Con l’esplosione del conflitto Russia-Ucraina dell’ultima settimana, emerge sempre più la decisione di escludere Mosca dal sistema SWIFT, che oggi descriveremo in questo articolo. Facendolo si penalizzerà pesantemente l’economia russa, rappresentando una delle sanzioni dell’Europa contro Putin.
Considerato uno dei circuiti bancari internazionali più efficienti, l’esclusione è però oggetto di disaccordo tra le nazioni europee, poiché potrebbe rendere più difficoltosi gli scambi commerciali, penalizzando non solo la Russia ma anche l’intera Europa. Sarà quindi necessario capire, cos’è lo SWIFT e cosa comporterà il suo blocco?
Cos’è lo SWIFT?
Acronimo di Society for Worldwide International Financial Telecommunication, SWIFT è una società cooperativa belga fondata nel 1973 con sede legale a Bruxelles, che agisce come intermediario bancario in transazioni, moneta o asset vari. E’ fondamentale per i bonifici online, insieme al codice IBAN.
E’ fondatrice del sistema omonimo, che permette scambi diretti tra clienti di banche differenti, divenuto standard internazionale per scambiare messaggi interbancari formattati, i cui formati sono definiti grazie alla collaborazione con organizzazioni internazionali. Lo SWIFT, assegnato a ogni transazione, ha un codice univoco da 8 a 11 caratteri che ne identifica nazione, città, banca e filiale.
Sostituendo il precedente sistema di telegrammi TELEX, è universalmente utilizzato per effettuare velocemente pagamenti per:
- Beni
- Servizi
- Materie prime
- Forniture energetiche
SWIFT non è una banca: non detiene né trasferisce fondi bensì gestisce solamente il flusso d’ordini ricevuti. Con oltre 11.000 istituzioni finanziarie che lo utilizzano in più di 200 paesi, nel 2021 ha scambiato una media di 42 milioni di messaggi, +11,6% rispetto all’anno precedente.
Perchè si vuole escludere la Russia dallo SWIFT?
Il 24 febbraio 2022 è iniziata l’offensiva della Russia verso l’Ucraina, con dichiarazione del presidente Vladimir Putin. Una vera e propria guerra che potrebbe non fermarsi alla caduta di Kiev, che verrà contrastata non sul piano bellico ma su quello economico, colpendo Mosca con sanzioni economiche che facciano crollare la sua economia.
Presa prima da Stati Uniti e Regno Unito, con Joe Biden e Boris Johnson da subito pronti ad adottare misure drastiche, dal 26 febbraio la decisione delle sanzioni è stata accolta anche dall’Europa con l’intenzione di escludere le banche russe dal sistema SWIFT: primo consenso è arrivato da Cipro, seguito dalla presidente della commissione UE Ursula Von Der Leyen, che ha inoltrato la proposta alle nazioni europee.
“Faremo in modo che Putin non utilizzi più i suoi fondi di guerra. Paralizzeremo le transazioni della Banca Banca Centrale Russa.“
Queste le parole della Von Der Leyen, che intende precludere agli Oligarghi Russi l’accesso ai mercati finanziari europei riducendo progressivamente il tasso di crescita della Russia. Uno scenario già ipotizzato nel 2014 dall’invasione della Crimea.
Principali obiettivi UE verso Putin, che iniziano a far vedere i primi effetti, sono:
- Paralizzare la Banca Centrale Russa, che non potrà più utilizzare le riserve in dollari o euro per salvare le banche commerciali, impedendo rifinanziamenti con altri enti come BCE e FED e quindi la costruzione di nuove riserve sovrane (secondo Bloomberg, la vendita di gas e petrolio sui mercati occidentali vale tra 550 e 700 miliardi di dollari)
- Colpire le banche commerciali russe, che non potranno più eseguire operazioni in dollari o euro o risanare i loro debiti con le stesse valute, causando la corsa agli sportelli da parte dei cittadini (secondo Simon-Kucher, solo tra 23 e 24 febbraio è stato prelevato l’equivalente di 1,3 miliardi di dollari)
- Portare il rublo all’iperinflazione, grazie anche al suo declassamento da parte di Standard & Poor’s, così come quello dei Titoli di Stato, portando la BCR a stampare nuova moneta sebbene ormai inutilizzabile fuori dalla Russia (al 28 febbraio il suo valore è di 0,0089 euro, -19,1% rispetto al giorno precedente)
Affinchè avvenga ciò, la manovra dovrà avere l’approvazione di:
- Banca Centrale Europea
- Banca Centrale Belga
- Federal Reserve
- Banca del Giappone
Seppur con riserve, anche Mario Draghi è d’accordo alla linea delle sanzioni alla Russia, cosa già ribadita al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Consenso inaspettato anche quello di Viktor Orban dall’Ungheria. La Russia potrebbe risentire di effetti sul lungo termine.
Cosa succederà con l’esclusione della Russia dallo SWIFT?
Malgrado condivisa, con le imprese russe che non potranno più inviare e ricevere denaro all’estero e una perdita del PIL fino al -5% stando alle stime Rosstat, ( – 20% secondo altre agenzie di rating) la linea dell’esclusione dallo SWIFT ha visto l’unanimità, di tutti i paesi occidentali, Giappone compreso.
Infatti, un embargo commerciale come questo però, può comportare forti criticità anche all’Europa, fermando le transazioni di gas e petrolio tra Russia e Occidente, che secondo Eurostat hanno un valore di 700 milioni di dollari/giorno.
“Se la Russia venisse sbattuta fuori da SWIFT all’improvviso, sarebbe un grosso problema anche per gli europei che fanno più affari con le aziende di Mosca, soprattutto per quanto riguarda i pagamenti di gas e petrolio, per esempio, con stop e interruzioni dei flussi di rifornimento.”
Queste le parole del ministro di Economia e Finanze italiano Daniele Franco, secondo cui un’ipotesi simile rappresenterebbe forti problemi per gli investitori europei e internazionali, considerando inoltre forti rincari sulle bollette domestiche a causa della scarsità delle forniture, cosa che gli italiani già vivono dal primo trimestre 2022, secondo ARERA con aumenti al +55% dell’energia elettrica e +41,8% del gas.
Altra preoccupazione è quella che la soluzione non sia sul lungo periodo: è l’ipotesi di Biden, che teme lo sviluppo di sistemi alternativi a SWIFT da parte della Russia, come MIR, istituito dalla Banca Centrale Russa nel 2014 e che intermedia il 25% delle transazioni interne, SPFS, che solo nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi, o CIPS, sistema transfrontaliero con utenti in 100 paesi esteri; al contrario, la stessa condizione è auspicata dalla banca russa VTB.
Infine, secondo ISPI (Istituto Studi Politica Internazionale), l’esclusione SWIFT susciterebbe la preoccupazione di banche europee come quelle di Italia, Francia, Paesi Bassi e Germania, a causa della grande esportazione di manufatti artigianali, di cui la Russia è importante acquirente.
A conti fatti, sarà un evento estremamente raro che ha un solo precedente storico, quello del programma nucleare in Iran nel 2012.
Conclusioni: quali problemi ci saranno bloccando lo SWIFT alle banche russe
Lo SWIFT non è stato bloccato a tutte le banche russe. Evidentemente sono state lasciate alcune banche in modo da poter continuare a fare i pagamenti per il gas russo, fondamentale per la prosecuzione della vita sociale di molte nazioni europee.
L’esclusione della Russia dallo SWIFT è stato quindi un atto finanziario molto forte, la “bomba atomica finanziaria dell’occidente“, è stata chiamata, ma d’altronde nessuno può permettersi di attaccare ed invadere un paese europeo impunemente nel 2022. Questo anche se si fosse trattato della stessa Russia.
Le reazioni dei mercati finanziari finora sono state pacate, non c’è stato un panic-selling anche perchè l’economia della Russia è piccola e poco influente rispetto a mostri finanziari quali gli Stati Uniti o l’Unione Europea.
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