Pignoramento Stipendio 2023: Come Evitare il Pignoramento dello Stipendio o della Pensione

Con contribuenti morosi, o cattivi pagatori, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione può ricorrere al pignoramento dello stipendio. Questo fa parte dei beni pignorabili e, anche nel caso di stipendi particolarmente bassi, una parte di essi può essere rilevata per andare a ripagare eventuali debiti, mantenendo però un minimo vitale. Dopo la chiusura di Equitalia, avvenuta del 2017, ci sono dei casi in cui l’Agenzia delle Entrate e Riscossione può procedere al pignoramento senza il procedimento di un tribunale competente, esistono tuttavia delle modalità per impedirlo. Per capire come evitare il pignoramento dello stipendio occorre comprendere che esistono vari modi, ovviamente legali e a norma di legge, seppur talvolta restrittivi.

Cos’è il pignoramento dello stipendio?

Il pignoramento dello stipendio è una procedura formale attuata dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione al fine di recuperare un credito fiscale. Facendo in questo modo, l’Agenzia richiede la decurtazione dello stipendio netto del contribuente moroso, che può avvenire in 3 modalità:

  • Riduzione del compenso in busta paga
  • Riduzione del corrispettivo su conto corrente
  • Riduzione della contribuzione al datore di lavoro

Con il d.l. n.16/2012 del Governo Monti, detto anche Decreto Semplificazione, si evidenziano 3 livelli di pignoramento, garantendo comunque una soglia minima vitale:

  • 10% per stipendi inferiori o uguali a 2,500 euro mensili
  • 14,28% per stipendi tra i 2,500 e 5,000 euro mensili
  • 20% per stipendi superiori a 5,000 euro mensili

Un pignoramento non può essere effettuato invece nel caso uno stipendio non superi i 525,89 euro mensili, poiché tale cifra rappresenta già da se una soglia minima vitale. Nel caso invece siano presenti vicissitudini come pratiche di separazione, divorzio o mantenimento di figli, il pignoramento può avvenire solo previa autorizzazione di un tribunale competente, o essere impedito in funzione della gravità della situazione.

Tuttavia, nonostante l’art.545 del Codice di Procedura Civile sui Crediti Impignorabili dichiari che non sia possibile pignorare oltre un quinto di uno stipendio netto, Equitalia aveva la possibilità di rilevare l’intero importo di un conto corrente, in quanto lo stipendio in questione si sarebbe unito al resto dei risparmi rendendo non-identificabile la sua natura. Dopo la chiusura di Equitalia, avvenuta nel 2017, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione gode ancora di tale possibilità.

Come Evitare il Pignoramento dello Stipendio o Pensione
Come Evitare il Pignoramento dello Stipendio o Pensione

Pignoramento dello stipendio, il caso di Savona

Per comprendere come evitare il pignoramento dello stipendio è possibile esaminare un caso giudiziario avvenuto nel gennaio 2014 e regolato dal Tribunale di Savona.

Con una pensione di 590 euro mensili, un ex commerciante ha dato diritto a Equitalia di pignorare i suoi risparmi, è perciò stato costretto ad aprire un nuovo conto corrente per l’accredito della sua pensione. Questo è avvenuto in quanto, stando alle incongruenze dell’art.545 del C.P.C., l’entrata pensionistica si sarebbe unita con altre fonti di reddito presenti nel conto corrente.

Con la sentenza del Tribunale di Savona in merito, si afferma che un lavoratore o pensionato possono fare ricorso contro il pignoramento, provando che sul loro conto corrente non sia presente altro introito diverso dal proprio stipendio o la propria pensione. In questo caso il Tribunale ha escluso il fatto che Equitalia pignorasse risparmi differenti allo stipendio, eccetto per la somma superiore ai 525,89 euro, considerati soglia minima vitale.

Altre modalità per evitare il pignoramento dello stipendio

Come visto dal caso del Tribunale di Savona, è possibile opporsi all’ordine di pignoramento e fare richiesta di sospensione, dimostrando che nel proprio conto corrente non siano presenti ulteriori risparmi differenti dallo stipendio. Tale contestazione va effettuata entro 30 giorni dall’avviso di pignoramento.

Oltre all’apertura di un nuovo conto corrente apposito, sono in ogni modo possibili altre modalità, ovviamente legali:

  • Lavorare in proprio con Partiva IVA, così da rendicontare entrate e uscite in modo differente non essendo più presente uno stipendio
  • Mantenere nel conto corrente una somma inferiore a 1345,56 euro sulla quale, indipendentemente dalle entrate mensili, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione non può esercitare procedura di pignoramento
  • Procedere con un’azione legale qualora il pignoramento venga esercitato anche su uno stipendio mensile inferiore ai 525,89 euro, o dopo un eventuale pignoramento ne rimanga una cifra ancora inferiore (l’Agenzia può anche richiedere rimodulazione con importo di un settimo o un decimo anziché il quinto dello stipendio)

Con il d.l. n.201/2011 il Governo Monti ha imposto l’accredito su conto corrente per tutti gli stipendi superiori ai 1000 euro, rendendo quindi perseguibili dalla legge pratiche che vedano l’utilizzo di contanti per tale cifra. Per la seguente ragione non è possibile:

  • Lavorare in nero ( questo per legge, anche se nella realtà molte persone lavorano in nero, contravvenendo e ricadendo anche in reati penali per i datori di lavoro) 
  • Ricevere lo stipendio in assegno o contanti
  • Far risultare in busta paga un compenso inferiore ai 525,89 euro percependo però una cifra maggiore

In quest’ultimo caso il pericolo pignoramento non viene aggirato in quanto, per la riscossione dei crediti, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione può fare riferimento direttamente al datore di lavoro.

Evitare il pignoramento dello stipendio, è davvero possibile?

E’ asserito che lo stipendio mensile rientri tra i beni pignorabili dallo stato. Capendo gli sviluppi degli ultimi anni su stipendi e recupero crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione, è possibile comprendere come evitare il pignoramento dello stipendio, constatando che quest’ultimo può essere aggirato solo in alcuni casi:

  • Aprendo un conto corrente dedicato al solo stipendio
  • Percependo uno stipendio inferiore a 525,89 euro mensili
  • Mantenendo una somma nel conto corrente inferiore a 1345,56 euro
  • Lavorando da libero professionista con Partita IVA

Tuttavia, queste soluzioni portano il contribuente a vivere forti restrizioni economiche, considerando spese di apertura e gestione di un nuovo conto corrente o per la Partita IVA, o la probabilità di non possedere le liquidità sufficienti per spese importanti o impreviste.

A conti fatti, la chiusura di Equitalia nel 2017 non ha cambiato la situazione, poiché la medesima mansione viene svolta dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione. Tuttavia, prima di incorrere in un’eventuale pignoramento dei beni (o dello stipendio) è estremamente importante valutare il proprio caso, così da essere pienamente in tempo per prendere provvedimenti e in circostanze particolari fare ricorso, o procedere con un’azione legale qualora sia necessario.

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