Wall Street ha registrato una flessione in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione, con gli indici Nasdaq e S&P500 in calo dell’1%.
L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% su base mensile a marzo, rispecchiando l’aumento osservato a febbraio e superando leggermente le aspettative degli economisti di un aumento dello 0,3%.
Anche l’inflazione core, che esclude le componenti volatili, è aumentata dello 0,4%, contro lo 0,3% previsto. Su base annua, il tasso di inflazione complessivo si è attestato al 3,5% e l’inflazione core al 3,8%, superando entrambe le previsioni rispettivamente del 3,4% e del 3,7%. Inoltre, c’è attesa per i prossimi dati settimanali sull’inventario del petrolio da parte della Energy Information Administration.
In termini di singoli titoli, Intel ha annunciato il lancio di una nuova versione del suo modello di chip di intelligenza artificiale, Gaudi 3, con l’obiettivo di competere con Nvidia in un segmento promettente dell’industria dei semiconduttori, con disponibilità prevista nel terzo trimestre. Bank of America ha promosso Albemarle a “Buy” a causa dell’aumento dei prezzi del litio, mentre le azioni di Nvidia sono scese dell’1,8%, continuando a scendere al minimo di cinque settimane. Anche le azioni di Meta sono scese del 2%.
Nel frattempo, AMD ha stipulato un accordo di sviluppo con la canadese BlackBerry per nuovi sistemi robotici.
Delta Air Lines ha registrato un utile netto di 37 milioni di dollari per il trimestre, un’inversione di rotta significativa rispetto alla perdita di 363 milioni di dollari dell’anno precedente, con ricavi record di 12,6 miliardi di dollari, anticipando una forte domanda di viaggi nel 2024, soprattutto durante i mesi estivi, e prevedendo un 5 -7% di aumento dei ricavi rettificati per il secondo trimestre.
Borse europee
I mercati azionari europei hanno registrato un’inversione del loro precedente trend positivo, con indici importanti come l’EuroStoxx50 e il FTSE MIB che hanno chiuso rispettivamente dello 0,6% e dello 0,2%.
Titoli specifici come Monte Paschi, Banca Popolare di Sondrio e Poste Italiane hanno registrato guadagni, mentre altri come Iveco, Amplifon ed Enel hanno registrato cali.
Anche il DAX di Francoforte è sceso dello 0,4%. Questo cambiamento nel mercato azionario si è accompagnato a movimenti significativi nei mercati finanziari, dove i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi sono saliti al 4,47%, segnando un massimo che non si vedeva da novembre, a seguito di dati sull’inflazione statunitense più forti del previsto per il terzo mese consecutivo.
Ciò ha portato ad aggiustamenti nelle aspettative sui tassi di interesse, con il mercato che ora anticipa che la Federal Reserve ritarderà i tagli dei tassi di interesse fino a settembre.
L’impatto più ampio di queste variabili macroeconomiche si è fatto sentire su varie classi di attività. L’euro si è indebolito rispetto al dollaro, scendendo a 1,075, in quella che è stata la migliore sessione del dollaro in oltre 12 mesi, attribuita alla prospettiva di tassi di interesse più alti per un periodo prolungato.
Nel frattempo, lo yen giapponese si è indebolito significativamente rispetto al dollaro, raggiungendo livelli che non si vedevano dal 1990 a seguito dei dati sull’inflazione.
I mercati delle materie prime hanno visto i prezzi del petrolio Brent e WTI aumentare leggermente, mentre oro e Bitcoin hanno registrato cali, con l’oro che è sceso a 2.329 dollari l’oncia e il Bitcoin è sceso a 67.800 dollari, riflettendo gli ampi aggiustamenti nei mercati finanziari in risposta ai dati macroeconomici e alle aspettative sui tassi di interesse.
I magnifici 7 in ribasso
Il Nasdaq 100 ha registrato una perdita di circa un punto percentuale, riflettendo l’ansia crescente degli investitori riguardo alla persistente pressione inflazionistica. I cosiddetti “Magnifici Sette”, che hanno dominato il mercato finora quest’anno, sono in ribasso, con Tesla (TSLA.O) che segna il peggior risultato con un -2,5%, mentre Alphabet (GOOGL.O) si comporta relativamente meglio con un -0,5%.
L’aumento dei prezzi al consumo negli Stati Uniti a marzo ha superato le previsioni, trainato dall’incremento dei costi della benzina e degli alloggi, innescando incertezza sulla possibilità che la Federal Reserve inizi a ridurre i tassi di interesse a giugno. Questo è evidenziato dall’aumento del 0,4% nell’indice dei prezzi al consumo (CPI), in linea con il mese precedente, mentre gli analisti si aspettavano un rallentamento al 0,3%, con la benzina e i costi degli alloggi che hanno contribuito per oltre la metà dell’aumento del CPI.
Su base annua, l’indice CPI è salito del +3,5%, superando le stime a +3,4%, mentre escludendo gli elementi volatili come cibo ed energia, il CPI core è aumentato del +3,8%, in linea con il mese precedente ma sopra le previsioni di +3,7%.
Nonostante queste cifre, l’incremento del CPI core si mantiene al ritmo più lento degli ultimi tre anni. Il mercato ha reagito con vendite di azioni e bond, con i rendimenti dei Treasury decennali saliti al 4,47%, il livello più alto da novembre 2023, riflettendo la convinzione diffusa che la Federal Reserve ritarderà almeno fino a settembre prima di intervenire sui tassi di interesse, abbandonando quasi del tutto l’idea di un intervento già a giugno.
Occhio alle azioni bancarie
Una particolare attenzione va data alle azioni bancarie.
Con l’ìinflazione che tarda a scendere, la FED potrebbe posticipare il taglio del costo del denaro.
Questo continuerebbe a portare soldi alle banche americane ed europee e i già grandi guadagni che hanno fatto finora potrebbero incrementarsi.