lievi discrepanze (tracking error) col prezzo spot. Inoltre, molti ETF/ETC sono denominati in dollari: se il cambio euro/dollaro si muove a sfavore (ad esempio un forte rialzo dell’euro), l’investimento potrebbe risentirne in termini di rendimento in euro, a meno di scegliere prodotti con copertura valutaria (che però costano di più). Infine, investire tramite derivati (futures, CFD) sul platino può amplificare enormemente i rischi tramite la leva finanziaria, ed è fortemente sconsigliato ai neofiti. In generale, per chi vuole esposizione al platino è importante scegliere con cura lo strumento appropriato, bilanciando praticità e rischi aggiuntivi.
Riassumendo, il platino può offrire ottime opportunità di guadagno e diversificazione, ma è un investimento volatile e non adatto a tutti i profili. Va considerato eventualmente per una parte minoritaria del portafoglio dedicata ai metalli preziosi o alle materie prime, con un orizzonte di medio-lungo termine, consci dei possibili forti alti e bassi. Dopo aver valutato pro e contro, se ritenete che il platino si adatti ai vostri obiettivi, il passo successivo è capire come investire praticamente in platino, cosa che affrontiamo nella sezione seguente.
Come investire nel platino
Decidere di investire in platino è solo il primo passo: occorre poi scegliere come farlo concretamente. Esistono diversi modi per ottenere esposizione a questo metallo, ciascuno con caratteristiche proprie, adatte a differenti tipi di investitori. In questa sezione passeremo in rassegna le principali modalità di investimento nel platino, dai metodi più diretti (come l’acquisto fisico) a quelli indiretti (strumenti finanziari legati al platino).
In generale, le opzioni per investire nel platino includono:
- Acquistare platino fisico sotto forma di lingotti o monete.
- Investire in azioni di società minerarie che producono platino (o in fondi ad esse dedicati).
- Comprare ETF/ETC che tracciano il prezzo del platino (prodotti scambiati in Borsa).
- Operare con i derivati (futures, opzioni, CFD) sul platino.
Ognuna di queste alternative ha pro e contro in termini di praticità, costi, rischio e aderenza al prezzo del platino. La scelta dipende dall’esperienza dell’investitore, dall’orizzonte temporale e dall’obiettivo (speculativo di breve periodo vs. investimento di lungo termine, copertura dell’inflazione, diversificazione, ecc.). Di seguito analizziamo ciascun metodo più in dettaglio.
1. Acquisto di platino fisico (lingotti e monete)
Comprare platino fisico significa possedere materialmente l’asset, sotto forma di lingotti, placchette o monete in platino puro (generalmente titoli .9995). Questo è il modo più diretto e “tangibile” di investire nel metallo.
- Dove acquistare: ci si rivolge in genere a rivenditori specializzati di metalli preziosi (gioiellerie autorizzate, dealer numismatici, banche che trattano metalli, piattaforme online di bullion). In Italia ci sono operatori che vendono lingotti di platino di vari tagli (1 oncia, 50g, 100g, ecc.) con certificazione. Alcune zecche nazionali emettono anche monete da investimento in platino, come la Maple Leaf canadese, l’American Eagle degli USA, la Britannia inglese, il Filarmonica austriaco, ecc., disponibili presso rivenditori numismatici.
- Costo e premio: il prezzo al grammo/oncia per il cliente finale include un premio sul prezzo spot (markup del rivenditore) e, come discusso, l’IVA del 22% (in Italia) sul platino. Il premio commerciale dipende dal taglio (i lingotti piccoli e le monete hanno premi percentuali più alti rispetto ai lingotti da 1kg, per esempio). Nel complesso, il platino fisico ha un costo iniziale sensibilmente sopra la quotazione spot: l’investitore “parte in svantaggio” e potrà realizzare un profitto solo se il prezzo sale oltre questo punto di pareggio. Alcuni servizi come Orovilla offrono l’opzione di acquisto con IVA sospesa depositando il platino in dogana, ma ciò comporta spese di custodia e vincola la disponibilità del metallo. In alternativa, è possibile comprare e conservare il platino in porti franchi esteri esenti IVA (ad esempio a Zurigo o Ginevra) tramite piattaforme dedicate, ma anche qui si hanno costi di storage annuali e minore facilità di rivendita.
- Conservazione e sicurezza: dopo l’acquisto, bisogna stoccare in sicurezza il platino. Questo può voler dire affittare una cassetta di sicurezza in banca, usare caveau di società specializzate, o tenere in proprio con tutti i rischi del caso (furto, smarrimento, incendio – con relativa assicurazione). Dato l’alto valore per volume/peso (un lingotto da 1 kg di platino vale oltre 30.000€ ad agosto 2025), la conservazione sicura è essenziale. Questi costi di custodia vanno considerati come parte dell’investimento.
- Liquidità: per liquidare l’investimento, l’investitore dovrà rivendere i lingotti o le monete. Si può vendere agli stessi dealer (che applicheranno uno spread denaro/lettera) oppure a privati/collezionisti. La liquidità del platino fisico è più bassa rispetto all’oro fisico; potrebbe essere necessario più tempo o concedere uno sconto maggiore per vendere rapidamente grosse quantità. Comunque i principali dealer ricomprano volentieri platino, ma di nuovo senza recupero dell’IVA. In pratica chi vende in Italia recupera il prezzo netto (che ingloba l’IVA pagata solo se il prezzo di mercato è salito a sufficienza da coprirla).
In conclusione, investire in platino fisico dà la soddisfazione di possedere realmente il metallo, mettendo al riparo dall’eventuale rischio controparte di strumenti cartacei, ed è un investimento tangibile che alcuni preferiscono per una parte del patrimonio. Tuttavia, per un neofita, l’ingresso è oneroso (IVA e premi) e la gestione logistica può essere complicata. Spesso questo metodo è consigliabile solo se si ha un orizzonte molto lungo e se si vogliono possedere materialmente metalli preziosi per convinzione personale (ad es. come protezione ultima contro scenari estremi). Per la maggior parte degli investitori alle prime armi, la via degli strumenti finanziari (ETF/ETC) risulta più pratica e efficiente per investire in platino – come vedremo tra poco.
2. Azioni di società minerarie legate al platino
Un modo indiretto di investire nel platino è quello di acquistare azioni di aziende la cui attività principale è l’estrazione o la raffinazione del platino (e in generale dei metalli del gruppo del platino, PGM). L’idea è che investendo in tali società si ottiene un’esposizione ai prezzi del platino: se il prezzo del platino sale, i profitti di queste aziende aumentano (a parità di costi), e quindi il valore delle azioni potrebbe salire. Al contrario, se il platino scende molto, le società minerarie ne risentono con calo degli utili e delle quotazioni azionarie.
Vantaggi delle azioni minerarie: rispetto a comprare direttamente platino, acquistare azioni può offrire alcuni benefici. Innanzitutto, alcune società minerarie pagano dividendi: l’investitore potrebbe ricevere un rendimento periodico mentre detiene il titolo (ad esempio, società come Sibanye-Stillwater e Impala Platinum talvolta distribuiscono dividendi, se gli utili lo consentono). Inoltre, le aziende minerarie offrono un certo effetto leva sul prezzo del platino: i loro costi operativi sono in gran parte fissi, quindi una variazione del prezzo del metallo di solito produce una variazione più che proporzionale nei loro profitti. Ciò significa che se il platino raddoppia di prezzo, un miner che aveva margini risicati potrebbe vedere i propri utili decuplicarsi, facendo volare il titolo in Borsa (e viceversa, ovviamente, in caso di ribassi del platino). Questo effetto leva rende le azioni minerarie potenzialmente più redditizie dell’investimento nel metallo fisico in fasi di rally prolungati. Altro vantaggio: niente IVA o problemi di custodia – le azioni si comprano come normali titoli sul mercato tramite un broker.
Svantaggi delle azioni minerarie: va sottolineato però che comprare azioni non equivale a comprare platino. Le aziende hanno molti altri fattori di rischio: possono avere problemi di gestione, indebitamento, rischi geologici specifici, normative sul lavoro, cause legali, ecc. Ad esempio, una miniera potrebbe allagarsi o subire un incidente, penalizzando la società indipendentemente dal prezzo del platino. Oppure, se il management prende decisioni sbagliate o se i costi operativi esplodono (es. per inflazione locale in Sudafrica), gli utili potrebbero calare anche con platino in rialzo. C’è quindi un rischio aziendale significativo. Inoltre le società spesso producono anche altri metalli: le miniere di platino tipicamente estraggono anche palladio, rodio, oro, nichel, cromo. Quindi l’andamento di questi co-prodotti influisce sui risultati (ad esempio, in anni recenti il rodio – altro PGM – ha avuto prezzi altissimi contribuendo agli utili record di alcuni produttori; il calo del rodio poi ha intaccato i margini). In sintesi, le azioni minerarie sono un proxy imperfetto e più rischioso del platino stesso.
Principali società di platino: il settore del platino è dominato da poche aziende, principalmente sudafricane. Tra le maggiori società minerarie di platino a livello mondiale ricordiamo:
- Anglo American Platinum (Amplats): è il primo produttore mondiale di platino, con circa il 40% della quota di mercato globale. Ha sede in Sudafrica ed è controllata dal gruppo Anglo American Plc. Opera miniere importanti come Mogalakwena e Amandelbult nel Bushveld Complex. Anglo American Platinum ha storicamente fornito oltre 2 milioni di once di platino all’anno. Nel 2025 è prevista una riorganizzazione societaria che potrebbe portare a uno spin-off e quotazione separata di Amplats a Londra. Investire in Anglo American Platinum significa puntare sul maggiore player integrato del settore PGM.
- Impala Platinum (Implats): un altro gigante sudafricano, secondo produttore globale di platino. Impala ha numerose attività: miniere nel Bushveld (Marula, Rustenburg ecc.), joint venture e impianti di raffinazione, oltre a partecipazioni in miniere in Zimbabwe. Fornisce circa 1,3-1,5 milioni di once di platino l’anno. Le sue azioni sono scambiate sul JSE (Johannesburg) e come ADR OTC (IMPUY). Implats è conosciuta per la sua elevata leva operativa e per l’acquisizione di rivali (di recente ha acquisito la miniera canadese Lac des Iles e cercato fusione con Royal Bafokeng Platinum).
- Sibanye Stillwater: società nata in Sudafrica come spin-off aurifero, che è diventata uno dei maggiori produttori di platino e palladio al mondo grazie ad acquisizioni. Sibanye ha acquistato nel 2016-2017 le miniere di platino di Aquarius e di Stillwater (USA). Oggi opera miniere di PGM sia in Sudafrica che nel Montana (USA), rendendola diversificata geograficamente. Produce una combinazione di platino, palladio e rodio notevole ed è anche attiva nel riciclo di catalizzatori. Le sue azioni sono quotate anche al NYSE (ticker SBSW) oltre che a Johannesburg. Sibanye offre esposizione ai PGM più ampia (non solo platino) e ha anche miniera d’oro nel portafoglio originario.
- Altre società rilevanti: Northam Platinum (Sudafrica) è un medium player in espansione, Tharisa è una società più piccola quotata a Londra e Johannesburg che produce PGM e cromo. Eastern Platinum (Eastplats) è una junior canadese con attività in Sudafrica. Fuori dal Sudafrica, citiamo Nornickel (Norilsk Nickel) in Russia, che pur concentrata sul nichel è uno dei primi produttori mondiali di palladio e produce anche platino come sottoprodotto. Tuttavia investire su Norilsk significa esporsi a molti altri fattori (e al rischio Russia). Infine, alcune grandi minerarie diversificate (ad es. Glencore) hanno divisioni PGM o joint venture su platino.
Un investitore può comprare singoli titoli (ad esempio, tramite broker internazionale per prendere azioni su JSE o ADR americani OTC/NYSE per Anglo, Impala, Sibanye). Per mitigare il rischio specifico, si potrebbe valutare un ETF tematico sulle minerarie di platino/palladio. Ad esempio, negli USA c’è l’ETF iShares MSCI Global Metals & Mining Producers (ticker PICK) che include grandi società minerarie tra cui Anglo American, Implats, Sibanye, anche se non è focalizzato solo sul platino. Non esistono molti ETF focalizzati esclusivamente su PGM miners per via del numero limitato di aziende.
Conclusione sulle azioni minerarie: investire nelle società estrattive di platino può dare soddisfazioni se si prevede un boom del prezzo del platino, grazie alla leva sui profitti. Tuttavia è generalmente più rischioso e richiede di seguire news aziendali e di settore. Per un neofita, comprare queste azioni singolarmente può essere complicato (servono broker esteri, valuta diversa, ecc.) oltre che rischioso. In molti casi, per avere esposizione diretta al platino in modo più semplice e puro, si preferiscono gli ETF/ETC sul metallo fisico, descritti nel prossimo punto.
3. ETF ed ETC sul platino
La modalità probabilmente più semplice e popolare oggi per investire in platino, soprattutto per i piccoli investitori, è attraverso strumenti finanziari passivi che replicano il prezzo del platino: ovvero ETF (Exchange-Traded Fund) o ETC (Exchange-Traded Commodity) sul platino. Questi prodotti sono scambiati in Borsa proprio come un’azione e consentono di ottenere esposizione al metallo senza doverlo fisicamente gestire.
ETF vs ETC: La differenza tra ETF ed ETC è più formale che sostanziale. Un ETF sul platino sarebbe un fondo che replica l’andamento del prezzo del platino (di solito detenendo fisicamente il metallo a garanzia). Negli Stati Uniti esistono effettivamente ETF o Trust quotati che seguono il platino fisico. In Europa, per ragioni regolamentari (UCITS), i prodotti su singole commodity non possono essere fondi UCITS, quindi vengono strutturati come ETC, che sono di fatto titoli di debito collateralizzati dal metallo. Dal punto di vista dell’investitore retail, un ETC funziona in modo analogo a un ETF: lo si compra sul mercato come un titolo qualsiasi, e il suo valore riflette il prezzo spot del platino (al netto di una commissione annuale). In questa guida useremo il termine generico ETF/ETC, ma per l’investitore italiano i prodotti disponibili sul mercato sono tipicamente ETC (ad es. quotati su Borsa Italiana, segmento ETC).
Caratteristiche: Gli ETF/ETC sul platino sono in genere “fisici”, cioè coperti da platino fisico custodito in caveau a garanzia. Ogni quota dell’ETF rappresenta una certa quantità di platino detenuta dal fondo. Ad esempio, l’ETF americano Abrdn Physical Platinum Shares (ticker PPLT) detiene lingotti di platino in un caveau a Londra e riflette il prezzo spot meno le spese di gestione. Similmente, in Europa il WisdomTree Physical Platinum (ticker PHPT su Borsa Italiana) è un ETC collateralizzato con platino fisico custodito da HSBC, che segue il prezzo spot in USD. Questi strumenti prevedono una commissione di gestione annua (TER) – tipicamente attorno allo 0,5% – che viene scalata dal valore del fondo. Ad esempio PHPT ha TER 0,49%, PPLT 0,60%, il più economico GraniteShares Platinum Trust (ticker PLTM in USA) ha 0,50%. Questa fee causa un leggero drag nel lungo periodo (il fondo renderà un filo meno del sottostante).
Vantaggi degli ETF/ETC:
- Semplicità: Si acquistano/vendono facilmente in Borsa tramite un comune broker, come si farebbe con un’azione. Nessun problema di IVA, dogana, conservazione fisica o assicurazione: tutto è incorporato nel prodotto.
- Accessibilità: Si può investire anche in piccole somme. Ad esempio se il platino quota 1000$/oz (circa 33€/g) e un’azione dell’ETC rappresenta 1/10 di oncia, con poche decine di euro si può prendere esposizione. È quindi adatto anche a chi vuole investire somme modeste o fare PAC (Piani di accumulo) periodici.
- Liquidità: I principali ETC sul platino hanno market maker che ne assicurano la liquidità con spread ragionevoli. Il WisdomTree Physical Platinum è il più grande in Europa con circa 395 milioni € di AUM e presenta solitamente spread contenuti, così come PPLT negli USA. Si può entrare e uscire dal mercato in qualunque giornata di Borsa.
- Prezzo allineato allo spot: Questi strumenti seguono in modo piuttosto fedele il prezzo spot del platino (ci sono minime differenze date da cambio e commissioni, ma niente di paragonabile ai premi su lingotti fisici). In più, a differenza dell’acquisto fisico, qui non si paga IVA – un enorme vantaggio. Di fatto con un ETC si accede al prezzo all’ingrosso del platino.
- Sicurezza: La maggior parte degli ETC è garantita da platino fisico allocato in caveau. Questo mitiga il rischio emittente: anche se l’emittente dovesse defaultare, il metallo sottostante rimane a tutela dei detentori delle note. Ad esempio, l’ETC WisdomTree è un’obbligazione collateralizzata con lingotti di platino custoditi a Londra. È importante verificare che l’ETC sia fisico e collateralizzato (alcuni pochi sono sintetici o a replica via swap, ma sul platino sono rari).
Svantaggi e considerazioni sugli ETF/ETC:
- Costo annuo: come detto, c’è un piccolo costo annuale (dello 0,x%). Su periodi brevi è trascurabile, su molti anni può erodere una parte dei guadagni, ma resta inferiore ai costi di conservazione assicurazione che avrebbe il fisico per un privato.
- Rischio di cambio: molti ETC in Europa sono denominati in USD o comunque riflettono il prezzo in USD convertito in EUR. Ad esempio, PHPT di WisdomTree è quotato in dollari su Borsa Italiana (ma negoziabile anche in EUR credo attraverso eurotlx). Comunque, se l’investimento è visto da un italiano in euro, bisogna considerare che se il dollaro scende rispetto all’euro, l’ETC potrebbe perdere valore in EUR anche se il platino in USD resta invariato. Per chi volesse annullare il fattore cambio, esiste l’ETC Xtrackers Physical Platinum EUR Hedged (ticker XAD3 su Milano) che incorpora una copertura valutaria in euro. Questo ETC però ha un TER più alto (0,75% annuo). La scelta tra versione hedged o unhedged dipende dalle aspettative sul dollaro: molti investitori preferiscono non coprirsi (specie se pensano che il dollaro possa rafforzarsi o se vogliono diversificare valuta).
- Rischio emittente residuo: sebbene sia molto ridotto dal collaterale fisico, c’è sempre un minimo rischio legato all’emittente (per es. rischi legali, operativi). È comunque considerato trascurabile per gli ETC di primari operatori (WisdomTree, iShares, Xtrackers) con metal backing.
- Tracking error: raramente, l’ETC potrebbe deviare leggermente dallo spot per motivi tecnici (es. se c’è forte domanda e l’emittente fatica a creare nuove quote in tempo reale). Queste differenze sono di solito minime e arbitrate dagli operatori. Nel lungo periodo l’andamento segue fedelmente lo spot (meno fee).
- Niente utilizzo del metallo: investire via ETC non dà la possibilità di usufruire del metallo fisicamente (ovviamente). Se uno scopo dell’acquisto era anche detenere fisicamente platino per uso personale o collezione, qui non è contemplato (a differenza di alcuni trust tipo Sprott dove in teoria si può riscattare in metallo ma con alti importi). Per l’investitore puramente finanziario questo non è un problema.
Principali ETF/ETC sul platino disponibili:
Vediamo ora alcuni tra i più noti strumenti al mondo e in Europa per investire in platino, con le loro caratteristiche essenziali:
- Aberdeen Standard Physical Platinum Shares (PPLT): è l’ETF principale sul platino negli USA, quotato su NYSE Arca. Lanciato nel 2010, ha come obiettivo replicare il prezzo spot meno le spese (TER 0,60%). Detiene effettivamente lingotti di platino custoditi a Londra. PPLT è molto liquido per gli standard del platino e spesso usato come riferimento dagli investitori internazionali. Un suo concorrente minore negli USA è il GraniteShares Platinum (PLTM, TER 0,50%), dal costo leggermente inferiore.
- Sprott Physical Platinum & Palladium Trust (SPPP): questo è un caso particolare: non un ETF classico ma un trust chiuso gestito da Sprott (Canada), quotato a NYSE. Detiene una combinazione di platino e palladio fisici in vault. Offre esposizione a entrambi i metalli (circa 50-50 inizialmente, ma varia) e ha alcune peculiarità (ad esempio la possibilità per grandi investitori di riscattare metallo fisico). Ha un costo più alto (TER ~1,1%). Non è una scelta comune per i neofiti europei, ma esiste.
- WisdomTree Physical Platinum (PHPT): è l’ETC in platino più scambiato in Europa. Domiciliato in Jersey, è quotato su Borsa Italiana (ticker PHPT) e su altre borse europee. Ha TER 0,49% e replica il prezzo del platino detenendo fisicamente lingotti come garanzia. A inizio agosto 2025 gestiva circa 395 milioni di Euro di attivi. L’ISIN è JE00B1VS2W53. Per un investitore italiano, è probabilmente l’ETC più semplice da acquistare via qualunque banca o broker italiano. Trattandosi di un ETC senza copertura valutaria, investe in platino quotato in USD (la valuta del fondo è USD), quindi comporta esposizione implicita al dollaro.
- Xtrackers Physical Platinum EUR Hedged ETC: emesso da Deutsche Bank (Xtrackers), offre come detto la copertura in euro. ISIN DE000A1EK0H1, ticker XAD3. Il TER è 0,75%. Detiene platino fisico e copre giornalmente la componente valutaria USD/EUR. È quotato su varie borse (Frankfurt, Milano, ecc.). Può essere interessante per chi vuole eliminare il rischio cambio, al prezzo di una fee maggiore. Il patrimonio gestito è più piccolo di WisdomTree, ma la liquidità è comunque assicurata dal market maker (Deutsche Bank).
- Altri ETC degni di nota: citiamo anche Invesco Physical Platinum ETC (ticker SPMP, in USD, TER ~0,69%) e HANetf The Royal Mint Physical Platinum (ticker RMAP, TER 0,20% promozionale, poi 0,40%). Quest’ultimo è lanciato dal Royal Mint britannico con custodia presso la zecca reale; è relativamente nuovo. IShares non offre un ETC specifico sul platino puro, ma come detto c’è l’ETF iShares PICK che include minerarie. Esistono inoltre ETC a leva: ad esempio WisdomTree Platinum 2x Daily Leveraged (ticker LPLA a Londra) che offre il doppio della variazione giornaliera del platino, ma questi sono strumenti altamente speculativi per trading di breve termine, assolutamente sconsigliati a un neofita.
Di seguito, presentiamo una tabella riepilogativa con alcuni esempi di azioni e ETF/ETC legati al platino, includendo tipologia, ticker e una breve descrizione:
Strumento | Tipo | Ticker (Borsa) | Caratteristiche principali |
---|---|---|---|
Anglo American Platinum (Amplats) | Azione mineraria | JSE: AMS | Maggior produttore mondiale di platino (~40% dell’offerta globale). Opera miniere in Sudafrica (Mogalakwena, etc.). Controllata dal gruppo Anglo American. |
Impala Platinum (Implats) | Azione mineraria | JSE: IMP, OTC: IMPUY | Secondo produttore di platino al mondo. Miniere in Sudafrica e Zimbabwe, impianti di raffinazione integrati. Elevata leva operativa sui PGM, tra cui palladio e rodio. |
Sibanye-Stillwater Ltd | Azione mineraria | JSE: SSW, NYSE: SBSW | Grande produttore diversificato di platino e palladio. Attività in Sudafrica (varie miniere PGM) e Stati Uniti (Stillwater mine). Coinvolto anche nel riciclo di metalli preziosi. |
Aberdeen Physical Platinum (ETF) | ETF fisico (platino) | NYSE: PPLT | Replica il prezzo spot del platino detenendo lingotti fisici in custodia. TER 0,60%. È l’ETF più liquido sul platino negli USA, lanciato nel 2010. |
GraniteShares Platinum Trust | ETF fisico (platino) | NYSE: PLTM | ETF alternativo low-cost sul platino fisico. TER 0,50%, custodisce platino in lingotti a Londra. Adatto a investitori USA, con dimensioni più piccole di PPLT. |
WisdomTree Physical Platinum | ETC fisico (platino) | MIL: PHPT (Borsa Italiana) | Il maggior ETC sul platino in Europa (AUM ~€395 mln). Collateralizzato da platino fisico, TER 0,49%. Espone al prezzo del platino in USD (senza copertura valutaria). |
Xtrackers Physical Platinum (hedged) | ETC fisico (platino) Hedged | MIL: XAD3 | ETC con copertura valutaria EUR sul platino fisico (custodito e allocato). TER 0,75%. Protegge dall’oscillazione USD/EUR, emittente Deutsche Bank. |
Sprott Physical Platinum & Palladium | Fondo chiuso (ETF) | NYSE: SPPP | Trust che detiene ~50% platino e 50% palladio fisici. TER ~1,1%. Permette esposizione combinata ai due metalli, quotato in USD. |
Nota: I ticker sopra indicati sono i principali mercati di riferimento (JSE = Johannesburg, NYSE = New York). Alcuni titoli potrebbero essere disponibili anche su altre borse o come ADR/OTC. Fare riferimento al proprio broker per la disponibilità. Le commissioni TER sono annuali e riducono il rendimento nel tempo; tenetene conto nel valutare gli ETC/ETF.
Come si evince, investire tramite ETF/ETC sul platino è probabilmente la via preferibile per molti neofiti: consente di aggirare i problemi di IVA e custodia del fisico, offre un’esposizione abbastanza “pura” al prezzo del platino e richiede poche competenze tecniche per l’operatività (basta saper comprare un titolo in Borsa). Nel prossimo paragrafo approfondiremo ancora qualche dettaglio specifico sugli ETC sul platino e su come procedere all’investimento pratico in essi.
4. Futures e altri derivati sul platino
Un metodo aggiuntivo, adatto solo a investitori esperti, per esporsi al platino è tramite i derivati finanziari come futures, opzioni o contratti per differenza (CFD). Questi strumenti permettono di speculare sul prezzo del platino con leva finanziaria e senza detenere direttamente il metallo.
- Futures sul platino: Sono contratti standardizzati scambiati in borsa (COMEX/NYMEX facente parte del CME Group) che impegnano ad acquistare o vendere a una certa data futura una quantità di platino a un prezzo prefissato. Ad esempio, un future Platinum standard su NYMEX copre 50 once troy di platino. I futures permettono di assumere posizioni rialziste o ribassiste sul platino con margini (basta depositare ~5-10% del valore nozionale per aprire la posizione). Sono utilizzati spesso per trading di breve termine o copertura (hedging) da parte di industrie. Per un neofita, i futures presentano difficoltà notevoli: richiedono conto derivati dedicato, rischio di margin call (se il mercato si muove contro la posizione occorre aggiungere capitale), scadenze da gestire (ogni contratto ha una data di consegna, e se si vuole mantenere la posizione occorre rollare sul contratto successivo prima della scadenza). Inoltre, possono comportare consegna fisica se mantenuti fino a scadenza (anche se in pratica gli speculatori chiudono prima). Il trading di futures non è consigliabile ai principianti, in quanto si possono subire perdite ingenti in breve tempo a causa dell’effetto leva. È uno strumento adatto solo a chi ha esperienza e capitale adeguato.
- Opzioni sul platino: Sui mercati americani esistono anche opzioni sul future del platino. Le opzioni danno il diritto (non l’obbligo) di comprare/vendere futures a un certo strike entro una data. Sono strumenti ancora più complicati, adatti a strategie specifiche. Generalmente, per un investitore alle prime armi, le opzioni sul platino sono fuori portata, data la necessità di capire bene la volatilità implicita, il time decay e così via.
- CFD e prodotti a leva: Molti broker online offrono CFD (Contracts for Difference) sul platino, o certificates a leva fissa, che replicano l’andamento del platino con moltiplicatori. Ad esempio un CFD 1:10 sul platino muove 10 volte il capitale investito. Questi strumenti hanno il vantaggio di essere accessibili e non richiedere di gestire scadenze come i futures, ma mantengono tutti i rischi della leva: possono generare perdite rapidamente e anche perdere più del capitale se non hanno protezione. Inoltre i CFD comportano costi di finanziamento giornalieri. Per un trader che voglia fare operazioni veloci sul platino (es. puntare su un rialzo/ribasso di breve termine) i CFD possono essere usati, ma per un investimento di medio-lungo termine non sono adatti a causa dei costi di carry elevati. Anche qui, ai neofiti si suggerisce cautela: usare la leva senza esperienza è pericoloso.
In sintesi, gli strumenti derivati come futures e CFD sono vie per investire sul platino solo per chi ha elevata familiarità con i mercati e intende fare trading a breve termine o necessità di hedging. Per la gran parte degli investitori alle prime armi, tali strumenti non sono necessari: la combinazione di ETF/ETC per la componente di lungo termine e magari un piccolissimo importo in fisico (per diversificazione tattile) è più che sufficiente.
Consiglio: se il vostro obiettivo è semplicemente guadagnare dall’aumento del prezzo del platino nel tempo, gli ETF/ETC senza leva sono lo strumento più appropriato. I derivati possono essere ignorati fino a quando non avrete maturato molta più esperienza negli investimenti.
Investire negli ETC sul platino
Come evidenziato, per un investitore italiano medio la soluzione più efficiente per investire in platino consiste nell’utilizzare gli ETC (Exchange Traded Commodity) disponibili sul mercato domestico. In questo paragrafo riepilogheremo i passi pratici e alcuni suggerimenti su come investire negli ETC sul platino in sicurezza e in modo ottimizzato.
1. Comprendere il funzionamento degli ETC: Gli ETC sul platino sono strumenti quotati che replicano il prezzo del platino. Tecnicamente sono titoli di debito emessi da società veicolo, ma interamente coperti (collateralizzati) dal metallo detenuto in custodia. Quindi, quando comprate un ETC sul platino, non diventate proprietari del platino fisico sottostante, ma avete un credito garantito da esso. Questo è importante: non potrete richiedere la consegna del platino (se non in casi eccezionali con importi enormi e se previsto dal prospetto), ma potrete vendere l’ETC sul mercato per riavere denaro. Gli ETC non hanno scadenza, a differenza dei futures: sono open-end. Finché l’emittente rimane attivo, potete detenerli a tempo indefinito. L’emittente si fa pagare attraverso il TER annuale.
2. Apertura di un conto titoli presso un broker/banca: Per acquistare ETC vi serve un conto di trading abilitato alle borse dove sono quotati. I principali ETC sul platino come PHPT (WisdomTree) e XAD3 (Xtrackers) sono quotati su Borsa Italiana (mercato ETFplus/ETC). Quasi tutte le banche e piattaforme italiane (Fineco, Directa, Intesa, Unicredit, etc.) permettono di negoziarli. Verificate che il vostro intermediario offra l’accesso al segmento ETF/ETC di Borsa Italiana. In alternativa, potete anche acquistare su altre borse europee (Xetra, LSE) se il vostro broker lo consente, ma per semplicità usare Borsa Italiana è preferibile per questione di orari, liquidità in euro, e assenza di cambi valutari.
3. Selezione dell’ETC specifico: Come visto, ci sono più prodotti simili. Il WisdomTree Physical Platinum (PHPT) è un’ottima scelta base per esposizione al platino in USD, con buona liquidità e commissioni ragionevoli. Se però ritenete di voler eliminare il rischio cambio, potete optare per Xtrackers Physical Platinum Hedged (XAD3). Controllate i prospetti e le Factsheet aggiornate: guardate il TER, l’ammontare in gestione (AUM), la presenza di eventuali lending (di solito no per i fisici), e il prezzo di mercato. Il prezzo di un ETC spesso è frazionale rispetto all’oncia: ad esempio PHPT tratta a circa 100-110€ attualmente, riflettendo 1/10 dell’oncia circa. XAD3 trattando in euro con hedge avrà un prezzo diverso (es. ~74€ come da ultimo dato). L’importante è capire quanti pezzi comprare per ottenere l’esposizione desiderata in valore.
4. Inserimento dell’ordine: Una volta scelto l’ETC, potete inserire un ordine di acquisto specificando il ticker o ISIN. Conviene di norma usare ordini limit (limite di prezzo) per evitare di pagare prezzi anomali se la liquidità è bassa. Osservate il book: di solito c’è il market maker che quota bid/ask con uno spread di pochi centesimi. Potete acquistare anche in piccole quantità (1 quota, 5 quote, ecc. secondo il lotto minimo che di solito è 1). Dopo l’esecuzione, l’ETC apparirà nel vostro portafoglio e da quel momento seguirà l’andamento del platino. Commissioni di trading: la vostra banca vi applicherà una commissione per l’eseguito, come per un’azione (molti broker hanno costi bassi su ETF/ETC, verificate il vostro). Non c’è altro da pagare, a parte un piccolo fee annuo incorporato nel prezzo come detto.
5. Mantenimento e monitoraggio: Tenete d’occhio il prezzo del platino e quello del vostro ETC. Noterete che ci può essere una lieve differenza dovuta al cambio euro-dollaro (se non hedged) e che giornalmente il valore rispecchia abbastanza fedelmente i movimenti della materia prima. Potete seguire le quotazioni su siti finanziari o sul sito di Borsa Italiana stesso. Ricordatevi che nel lungo termine il numero di quote in portafoglio può diminuire marginalmente: la maggior parte degli ETC preleva la commissione vendendo una piccola porzione di metallo periodicamente, il che si riflette in un calo proporzionale delle quote (o in un aggiustamento del valore). È un effetto molto piccolo (0,5% l’anno), ma dopo ad esempio 5 anni la vostra partecipazione potrebbe essere intorno al 97-98% di quella iniziale se il prezzo fosse fermo. Questo è normale ed è il costo per tenerlo.
6. Vendita: Quando deciderete di vendere, fate un ordine di vendita sul mercato come per qualsiasi azione/ETF. Otterrete euro sul conto. Fiscalmente, gli ETC sono equiparati ai redditi diversi (capital gain) tassati al 26% in Italia. La banca di solito fa da sostituto d’imposta (se sono in regime amministrato); se siete in regime dichiarativo, dovrete dichiarare voi eventuali plus/minus. Informatevi col vostro fiscalista, ma in generale l’ETC rientra nelle tassazioni standard delle rendite finanziarie.
7. Tenere d’occhio i fattori macro: Anche se l’ETC semplifica l’accesso, l’investimento in platino richiede comunque monitoraggio. Seguite le notizie sul settore: ad esempio i report trimestrali del WPIC, l’andamento delle vendite auto, i prezzi dei metalli correlati (palladio, oro), la situazione politica in Sudafrica. Questo vi aiuterà a prendere decisioni informate su quando eventualmente aumentare o ridurre la posizione. Se il platino fa parte di una strategia di lungo periodo (es. una quota fissa del portafoglio in commodities), potete usare regole di rebalance periodico.
8. Attenzione agli orizzonti temporali: Gli ETC non hanno scadenza, ma ciò non significa che uno debba tenerli per sempre. Valutate il vostro orizzonte: se ad esempio puntate su un rialzo nei prossimi 2-3 anni per poi uscire, pianificate di conseguenza l’uscita se l’obiettivo si realizza. Se invece è un investimento “core” per 10 anni come protezione, allora non c’è problema a tenerlo a lungo (consapevoli delle fee). Ricordate anche che potete incrementare gradualmente: essendo negoziati in Borsa, potete comprare un po’ alla volta sfruttando eventuali fasi di debolezza del prezzo, invece che investire tutta la somma in un colpo solo. Questa tecnica di dollar-cost averaging riduce il rischio di entrare sul picco.
Esempio pratico: supponiamo che Mario voglia investire 5.000€ in platino. Decide di usare l’ETC WisdomTree PHPT. Con il prezzo attuale intorno a 105€ per quota, Mario acquista 48 quote per circa 5.040€ (supponendo commissioni basse). Ora Mario possiede l’equivalente di circa 4,8 once di platino (ogni quota ~0,1 oz). Se tra un anno il platino per esempio salisse del +10% in USD e il cambio EUR/USD restasse stabile, Mario vedrebbe il valore del suo investimento salire a ~5.540€ (al netto di pochi euro di commissioni annue già incorporate). A quel punto potrebbe decidere di vendere tutto realizzando il profitto, oppure mantenere. Se invece il platino calasse del -10%, il suo investimento scenderebbe a ~4.500€. Mario dovrebbe allora decidere se liquidare in perdita o attendere sperando in una risalita, in base alla sua strategia. Questo esempio evidenzia come l’ETC replichi fedelmente i risultati dell’investimento in metallo, rendendo chiara la pura esposizione ottenuta.
In conclusione, investire negli ETC sul platino permette di partecipare all’andamento di questo metallo prezioso in modo snello, trasparente e a basso costo. È la strada consigliata per chi vuole aggiungere platino al portafoglio senza le complicazioni della detenzione fisica. Naturalmente, benché lo strumento semplifichi la parte operativa, resta fondamentale valutare se e quanto investire in platino, in base alle proprie convinzioni di mercato e alla propria tolleranza al rischio. Il platino può dare soddisfazioni, ma come abbiamo visto è volatile: una gestione prudente, con importi calibrati e un’ottica di lungo termine, è la chiave per trarne beneficio minimizzando i rischi.
Seppur esteticamente gradevole, è però altamente sconsigliato investire sul platino fisico. I motivi principali sono:
- Se tenuto in casa sarà spesso a rischio di furti, anche se si è provvisti di sistemi di sicurezza o si adottino stratagemmi particolari
- Se custodito in banca o deposito si avranno spese di custodia fino allo 0,48% annuale del suo valore
- La sua compravendita può avere commissioni fino allo 0,5% per valori inferiori ai 75.000 dollari, o fino al 10% in caso di venditori irregolari
- Il prezzo dei gioielli dipenderà maggiormente da lavorazione e dettagli e non dal valore effettivo del metallo
Occorre poi ricordare che ogni acquisto di platino fisico dovrà essere accompagnato da certificazione firmata e sarà soggetto a IVA al 22%, regime valido in tutta Europa.
A conti fatti, domandarsi se convenga davvero investire in platino nel 2020 non può avere una risposta univoca, poiché tutto dipenderà dal profilo di rischio dell’investitore e quanto sarà in grado di diversificare il suo portafoglio. Ciò che è certo è che non sarà possibile applicare la stessa strategia d’investimento dell’oro, metallo economicamente più resiliente, ma si potranno sfruttare momenti negativi del mercato per poi guadagnare in seguito, come la storia ha trasmesso.
Riassumendo: cosa devi sapere prima di Investire in platino
- Perché investire in platino?
- Cosa influenza i prezzi del platino?
- Investire in platino
- Rischi di platino
Fonti: Le informazioni e i dati presentati in questo articolo provengono da fonti affidabili nel settore finanziario e dei metalli preziosi, tra cui report del World Platinum Investment Council, analisi di mercato (ad es. Benzinga), articoli specializzati come Investing News Network, nonché schede tecniche degli ETF/ETC citati (WisdomTree, justETF, etc.) e guide di investimento rinomate. Tutti i riferimenti sono stati verificati e aggiornati ad agosto 2025 per garantire l’accuratezza delle informazioni fornite. In particolare, dati su domanda/offerta e prezzi storici del platino sono stati tratti dal WPIC e da analisi 2025 recenti, mentre i dettagli sui prodotti finanziari derivano dai documenti informativi ufficiali degli emittenti e da siti di settore. Si invitano comunque i lettori a condurre ulteriori ricerche o consulenze se intendono effettuare scelte di investimento basate su queste indicazioni.