Tassazione Bitcoin Quante Tasse si Pagano sulle Criptovalute

L’adozione delle criptovalute nel mondo prosegue lenta ma inevitabile, grazie ad una crescente informazione sul tema e la nascita di varie applicazioni che facilitano processi d’acquisto e d’investimento attraverso esse. Riguardo ai Bitcoin, secondo Chainanalysis nel mondo vi sono circa 100 milioni di possessori, di cui 400.000 utilizzatori quotidiani.

Nonostante la sua volatilità, i Bitcoin hanno raggiunto un valore prossimo ai 30.000 euro, attirando l’attenzione di grandi investitori italiani ed esteri. Tuttavia, sul piano fiscale vi è notevole confusione, anche per la sua difficoltà di tracciamento. Come avviene la tassazione del Bitcoin in Italia e cosa c’è da sapere?

Come è tassato il Bitcoin in Italia?

Secondo le ultime disposizioni dell’Agenzia delle Entrate, in particolare dall’Interpello della Direzione Regionale Lombardia 956-39/2018, Bitcoin e criptovalute in generale sono considerate come valute estere: il loro trattamento è analogo a quello di investimenti all’estero e attività estere che producano redditi tassabili in Italia.

Secondo la Sentenza 1077 del 27/01/2020 del TAR del Lazio, la criptovaluta ha trattamento fiscale analogo a qualsiasi altro investimento finanziario. Per tale ragione, come avviene con le rendite finanziarie, anche le plusvalenze del Bitcoin sono tassate al 26%, vi sono però due casistiche differenti:

  • Trading, con guadagni tassati al loro prelievo
  • Scambio, con guadagni tassati alla conversione in euro

Sostanziali differenze vi sono anche se i possessori/investitori sono imprese o persone fisiche:

  • Per le imprese, si possono conservare in wallet digitali e non è necessario dichiarare la loro quantità, ma è obbligatorio dichiarare tutte le operazioni effettuate, pagandovi eventuali plusvalenze alla vendita o a chiusura bilancio
  • Per le persone fisiche, non sono previste imposte, eccetto casi in cui si superi controvalore di 51.645,69 euro per almeno 7 giorni consecutivi, soglia per cui l’Agenzia delle Entrate considera tali attività come speculative ai sensi dell’art. 67 comma 1-ter del TUIR (d.p.r. 917/1986)

Sebbene non esistano vere e proprie norme sulla tassazione Bitcoin, restano vigenti tali disposizioni dell’Agenzia delle Entrate, considerando anche che l’Italia è stata la prima nazione dell’Unione Europea ad adottare la IV Direttiva Antiriciclaggio (Direttiva 2015/849) attraverso il d.l. 90/2017, introducendo le definizioni di Valute Virtuali e Prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale.

Tassazione Bitcoin Quante Tasse si Pagano sulle Criptovalute
Immagine sopra: il grafico del prezzo del bitcoin nell’ultimo anno mostra una notevole volatilità

Come inserire i Bitcoin nella dichiarazione redditi?

Come confermato dalle istruzioni di compilazione del Modello Redditi PF 2020, i Bitcoin che generano plusvalenze vanno dichiarati nel Quadro RW sul monitoraggio fiscale di investimenti all’estero e attività estere di natura finanziaria suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia. 

Nella dichiarazione nel suddetto quadro, va specificato il controvalore in euro al 31 dicembre dell’anno di riferimento o alla data di cessione se differente, indicando nella Colonna 3 il Codice 14 – Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali; non è invece obbligatorio compilare la Colonna 4 sul codice dello stato estero. Occorre poi barrare la Casella 20 – Solo monitoraggio, in quanto non deve essere liquidata l’imposta valore su attività finanziarie all’estero (IVAFE).

Salvo ulteriori disposizioni dall’Agenzia delle Entrate, unica eccezione alla dichiarazione di Bitcoin nel Modello Redditi può essere la detenzione di chiave privata, casistica rivolta principalmente ai miner: oltre al creatore/detentore dei Bitcoin, non intervengono altri soggetti ed è quindi difficile risalire a investimenti o attività all’estero.

Come viene sanzionata la mancata dichiarazione di Bitcoin?

Secondo l’art. 5 comma 2 del d.l. 167/1990, omessa o irregolare compilazione del Quadro RW comporta sanzioni amministrative fino a 258,00 euro se pagate entro 90 giorni dal termine per la presentazione della dichiarazione redditi, con successiva maggiorazione tra +3% e +15% degli importi non dichiarati o fino a +6% e +30% in caso di investimenti detenuti in stati considerati paradisi fiscali.

L’applicazione di sanzioni può essere comunque contestata: davanti a numerose incertezze normative e una regolamentazione in merito ancora elementare, l’art. 10 comma 2 dello Statuto del Contribuente (d.l. 212/2000) stabilisce che non possono essere erogate sanzioni quando eventuali violazioni dipendano da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria.

Come sono scambiati e tracciati i Bitcoin?

Scambiato attraverso tecnologia crittografata blockchain, il Bitcoin non è facilmente tracciabile coi sistemi fiscali classici, la sua tassazione non è quindi applicabile automaticamente. Le sue transazioni avvengono principalmente in due modalità:

  • Attraverso piattaforme di scambio, come Binance, Coinbase o Paxful, modalità più comune
  • Attraverso banche, che agiscono da sostituti d’imposta

In assenza di regolamentazione ufficiale, le transazioni in Bitcoin sono difficilmente verificabili dal Fisco quando avvengono su piattaforme dedicate, così come su banche online di nuova generazione come Revolut o Hype; discorso differente invece per le transazioni che avvengono in banche tradizionali, che applicheranno aliquota del 26% sulle plusvalenze.

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Quali contraddizioni nella tassazione Bitcoin in Italia?

La Sentenza 22/10/2015 della Corte di Giustizia UE, asserisce che Bitcoin e altre criptovalute siano considerate semplici mezzi di pagamento online e non possano quindi essere equiparate a valute legali come quelle estere, smentendo l’obbligo di tassazione sulle loro plusvalenze da parte della normativa italiana.

Questo perchè, a differenza delle criptovalute, la moneta estera ha corso legale e costo forzoso con accettazione obbligatoria, mentre un Bitcoin, anche se posseduto, non può essere sempre speso, convertito o utilizzato per estinguere debiti, in quanto non vi sono obblighi legali o contrattuali.

A conti fatti, davanti ad una normativa incompleta e insoddisfacente sia in Italia che nel resto d’Europa emerge, paradossalmente, che le criptovalute sono state create per non essere regolamentate bensì per aggirare elementi legislativi-burocratici stringenti, plasmandosi nel tempo a ricoprire il futuro ruolo di monete uniche internazionali, influendo pesantemente prima sullo scenario degli investimenti e successivamente su quello economico-finanziario in generale.

Infine, stando all’attuale regolamentazione italiana sulla tassazione Bitcoin, si nota come questa sia particolarmente conveniente per piccoli investitori che non superino plusvalenze di 51.645,69 euro, che si ritroveranno di conseguenza a non versare alcun tributo a riguardo; dovranno bensì solo indicarne la quantità detenuta nel Quadro RW del Modello Redditi a semplice scopo informativo. 

Principali problemi della loro detenzione potrebbero essere quello di non sapere di possederli o, più verosimilmente, la mancata conoscenza della normativa, attualmente confusionaria e incompleta.

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Autore

  • Economia-italia.com

    Amministratore e CEO del portale www.economia-italia.com Massy Biagio è anche analista finanziario, trader, si avvicina al mondo della finanza dopo aver frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Collaboratore di varie testate online dal 2007, in cui scrive di economia, mercati, politica ed economia internazionale, lavoro, fare impresa, marketing, dal 2014 è CEO di www.economia-italia.com.

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