Rischi di Investire in Obbligazioni: Cosa Sapere PRIMA di Comprarle

Come ben sappiamo, le obbligazioni sono ottimi strumenti d’investimento e sono essenziali in un portafoglio, per diversificarlo e ridurre il rischio di perdite ingenti. Tuttavia, che siano societarie o governative, come ogni altro investimento non sono esenti da rischi, fattore che scopriremo insieme nell’articolo di oggi.

L’ente emittente deve presentare massima efficienza, garantendo una corretta maturazione d’interessi fino alla scadenza, ma anche la liquidità di mercato deve essere ampia, registrando più scambi e riducendo la volatilità. Nonostante siano annoverati tra gli investimenti più sicuri occorre capire, quali sono i rischi d’investimento nei titoli obbligazionari?

Rischi di Investire in Obbligazioni
Immagine sopra: una vecchia obbligazione bancaria

I 6 principali rischi dell’investire in obbligazioni

Un’obbligazione è un titolo di debito per chi lo emette e un credito per chi lo acquista, del tutto simile ad un prestito che un soggetto fa ad una società, nel caso di bond corporate, o a uno Stato, nel caso dei governativi. L’ente emittente si impegnerà a far maturare cedole semestrali o annuali, come ricompensa del prestito, che si aggiungeranno al capitale investito.

In base a tale meccanismo i titoli obbligazionari sono percepiti meno rischiosi rispetto a quelli azionari: partecipando come finanziatori dell’emittente, gli investitori dovranno però capire se quest’ultimo avrà la capacità di rimborsare interamente capitale e cedole alla scadenza del titolo.

1. Rischio dell’emittente

Il fallimento dell’ente emittente delle obbligazioni e la capacità di gestire e rimborsare il debito sono i rischi maggiori che si possano correre investendovi. Potrebbero verificarsi davanti eventi improvvisi e sfuggire alle previsioni, per tale ragione la possibilità d’insolvenza deve essere largamente considerata.

Primo indicatore dello stato di salute dell’ente è il rating, rilasciato dalle agenzie specializzate come S&P, Moody’s e Fitch: più sarà elevato più sarà affidabile l’emittente, ciò malgrado queste siano spesso state accusate di errori di valutazione in passato.

Per enti di grandi dimensioni è poi necessario considerare i CDS (Credit Default Swap), strumenti di protezione che rientrano tra i derivati creditizi, utili a trasferire il rischio di credito in caso di fallimento: maggiori saranno meno sarà affidabile l’emittente.

Seppur più improbabile, va ricordato anche il rischio di default di una nazione, che non sarà più in grado di rimborsare quanto dovuto. Verosimilmente, è ormai circoscritto solo ai Titoli di Stato di paesi emergenti.

2. Rischio di reinvestimento

Gli obbligazionisti potrebbero incorrere nel rischio di reinvestire il capitale a tassi d’interesse inferiori rispetto a quelli precedenti. Ciò avviene se si investe in obbligazioni richiamabili, chiamate anche callable, che gli enti emittenti possono rimborsare anticipatamente alla scadenza, dando agli investitori cedole anticipate e minori di quelle sperate e farli ritrovare improvvisamente con capitale non sufficiente da reinvestire.

Riguarda principalmente i Titoli che pagano cedole periodiche, con la possibilità che il loro reinvestimento non avvenga al tasso iniziale.

3. Rischio di illiquidità

Un mercato privo di liquidità nelle negoziazioni può rappresentare il pericolo di non riuscire a vendere i propri titoli, perchè vi sono pochi scambi giornalieri tra venditori e acquirenti, con spread particolarmente elevati.

Se i Titoli di Stato presentano liquidità maggiori, è un problema che può riguardare maggiormente i bond societari, secondo Economia-italia-com per emissioni inferiori ai 250 milioni di euro, per poi ridursi al crescere della quantità emessa. La liquidità del titolo è quindi strettamente connessa alle caratteristiche del mercato in cui il titolo stesso viene scambiato.

Negoziazioni illiquide possono inoltre causare volatilità dei prezzi, con impatto negativo sul rendimento totale: eventuali investitori potrebbero dover accettare valori molto minori di quelli sperati per poter concludere una vendita prima della scadenza.

Per aggirare il rischio si consiglia di negoziare obbligazioni con buoni volumi, in linea col proprio orizzonte temporale e tolleranza al rischio, affinchè non debbano essere vendute prima della scadenza. Ovviamente un portafoglio diversificato con 20-30 titoli suddivisi per tipologia ed emittenti può aiutare maggiormente.

4. Rischio di cambio

Legato a titoli obbligazionari in valuta estera, il rischio di cambio potrebbe impattare sulle loro performance. Le fluttuazioni delle valute dei bond scelti possono avere effetti principalmente negativi, maggiori esempi sono investimenti in euro su bond in dollari.

5. Rischio d’inflazione

Il rendimento della cedola obbligazionaria non è legata all’inflazione, poiché il suo tasso d’interesse fisso o variabile è espresso in valore nominale. Ciò significa che all’aumento dell’inflazione i tassi d’interesse non saranno adeguati e potrebbero ridursi drasticamente o divenire negativi.

Sulle variazioni dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali, bond con scadenze più lunghe presenteranno un rischio maggiore rispetto a quelli a breve termine.

Sono immuni a questo rischio le obbligazioni indicizzate all’inflazione (chiamate anche ILB o linker), Titoli di Stati sovrani mirati a difendere i rendimenti dall’impatto dell’inflazione e legati agli indici di prezzo al consumo. Adatte anche a tolleranze al rischio ridotte, sono ideali per diversificare e proteggere ulteriormente il proprio portafoglio.

6. Obbligazioni subordinate

Con la grande crisi derivata dai mutui subprime, molti investitori si ritrovarono senza più un euro nonostante avessero investito in obbligazioni di banche italiane. Come poteva essere successo?

Questi investitori avevano firmato dei contratti per comprare obbligazioni subordinate.

Chi gliele propose non pensò ( o fece finta di non sapere) il profilo di rischio del cliente. Ma anzi gli mostrò gli strabilianti interessii annui di questro tipo di obbligazioni ( stavamo sopra il 15% annuo, cioè tantissimo9 elogiando il fatto che le obbligazioni bancarie vengono considerate un investimento sicuro, però sorvolando sul fatto che si trattava non di normali obbligazioni, ma di obbligazioni subordinate, uno strumento (all’epoca) che sembrava fatto apposta per confondere il cliente.

Cosa sono le obbligazioni subordinate: si tratta di obbligazioni subordinate alle azioni che offrono alti rendimenti in quanto molto rischiose. Cioè in caso in cui l’azienda che le ha emesse dovesse fallire, questa sarà obbligata a soddisfare per prima i creditori, poi gli obbligazionisti normali, POI gli azionisti, e infine – sempre che ci rimangano dei soldi – verranno rimborsate le obbligazioni subordinate.

Ecco allora che molti si rivolsero ai politici e il governo ( incredibilmente qui potete leggere questa vicenda ) li rimborsò.

Cosa c’è da sapere per investire in obbligazioni e aggirare i rischi?

Chiunque desideri investire in obbligazioni, corporate o statali che siano, deve considerare due elementi fondamentali:

  • Effettivo rendimento netto, che indicherà il ritorno annuale alla scadenza
  • Durata finanziaria, che valuterà variazioni di prezzo in base a inflazione e tassi d’interesse

Sono tipicamente inserite in portafogli allo scopo di diversificare e proteggere l’investimento, specialmente contro eventuali criticità economiche quali recessione, stagnazione del mercato o, ancor peggio, stagflazione. Questo perchè meno volatili rispetto ad altri asset e dai rischi intrinsechi minori, tuttavia essi sono presenti e possono compromettere interi investimenti. Ricapitolando, tra tutti si ricordano:

  • Rischio emittente, fallimento o insolvenza della società o dello Stato
  • Rischio reinvestimento, con bond richiamati prima della scadenza
  • Rischio illiquidità, su titoli con emissioni ridotte e con pochi scambi
  • Rischio cambio, per investimenti su bond con valute differenti
  • Rischio inflazione, che riduce i rendimenti di bond non-indicizzati

Punti deboli verosimili ma largamente ridotti sui Titoli di Stato, che specialmente da paesi sviluppati non presentano il pericolo di fallimento o insolvenza e offrono svariate alternative indicizzate all’inflazione, per proteggere i rendimenti sul lungo periodo.

A conti fatti, come ogni altro investimento, anche quello obbligazionario richiede forte attenzione e giudizio, conoscendo gli enti dai quali sottoscrivere e preventivando le possibilità, seppur spesso remote, di perdere il proprio capitale. Nel farlo, un’approfondita comprensione di volume d’emissione, situazione finanziaria e orizzonti temporali disponibili assieme alla propria tolleranza al rischio saranno un prezioso aiuto.

Risorse utili:

Autore

  • massimiliano biagetti

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.